Il comparto alberghiero tra lavoro, istruzione e formazione

Buone notizie dal mercato del lavoro: si assiste a un recupero dei livelli occupazionali grazie al miglioramento del quadro economico nazionale, uscito dalla fase recessiva, che ha generato positive ricadute anche nel settore turistico. In quest’ottica, grande attenzione è rivolta alla formazione. L’offerta è molto ampia e variegata e prevede anche percorsi di alternanza scuola-lavoro.Il mercato del lavoroL’analisi del mercato del lavoro nel turismo, basata sui dati Inps elaborati da Federalberghi e Fipe, raffigura un settore in cui nel 2015 circa 171 mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato, in media, circa 964 mila lavoratori (tab.7.1). Il confronto con i dati dell’anno precedente evidenzia un leggero recupero dei livelli occupazionali, dovuto al miglioramento del quadro economico nazionale, uscito dalla fase recessiva, che ha generato positive ricadute anche nel settore turistico. Con l’unica eccezione dei parchi divertimento, l’incremento dell’occupazione ha riguardato tutti i comparti in maniera sostanzialmente analoga: i pubblici esercizi, dove si concentra il maggior numero di aziende e lavoratori dipendenti del settore turistico, hanno registrato un aumento dell’1,5%, i servizi ricettivi sono cresciuti dell’1,4%, mentre servizi d’intermediazione e stabilimenti termali dell’1,6%. Gli operai, che costituiscono la netta maggioranza dei dipendenti nel turismo, sono cresciuti del 2%. Se si considera il settore turistico nel suo complesso, i lavoratori full-time e part-time sostanzialmente si equivalgono nei numeri, con i secondi diventati leggermente prevalenti già dal 2014.L’occupazione turisticaCirca un quarto dell’occupazione turistica dipendente è rappresentata da lavoratori stranieri; l’alta partecipazione femminile al lavoro, più elevata che in altri ambiti dell’economia nazionale, è un’altra caratteristica del settore turistico (graf.7.9), seppure il peso delle lavoratrici abbia subito una costante contrazione nel corso degli ultimi anni. Le donne restano comunque nettamente preponderanti nelle imprese dell’intermediazione, dove rappresentano il 74,3% dei dipendenti, e nelle strutture termali, dove superano il 60% (61,8%). Predominanti anche nelle strutture ricettive e nei pubblici esercizi fino al 2014, sono scese di poco al di sotto del 50% nel corso del 2015.Nei mesi estivi del 2015 (da giugno a settembre) il numero medio dei dipendenti è stato del 16% superiore al valore medio calcolato sull’intero anno.All’interno del comparto ricettivo, gli alberghi rappresentano la tipologia prevalente, incidendo per il 78,3% in termini di lavoratori dipendenti e per il 67,8% in termini di aziende (tab.7.14). Nel 2015 rispetto al 2014 i loro livelli occupazionali sono aumentati dell’1,6 a fronte di un incremento dell’1,4% dell’occupazione dipendente nelle strutture ricettive extralberghiere. A seguito del fenomeno della stagionalità, il maggior numero di dipendenti si è riscontrato nei mesi di luglio e agosto (circa il 42% in più rispetto alla media annua) mentre a novembre e a febbraio le chiusure degli esercizi hanno portato ad una contrazione rispetto alla media annua del 32%.Assunzioni in crescitaLa quota d’imprese turistiche intenzionate ad assumere, tornata a crescere nel 2015 dopo anni di costante declino, è ulteriormente aumentata nel corso del 2016. I dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere la individuano al 25,9%, con un incremento di quasi quattro punti percentuali rispetto al 2015 (graf.8.1).Il valore medio settoriale è, come sempre, la risultante di dinamiche differenziate al suo interno, con le imprese del comparto alberghi e servizi turistici (agenzie di viaggio e tour operator) maggiormente intenzionate ad effettuare assunzioni (33,4%) rispetto a ristoranti e pubblici