L’informatizzazione e la realtà del mondo sanitario. In pochi anni il sistema di archiviazione, documentazione.
In pochi anni il sistema di archiviazione, documentazione, raccolta dati, informazione ha avuto una profonda evoluzione (sia in ambito pubblico, sia privato). Se le aziende private – di qualsiasi tipo esse siano – si sono dimostrate, dopo magari un primo periodo di incertezza, ricettive ai nuovi modi di gestione, alcuni settori, anche per la particolare delicatezza dell’ambito in cui operano, non hanno ancora sviluppato adeguatamente – a confronto di altri paesi europei – il programma di informatizzazione. In particolare, prendendo in esame l’ambito sanitario, con riferimento alle strutture ospedaliere, esistono discrepanze tra ciò che è l’impulso alla razionalizzazione e all’innovazione forniti da un approccio informatico armonizzato e la realtà di una carenza di investimenti e di risorse. Temi impegnativi e di interesse generale, dal momento che la nostra realtà, anche nel settore sanitario, sta evolvendo velocemente. In un numero recente di eHealth, Andrea Gelmetti, direttore dei sistemi informativi aziendali Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ha trattato questo tema, che ci sembra interessante fare conoscere a un maggiore numero di lettori, al di là di chi è strettamente interessato a questo ambito specifico. L’Italia spende poco per la sanità: siamo sotto la media dei paesi OCSE. Secondo il rapporto ‘Health at a Glance Europe (Organisation for Economic Co-operation and Developmente), 2012’, la spesa sanitaria totale pro capite dell’Italia è di 2.282 euro, al disotto di quella di altre nazioni europee (v. tabella 1).
E per ciò che riguarda la IT?
La spesa pro capite in tecnologie informatiche è di 21 Euro per abitante, molto meno di altre nazioni europee come Francia e Regno Unito, che spendono più del doppio, senza parlare degli USA… La nostra realtà è, quindi, che si spende poco e si investe pochissimo. Una inchiesta dell’HIMMS (Healthcare Information and Management Systems Society) Analyticas Europe informa che i CIO (Chief Information Officer) si attendono un incremento del loro budget di spesa per il prossimo quinquennio, destinato all’acquisizione di nuovi software o per l’aggiornamento di quelli già in uso, e considerano già acquisiti gli investimenti a livello di base, come network, server, database… ).
SANITÀ: IN QUALI AMBITI SI PUÒ CRESCERE
Sono molte le aree in cui si possono sviluppare i sistemi informativi: nella gestione dei documenti; la Cartella Clinica Elettronica; la gestione di farmaci e dispositivi medici; sistemi di Data warehouse e Business intelligence; servizi digitali avanzati per il cittadino. Esistono poi aree più ’evolute’, come quelle connesse al Cloud Computing, al Mobile Health, ciò che è relativo alla medicina sul territorio e all’assistenza domiciliare. Per il settore della telemedicina i problemi non sono rappresentati tanto sul versante tecnologico quanto da quello organizzativo e di remunerazione). Guardando all’Europa aprile 2014 VII e agli USA, gli investimenti nell’IT non sono tutti omogenei, ogni Stato ha attuato precise scelte: il Nordamerica e la Spagna hanno incrementato i livelli di sicurezza nella gestione relativa ai farmaci: prescrizione, distribuzione e somministrazione. Come è possibile valutare i livelli di introduzione delle tecnologie digitali nel settore? L’americana HIMMS ha proposto un sistema, che è stato trasferito in ambito europeo da HIMSS Analytics Europe. Si tratta di un modello a otto livelli (ai più alti si trovano le strutture sanitarie più evolute). L’Europa – tenendo conto del modello – non è ancora ai livelli più alti, e stenta ancora nell’ambito della condivisione delle informazioni sanitarie all’interno delle proprie strutture (e rispetto a quello con strutture esterne).
E L’ITALIA?
