a cura di Fabio Macchioni1*, Daniele Chiavacci1, Alessandro Biasci2, Maria Cristina Prati3L’Aedes albopictus (Skuse, 1894) è entrata in Italia agli inizi degli anni 1990 con pneumatici provenienti dagli Stati Uniti, si è rapidamente adattata e ha colonizzato nell’arco di 10-12 anni quasi tutte le regioni del paese dalla pianura alla bassa collina (400-500 sul livello del mare), con focolai discontinui, ma saldamente radicati sul territorio italiano (Sabatini et al., 1990; Dalla Pozza & Majori 1992). I focolai larvali presenti sul suolo pubblico sono i tombini e le caditoie stradali per la raccolta delle acque di superficie, più raramente le fontane ornamentali e le cavità nei tronchi degli alberi ad alto fusto. A essi si aggiungono sul suolo privato sottovasi e ogni sorta di contenitore.La presenza di Ae. albopictus costituisce, oltre a un notevole fastidio, un problema sanitario poiché è un potenziale vettore di patogeni quali arbovirus e nematodi (varie specie di filarie). In Italia un’epidemia di West Nile Virus si è verificata in Toscana (Fucecchio, FI) nel 1998 dove causò 14 casi clinici in cavalli, di cui 6 mortali (Cantile et al., 2000). Più recentemente focolai epidemici della stessa malattia si sono verificati principalmente negli equini, nell’Emilia-Romagna e in Veneto (2008) anche con casi umani (Romi et al., 2009). Ad oggi, Ae. albopictus e Cx. pipiens rappresentano in Italia le uniche due specie di effettiva importanza sanitaria fra le zanzare della sottofamiglia Culicinae. Negli ultimi anni il coinvolgimento di queste specie nella trasmissione di agenti patogeni non è più soltanto potenziale, ma è diventato una realtà con cui confrontarsi. Di qui l’importanza della conoscenza degli aspetti biologici ed ecologici e del ruolo di vettore di questi insetti (Romi et al., 2009).Materiali e metodiQuesto studio è stato condotto dall’aprile al novembre del 2014 in due siti scelti per il monitoraggio San Pierino (comune di Fucecchio, Firenze) e San Miniato Basso (Pisa) tra loro confinanti ed entrambi di area inferiore al Km2. In zone scelte di San Pierino tombini pubblici e caditoie sono stati trattati con l’antilarvale Diflox® compresse, mentre a San Miniato Basso, scelto come controllo, non è stato effettuato alcun trattamento. I due siti sono sufficientemente distanti (più di 1,5 km) per escludere interferenze tra loro durante il lavoro.Per monitorare i siti scelti sono state utilizzate 20 ovi-trappole (10 per zona) posizionate a 100 metri una dall’altra e 4 trappole per adulti (1 You Get Out e 1 BG-Sentinel per sito) ciascuna posizionata vicino a un’ovi-trappola. Tutto il materiale è stato fornito dalla ditta di disinfestazione Entomox di Pisa. Le ovi-trappole consistevano in un contenitore nero di plastica con capienza massima di 800 ml, riempito con 500 ml di acqua di fontana, al cui interno veniva posizionata una listella di masonite® lunga 13 cm e larga 3 cm. Le ovi-trappole venivano svuotate settimanalmente e riempite con nuova acqua. Le listelle di masonite® venivano sostituite con listelle nuove. Le listelle asportate venivano portate in laboratorio per la conta delle uova con il microscopio stereoscopico.Le trappole per adulti venivano svuotate settimanalmente. Le zanzare catturate venivano contate in laboratorio con il microscopio stereoscopico e identificate morfologicamente per specie di Culicidi e sesso, secondo le chiavi (Severini et al., 2009; Borkent et al., 1987).Il trattamento antilarvale nelle strade di San Pierino veniva eseguito una volta al mese, da aprile a ottobre, in tutti i tombini e le caditoie in cui era presente l’acqua. Il trattamento veniva ripetuto dopo ogni temporale, poiché la pioggia dilava le sostanze delle compresse disciolte in precedenza. Per l’analisi statistica sono stati utilizzati il test di Wilcoxon della somma dei ranghi, il test di Shapiro-Wilk e il test di correlazione di Spearman. La significatività di un test è raggiunta quando il valore P è minore di 0,05. I calcoli sono stati eseguiti con Microsoft Excel® e con R 2.9.1 (R Development Core Team, 2009). Per l’identificazione delle zanzare adulte sono state usate delle chiavi dicotomiche e delle tavole identificative che descrivono la morfologia degli adulti (Borkent et al.,1987; Romi et al., 2009; Severini et al., 2009)RisultatiNella zona trattata (San Pierino) e nella zona di controllo (San Miniato Basso) sono stati calcolati i numeri medi di uova Ae. albopictus per settimana e sono stati messi in correlazione utilizzando il test di Spearman con i dati climatici e cioè la temperatura media, i millimetri di pioggia totali e l’umidità percentuale media per settimana. In entrambi i siti risultano correlate positivamente la quantità media di uova e la temperatura media settimanale, mentre non vi è correlazione con gli altri due parametri climatici (P > 0.05). Sia ? il coefficiente correlazione di Spearman. Correlazioni con la temperatura T: San Pierino: ? = 0.7035, valore P