Una bella cittadina a nord est di Milano e i “suoi” piccioni

Per affrontare nel modo migliore i piccoli e grandi problemi posti dalla presenza dei volatili in città, si suggerisce l’installazione delle EcoTorri piccionaie e l’uso integrato di antifecondativi Sarà capitato anche a voi di dover rispondere a domande apparentemente semplici del tipo: “Quanto vive una zanzara?” oppure “Quante formiche ci vogliono per fare un elefante?”. In genere cerco di sottrarmi a risposte semplicistiche, ma a volte non è possibile perché la domanda mi è posta sul piano professionale e in questi ultimi tempi è: ”Quanto tempo ci vuole per censire i piccioni della nostra città? E che grado di precisione può fornirci?”.L’ultima volta che mi è capitato l’interlocutore era un dirigente comunale con il quale si era creata da subito una corrente di simpatia per cui non ho saputo trattenermi dal fare una citazione ricavata dal “pensiero laterale” (per saperne di più suggerirei di visitare http://utenti.quipo.it/base5/penslate/latclass.htm) intitolata: “Un lunghissimo prodotto di binomi” e che pressappoco così può essere riportato “è possibile dare un risultato alla seguente espressione algebrica?” Il mio interlocutore si fece ripetere l’enunciato e lo scrisse su un foglio, ci pensò qualche secondo e poi mi rispose: “il risultato è 0 (zero) perché ad un certo punto deve comparire (x – x) che obbligatoriamente risulterebbe zero e qualunque numero moltiplicato per zero risulta zero. (per i non esperti di algebra suggerirei di sostituire alle lettere dei numeri purché a lettere uguali corrisponda un unico numero e viceversa). A parte la bravura di questo funzionario la divagazione fu preziosa perché la trattativa che seguì probabilmente non avrebbe avuto lo stesso svolgimento. Fu infatti impostata su un criterio di censimento (sto sempre parlando di piccioni) non troppo convenzionale. Lo studio e il territorio Il budget di spesa era a livello di volontariato, per intenderci consentiva quattro giorni di sopralluoghi e una giornata, o poco più, per la stesura della relazione. In concreto la realtà cittadina presenta una superficie di 20 kmq, una popolazione di 30.000 abitanti, le vie cittadine sono 323 (come dire 80 strade al giorno), i parchi di una certa importanza sono 6, una dozzina le strutture pubbliche (compreso un ospedale a padiglioni, non incluso nell’indagine ma “che non doveva essere trascurato”), 14 realtà artistiche-architettoniche di rilievo più 5 frazioni e una decina di aziende agricole di una certa importanza. Diario dei lavori Fase preliminare (a quasi totale carico del committente) Un giro di telefonate e interviste atte a determinare la “percezione del problema” a livello di addetti ai lavori, associazioni e cittadini collaborativi. Il tutto formalizzato su una cartina topografica 1:25.000. Primo giorno. Partenza alle 06:30 dalla periferia (lato ovest) con un automezzo comunale e giro della città; sosta alle 09:00 per un cappuccino e poi via fino alle 13. Percorsi circa 160 km, poche soste e molte foto. Nel pomeriggio riordino delle informazioni raccolte e aggiornamento della cartina. Secondo giorno. Partenza alle 06:30 e sempre da un punto periferico (lato sud) e sosta alle 10:15. Si prosegue fino alle 13 cercando di percorrere le strade non ispezionate il giorno prima e contemporaneamente rivisitare i luoghi sensibili già evidenziati. In entrambe le giornate si è cercato di documentare le aree ove gli escrementi erano traccia certa della presenza dei piccioni. Nel pomeriggio si è aggiornata la carta tematica: “buttando giù dei numeri”. Il terzo giorno è stato utilizzato per stendere una bozza di progetto di fattibilità in cui si sono identificati ben sette stormi, stimandone l’importanza numerica. Localizzando i luoghi e gli orari di frequentazione più le aree di nidificazione. Il