Visto il momento che la nostra economia sta passando, è intuitivo pensare che le possibilità di investimento – in particolare in questo campo – siano rallentate, se non ferme. Ed è contraddittorio, perché vi è una crescente domanda di evoluzione e diffusione di tecnologie informatiche, e potrebbe essere una forte leva di sviluppo e di innovazione. Oltre a questo lato, che riguarda gli investimenti finanziari, c’è il lato strettamente normativo che non facilita lo sviluppo e l’implementazione del settore. Sono state emanate Linee guida nazionali, ma spesso mancano decreti e le norme attuative. Perciò le Regioni si regolano di più in autonomia, i sistemi aziendali spesso non sono omogenei, con la conseguenza che anche gli investimenti fatti (a livello di nazione, regione e aziende) sono poco coordinati. Esistono iniziative (e la Lombardia è presente), per verificare l’interoperabilità delle soluzioni adottate, ma sono isolate.
LA STRUTTURA OSPEDALIERA
La struttura sanitaria che vuole evolversi anche da questo punto di vista si trova ad affrontare problemi reali che si traducono in budget limitati, difficoltà di una pianificazione che non si limiti al breve periodo e carenza di personale qualificato sia per gestire le fasi di un progetto, sia per affiancare e fare formazione a chi lo deve poi seguire. Senza contare le difficoltà organizzative interne, la gestione della sicurezza del sistema, il sempre più diffuso utilizzo di infrastrutture di middleware (che è un software che fornisce servizi di applicazioni software al di là di quelli disponibili dal sistema operativo. Può essere descritto come ‘software colla’. Rende più facile la comunicazione e l’ingresso/uscita, in modo che gli operatori possano concentrarsi sullo scopo specifico della loro applicazione) e l’aumento continuo di applicazioni mobili che devono essere integrati. Nonostante queste difficoltà, è necessario rilevare come la cartella clinica integrata sia un fattore fondamentale per un modello di assistenza e di cura efficace e continuativo. Il sistema gestionale scelto può essere differente, ma lo scopo che vuole raggiungere è il medesimo. Quale che sia il tipo di dati che si sta trattando (EMR, EPR, EHR o PHR) le ragioni di opportunità connesse a una gestione elettronica sono evidenti: disponibilità di tutte le informazioni sanitarie in modo rapido e in ogni momento; accessibilità alle informazioni sanitarie da qualsiasi terminale abilitato; completezza informativa; standardizzazione dei formati. Inoltre – fattore certamente non trascurabile – una gestione elettronica porta a un abbattimento dei costi e dei volumi di archiviazione e alla possibilità di verifica degli accessi alle informazioni sanitarie. Se si pensa poi all’automatizzazione dei sistemi di prenotazione delle visite e ritiro dei referti, anch’esso si traduce, per il cittadino, in una riduzione dei costi e risparmio di tempo. Il tutto porta a un miglioramento del flusso di lavoro documentale in ambito sia clinico sia amministrativo. Differenti acronimi utilizzati in letteratura per definire le varie modalità di gestione e trattamento dei dati sanitari in ambito intra ed extra ospedaliero (definizioni tratte da ‘Cartella Clinica Elettronica Ospedaliera. Indicazioni per un progetto sostenibile’ di AISIS, associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità). Il comma 1 dell’articolo 47-bis del D.Lgs 5 febbraio 2012 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo), convertito con modifiche dalla Legge n. 35 del 4 aprile 2012 (Semplificazione in materia di sanità digitale) ha sancito la preminenza della gestione elettronica per quanto concerne le pratiche cliniche. Ha inoltre consentito – a partire dal 1° gennaio 2013 – la conservazione anche soltanto digitale delle cartelle cliniche. Conciliare la forte spinta tecnologica che investe il settore sanitario, e che è necessario seguire per operare con efficienza e competitività con la difficoltà di reperire fondi congruenti è un problema apparentemente di difficile – se non impossibile – soluzione. Ma uscire da questo impasse è necessario perché l’Italia, in ambito sanitario, non si veda declassata e non perda altre occasioni per essere, non diciamo all’avanguardia, ma almeno al passo con i tempi.