esercizi (24,2%). La crescita consistente del numero di assunzioni previste, quasi 178.000, ha fatto sì che il saldo occupazionale atteso per il 2016 sia tornato finalmente positivo e pari a 4.250 unità. Questo saldo, seppure modesto, ha contribuito a posizionare il tasso di variazione del settore turistico al di sopra di quello medio rilevato nel complesso delle imprese. (tab.8.4). Sul versante territoriale, la crescita occupazionale è stata prevista dalle imprese turistiche della maggior parte delle regioni, ad eccezione di Calabria, Puglia e Abruzzo: gli incrementi più consistenti, in termini assoluti, sono stati indicati in Lombardia, Veneto e Toscana.Istruzione nel settoreLa quota dell’istruzione e della formazione professionale è andata via via aumentando, passando dal 12,6% nel 2010 al 37,3% nel 2016. Questo incremento è andato a scapito, da un lato, delle assunzioni di diplomati e, dall’altro, delle assunzioni di personale senza formazione, che hanno perso rispettivamente, 12,8 e 12,3 punti percentuali.Per quanto riguarda il grado di professionalità richiesto, la maggior parte degli imprenditori del turismo ha ribadito il proprio orientamento verso l’assunzione di personale di livello intermedio (tab.8.9).Si è invece contratta leggermente la percentuale d’imprese intenzionate ad assumere figure di elevato profilo (high-skill), contribuendo a ridurre ulteriormente il loro peso, già tradizionalmente molto modesto e nettamente inferiore a quello rilevato nel complesso dell’economia.I dati dell’indagine Excelsior e le elaborazioni contenute nel relativo Rapporto sul settore turistico mostrano come all’interno del settore, l’83% delle assunzioni previste nel 2016 si concentri su solo dieci figure professionali di carattere intermedio (graf.8.11), denotando una scarsa diversificazione. Tre professioni sono risultate essere quelle più richieste: camerieri e professioni assimilate, la cui quota rappresenta quasi il 45% delle assunzioni previste, cuochi in alberghi e ristoranti (17%) e baristi (10%).La formazioneL’attuale offerta formativa in ambito turistico comprende l’istruzione secondaria superiore a indirizzo turistico, i percorsi di istruzione-formazione professionale, i percorsi di studi universitari in ambito turistico, la formazione tecnica superiore (I.f.t.s. e I.t.s.) e i corsi di formazione professionale finanziati da Regioni, Province e Fondo Sociale Europeo (FSE).Per quanto riguarda l’attività formativa organizzata dalle imprese del settore, interessanti informazioni emergono dall’indagine Excelsior di Unioncamere che consente anche di analizzare le caratteristiche dei tirocini ospitati, compresi i percorsi di alternanza scuola-lavoro citati precedentemente.Secondo tale indagine, circa l’11,5% delle imprese turistiche ha svolto nel 2015 corsi di formazione per il proprio personale, una percentuale molto più bassa di quella rilevata nel totale dei settori (graf.9.7), ma giustificata dal fatto che le grandi imprese, dove la formazione dei dipendenti è pressoché generalizzata, sono meno numerose nel turismo rispetto all’industria e agli altri settori dei servizi.L’attività formativa, che ha riguardato il 14,5% dei dipendenti, è stata attivata dalle imprese di tutte le regioni.La quota di imprese del turismo che hanno ospitato personale in tirocinio/stage è stata dell’8,2%, anche in questo caso inferiore a quella rilevata nella media degli altri settori. In valore assoluto i tirocini/stage sono stati 23.420, di cui circa il 60% retribuiti e il 15,8% trasformati in assunzioni.Maggiore è invece stata la propensione ad accogliere studenti in alternanza scuola-lavoro: le imprese turistiche che si sono rese disponibili sono state circa il 15% del totale, contro l’8,8% riscontrato mediamente negli altri settori.Fonte: Datatur 2017

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