Specie aliene, biocidi e un’ipotesi di lettera aperta

Premesso che non sapremmo a chi mandare la lettera aperta si pensa che, visto il periodo, potrebbe essere indirizzata a Babbo Natale lasciando a lui il compito di inoltrarla magari insieme a utili doni: ad esempio testi di entomologia sanitaria, microbiologia ambientale e guide alla disinfestazione. Sia come sia vorrei iniziare con dei fatti, allacciarmi alle nuove linee guida alla derattizzazione e a ciò che sembra prospettarsi per la revisione dei testi delle etichette, alla luce delle forche caudine degli insetticidi.BiodiversitàVero è che l’Italia per la sua conformazione geografica sembra prestarsi molto bene a “ospitare specie aliene” che a oggi sono più di tremila, alcune delle quali mettono a rischio la nostra salute, aggrediscono la flora urbana e attaccano le coltivazioni. Per saperne di più consigliamo la lettura di “Gli insetti esotici di recente introduzione e lo studio della loro biologia e controllo” del prof. Mario Colombo; “Clandestini in città” di Fulco Pratesi, che realisticamente aggiunge come non bastino più i libri nostalgici che descrivono realtà perdute, ma sia necessario rivolgersi a studi approfonditi e ricercare dati scientificamente attendibili per descrivere i nuovi habitat cittadini (e micro biotopi, aggiungiamo noi) che vedono convivenze fino a pochi anni addietro impensabili, di cui “Biodiversità urbana” di Marco Dinetti è un raro esempio (si trova una grande mole di dati, riferimenti bibliografici e informazioni sul funzionamento di un ecosistema, inurbamento, percorsi scientifici e politici per la pianificazione e per scelte condivise, o comunque informate).È altrettanto vero che nel 2008 si stimava che il 50% della popolazione mondiale vivesse in contesti “cittadini” per cui l’umanità è la variabile, nel bene e nel male, più importante dell’ecosistema mondo. Ne fa parte integrante e con il pianeta Terra deve trovare soluzioni razionali e realisticamente possibili (in questo aspetto i disinfestatori rappresentano una risorsa fondamentale, ma di questo ne parleremo dopo).Il fenomeno è davvero allarmante tanto che Il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Trieste è impegnato in prima fila per sventare le catastrofiche conseguenze della eccessiva proliferazione di specie aliene nell’ecosistema italiano.A tal proposito voglio citare l’affacciarsi alla ribalta sanitaria delle “false” vedove nere. E’ una specie originaria dalle isole Canarie che si è affrancata nelle zone costiere inglesi da quasi un secolo, ma negli ultimi 25 anni la loro presenza è aumentata in modo allarmante; come allarmante è il fatto che alcune morsicature sono state segnalate in quel di Parma. Certo le “false” vedove nere sono aracnidi timidi e i loro morsi sono rari, ma è anche altrettanto vero che quando pungono gli effetti sono dolorosissimi, la zona interessata si gonfia, ha una reazione simile a quella di un’ustione e può portare per alcuni organi alla necrosi (complesso di alterazioni strutturali irreversibili comportanti la perdita di qualsiasi funzione vitale a carico di gruppi cellulari, zone di tessuto, porzioni di organo) probabilmente per l’innescarsi di inquinamenti microbici dovuti alla presenza di batteri patogeni sulla cute o nelle unghie, con cui viene spontaneo grattarsi.Biocidi, specie aliene e DisinfestatoriPer un attimo dimentichiamoci delle “false vedove nere” e prendiamo in esame l’orizzonte che la “biocidi” ci propone nell’ambito degli insetticidi, ovvero la revisione dei testi delle etichette con regole assai restrittive per gli operatori professionali (quindi i Disinfestatori ne rappresentano la punta di diamante) e costi economici al limite della sostenibilità per coloro i quali vorranno o dovranno addivenire alla revisione dei loro formulati.Si tenga conto che il mercato dei prodotti per l’agricoltura è enormemente più ampio del nostro per cui ci troviamo di fronte a un fatto curioso: formulati messi al bando nel nostro microcosmo e utilizzabili nell’assai più vasto mondo agricolo. Nessuno nega che gli insetticidi debbano essere usati con parsimonia, ma se esiste uno stato di necessità è pur vero che debba essere possibile utilizzarli e, aggiungo io, con il ringraziamento da parte di chi si vede sollevato dal problema. Sia chiaro non parlo di denaro, ma di riconoscimento morale. A me sembra che questa corsa al “disarmo” sia al limite dell’autolesionismo. Il parallelismo con gli antibiotici mi sembra calzante. Prima fase di entusiasmo: sembrava di aver risolto il problema delle malattie infettive. Seconda fase: l’abuso terapeutico. Terza fase: l’uso mirato e secondo necessità della risorsa terapeutica. Riflettiamo: la prescrizione degli antibiotici nelle patologie virali era davvero sconsiderato, ma se gli antibiotici scomparissero dal banco della farmacia un “poverino” con la polmonite non credo che sarebbe contento che per legge la sola cosa possibile è quella della prevenzione. Torniamo alle nostre “false vedove nere” che sono rare, che sono timide, ma ipotizziamo che in un dato villaggio turistico abbiano creato il panico. Oggi un disinfestatore potrebbe usare con la dovuta professionalità, ad esempio, un microincapsulato a base di un piretroide fotostabile ad ampio spettro d’azione fra cui una comprovata attività nei confronti dei ragni. Domani è probabile che non lo potrebbe fare e dovrebbe armarsi che ne sappiamo di una pistola a raggi fotonici con puntamento laser.Lettera apertaA parte gli scherzi è una cosa seria e, a parer nostro, varrebbe la pena rifletterci e magari scrivere una lettera aperta ai Ministeri competenti affinché si facciano parte attiva per modificare o chiedere deroghe per l’Italia visto la sua conformazione geografica che si allunga dalle zone pedemontane alpine ai climi caldi delle nostre regioni meridionali. È assai probabile che altre nazioni ci seguirebbero. La nostra categoria non è supportata da grandi numeri, ma svolgiamo un compito importante per cui facciamoci sentire!Leggi la scheda: bio-etologica false Vedove Nere

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