quarto giorno si è percorso l’itinerario definito partendo sempre alle 06:30 fino alle 12:30. L’itinerario è stato ripetuto (parzialmente) nel pomeriggio dalle 16 e terminandolo verso le 19. Il quinto giorno si è formalizzata la relazione approfittando per fare qualche telefonata di approfondimento a esercenti localizzati in aree calde. In effetti, per mettere in bella le nostre fatiche, si è dovuto continuare anche per quasi tutto il sesto giorno. In estrema sintesi l’impegno dei tre tecnici comunali è stimabile a una settantina di ore e il “mio” gruppo di lavoro altrettanto. Più l’aiuto del titolare della ditta di disinfestazione incaricato della derattizzazione che, a titolo amichevole e di curiosità, si è messo a disposizione a costo zero. Risultati: ovvero “il problema in numeri” Per dare un ordine abbastanza noto seguo i punti indicati nel testo “Colombi e Storni in città: manuale pratico di gestione” di M.Dinetti e U. Gallo-Orso (in collaborazione con la LIPU) - IL VERDE EDITORIALE - rielaborandoli. L’indagine, pur con i punti che dovrebbero essere approfonditi e quelli che sarebbe opportuno affrontare ex novo, consente di formulare alcune ipotesi di sicuro interesse. Il nodo gordiano ovvero le soluzioni Fatto salvo tutte le iniziative atte a migliorare la gestione dei rifiuti e a convincere i/le colombofile a non fornire cibo ai nostri piccioni. Parimenti non prendo in esame gli interventi mirati a soluzioni parziali (seppur importanti) quali barriere, reti e dissuasori falconeria compresa. Mi concentro su due ipotesi atte a soluzioni su tutto il territorio comunale e precisamente le EcoTorri piccionaie e l’uso integrato di antifecondativi (nicarbazina). Prima di descrivere tali risorse vorrei far entrare il lettore nello spirito di Alessandro Magno che trovandosi di fronte a un nodo intricato che nessuno era riuscito a sciogliere e dovendolo fare per diventare imperatore dell’AsiaMinore (così come voleva l’oracolo di Telmisso, e allora gli oracoli bisognava assecondarli) lo tagliò di netto con un colpo di spada raggiungendo così il risultato voluto. Senza voler assurgere alla grandezza del grande macedone mi sembra che nulla vieti di stilare un progetto che presupponga l’uso di mais alla nicarbazina (vedremo quanto e per quanto tempo) e l’edificazione di EcoTorri piccionaie. Per contenere i costi pianificandoli su tre anni si potrebbe procedere gradualmente (step by step) così come indicato nel seguente prospetto. Un’alternativa da non trascurare è quella di adottare l’uso dell’anticoncezionale nei 6 punti prescelti subito dal primo anno e pianificare l’integrazione con le torri come dal piano triennale esposto. Oppure ancora impiantare una torre, raccogliere i dati nel primo anno e stendere un progetto di fattibilità sulla base di tali esperienze, per i tre anni successivi. Non a caso si è introdotto il principio del pensiero parallelo. Ogni ipotesi progettuale ha i suoi lati positivi e punti critici, ma in tutti i casi il rapporto costo/beneficio è favorevole, si adatta bene alle aspettative della cittadinanza ed è possibile attuare progetti di monitoraggio con gestione delle immagini “in remoto”. Conclusioni In effetti non ci sono conclusioni scusandomene con il lettore per l’impossibilità di rendere l’idea che sei giorni di lavoro comportano. La sensazione di avere a che fare con delle realtà sfuggenti, con informazioni parziali e spesso “di parte”. Si passa dalla Colomba della pace al “maledetto piccione” attraversando un marciapiede. Senza contare la frustrazione di non poter dare dati certi e contemporaneamente confrontarsi o scontrarsi con convinzioni espresse spesso in modo acritico e quasi sempre emozionale. Unica difesa quella di avercela messa tutta e di credere nelle terapie proposte.

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