Disinfestazioni ’semplificate’

La mia lunga militanza nel mondo della disinfestazione e la mia vocazione a lavorare per progetti mi ha portato in questi ultimi tempi alla nevrosi di Korzyski (Science and Sanity).
In sintesi si tratta di un disagio provocato da certi abusi linguistici. Da qui la proposta di “semplificare” i servizi di disinfestazione.Gli assi cartesiani in cui mi vorrei muovere si basano sulla definizione degli ambienti dove operiamo. Gli strumenti sono le planimetrie e il criterio di codificazione sia sul piano topografico sia in funzione del rapporto pericolo/ rischio. Gli attori sono il Committente e la Ditta di servizi.

MODALITÀ DI INTERVENTO

Una volta codificata ogni area dello stabilimento in cui si ritiene utile o addirittura indispensabile intervenire si analizzano le modalità di intervento. Pianificazione Per dare un senso di razionalità ai servizi di disinfestazione (prevenzione, monitoraggio, intervento, controlli) è necessario pianificare la realizzazione del progetto integrato che s’intende attuare. Prima di tutto chiariamo che con integrato intendiamo tutti i fattori di successo che si ritengono indispensabili per migliorare costantemente i risultati. Ma in effetti, il fattore principale per raggiungere l’obiettivo di rispettare le norme e produrre igienicamente è quello umano. Non voglio entrare nel merito mi limito a riportare il paradosso del coccodrillo la cui lettura oltre che essere un esercizio di buon senso spero sia, per chi non lo conoscesse, anche divertente. Il tutto con Diogene Laerzio (noto storico greco vissuto sotto l’impero romano intorno al II secolo d.C.) che racconta questa storia-dilemma: un coccodrillo ghermisce un bambino che gioca sulle rive del Nilo; la madre implora il coccodrillo di restituirle il figlio, ma il coccodrillo fa la seguente proposta: “Se indovini quello che farò, ti restituirò il bambino”. La madre allora dice al coccodrillo: “Credo che mangerai il piccolo”. Se la madre ha detto il vero, se ha cioè indovinato che il coccodrillo vuole mangiare il bambino, allora in questo caso il coccodrillo ha promesso di restituire il bimbo. Ma se il coccodrillo restituisce il bimbo, significherebbe che non lo ha mangiato, e quindi la donna non avrebbe indovinato e non potrebbe salvare la vita del figlio. Risultato: in tutti i casi, se la madre dice “tu lo mangerai”, non potrà mai riavere il figlio e il coccodrillo non potrà mai mantenere la promessa di restituirlo. Se la madre dicesse non mangerai mio figlio il coccodrillo mangerebbe il povero bimbo dimostrando così che la madre non avrebbe indovinato. Quel che più conta, a mio avviso, è che il coccodrillo “vuole” mangiare il bimbo. In alcuni casi uso raccontare questo paradosso per richiamare l’attenzione sulla necessità di valutare attentamente cosa in effetti si vuole. Spesso al di là degli enunciati di principio si vuole mantenere la status quo possibilmente riducendo l’esborso economico. In effetti, soprattutto da parte della Ditta di servizi, è la possibilità di realizzare in modo economicamente accettabile un significativo miglioramento igienico a patto di pianificare un servizio pluriennale in cui la prevenzione sia realizzata con costanza, i monitoraggi siano veramente la guida agli interventi veri e propri e che i controlli dei risultati siano lo strumento attraverso il quale “aggiustare il tiro”.

CAMBIARE IN MEGLIO

In effetti dovrebbe essere la prima, ma per realizzarla è necessario creare un clima di fiducia su cui basare la trasformazione della consuetudine in voglia di cambiare. L’ostacolo più duro da superare a parer mio e per mia esperienza è la voglia di risolvere tutto e possibilmente subito. Il committente desidera, più o meno consciamente, di essere rassicurato e di risparmiare mentre il responsabile dell’esecuzione dei servizi è molto consapevole di voler chiudere il contratto e sa che più introduce variabili più rischia di perdere il cliente. Per cui il “cambiamento in meglio” è possibile o di fronte a una emergenza o di fronte alla volontà di miglioramento.

MONITORAGGIO CONTINUO

Questo è un capitolo prettamente tecnico e riguarda sia il monitoraggio sia i controlli. Sempre più spesso mi imbatto in documentazioni di notevole peso. I dati si moltiplicano con l’avanzare della gestione tecnologica dei flussi di informazione soprattutto se virtuale. Il che è per lo più un fatto positivo, ma il rischio è di perdersi in un oceano di dati singolarmente veri, ma nell’insieme viene da chiedersi: sono significativi? Un’ipotesi di soluzione è emersa allorquando il mio medico mi ha costretto a indossare un fastidioso strumento (l’holter pressorio) che misurava la pressione ogni ora nell’arco delle ventiquattro ore e, per giunta, dovevo tenere un diario di quello che facevo durante la giornata. Lo scopo era chiaro: confrontare il dato strumentale con l’attività che svolgevo in quel momento. Il mio medico non riteneva sufficiente misurarmi ogni tanto la pressione. Ed io ho pensato: “Se un dato sanitario strumentale effettuato con perizia una tantum non è ritenuto sufficiente anche i miei monitoraggi periodici forse non lo sono”. Il problema diagnostico per le industrie alimentari presentava però qualche difficoltà. In primo luogo non esisteva uno strumento paragonabile all’holter pressorio. Ma in effetti non era così. Grazie alle tecnologie disponibili nella gestione delle immagini e alla competenza di un ingegnere informatico uscito dal Politecnico di Milano abbiamo realizzato un sistema di monitoraggio in continuo che potrebbe rappresentare un significativo passo in avanti nella lotta integrata ai parassiti e soprattutto misurare i risultati e di conseguenza guidare il nostro operare in modo razionale e consapevole. Si potrebbe obiettare che tale sistema non può definirsi semplice. In effetti non è così. Infatti il compito del medico nella fase diagnostica è assai semplificata dall’uso di uno strumento complesso come quello della TAC (Tomografia assiale computerizzata): è lo strumento complicato ma i dati che fornisce sono semplici agli occhi di un tecnico esperto e consentono al medico di attivare terapie sicure e mirate. La mia tesi è: se raccolgo un dato (a parte quelli che le leggi mi impongono) questo deve avere uno scopo. Ne deriva che se un’industria alimentare commissiona dei monitoraggi i dati raccolti devono essere “quasi obbligatoriamente” la guida a interventi di prevenzione e servire a modificare, migliorandoli, gli interventi di disinfestazione.

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