In copertina: Clean Room @ Fondazione Bruno Kessler, Trento, www.fbk.euIl 21 marzo scorso, a Milano, in occasione dell’annuale appuntamento di IKN su “Pulizia e sanificazione socio-sanitaria”, la dottoressa Elena Pancisi, dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori | IRST di Meldola, ha presentato una interessante relazione dal titolo “Cleaning the Clean Room”, con spunti e accorgimenti circa la manutenzione di una «zona che non può non essere pulita».Che cos’è una Clean RoomLa zona che non può non essere pulita è la Clean Room, conosciuta anche come camera bianca. È un ambiente in cui la concentrazione di particelle in sospensione nell’aria è controllata. È costruita e utilizzata con modalità tali da minimizzare l’introduzione, la produzione e la sospensione di particelle all’interno del locale, con ulteriori parametri, quali temperatura, grado di umidità e pressione controllati in base a specifiche esigenze. Le EU cGMP (Europeran current Good Manufacturing Practices o Norme di Buona Fabbricazione, ossia un insieme di regole che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati, in particolare l’Annex 1, descrivono la classificazione appropriata per i locali (ambienti a contaminazione controllata) di produzione farmaceutica per prodotti sterili e introducono limiti per la contaminazione microbiologica, oltre a fornire criteri di assegnazione della classe appropriata per i diversi locali di produzione, a seconda della criticità delle operazioni che vi si svolgono (Classe A, B, C, D per criticità ambientali decrescenti). La loro progettazione e realizzazione è strettamente correlata alla destinazione d’uso.AreazioneNelle Clean Room, l’aria è filtrata attraverso filtri HEPA o ULPA, in tutte le condizioni di operatività la ventilazione è forzata e deve mantenere una pressione positiva rispetto alle zone circostanti di classe inferiore per garantire il direzionamento dell’aria dalla parte più pulita verso quella più sporcaNelle Clean Room la distribuzione dell’aria dipende dalle tipologie di attività che devono essere svolte, alcuni esempi sono il flusso turbolento ed il flusso laminare.Il flusso turbolento o convenzionale consiste nell’apporto di aria filtrata nell’ambiente da punti di ingresso situati nel soffitto (mandata) e da punti di uscita collocati in basso vicino al pavimento (ripresa). Il flusso turbolento permette la riduzione delle particelle presenti nell’aria per un effetto di diluizione. Questo tipo di distribuzione dell’aria permette al massimo di raggiungere livelli di contaminazione particellare corrispondenti ad una classe 1000; per purezze maggiori si deve ricorrere al flusso laminare.Areazione: flusso laminareIl flusso laminare, o flusso d’aria unidirezionale, è richiesto per clean room di classe 100 o maggiori, specialmente per le condizioni operative altrimenti dette “in operational”.Il meccanismo di allontanamento delle particelle mediante il flusso laminare consiste nel far muovere la massa d’aria filtrata tutta insieme nell’ambiente, come se fosse un pistone. L’areazione a flusso laminare può essere orizzontale o verticale.Le clean room a flusso laminare orizzontale forniscono un’ottima protezione del materiale nelle immediate vicinanze del filtro, ma l’ambiente a monte dell’operatore risulta contaminato e non adatto per la lavorazione in asepsi. Questo avviene per le caratteristiche del flusso laminare: qualunque ostacolo fisico al flusso laminare crea una turbolenza a valle dell’ostacolo stesso.Il flusso laminare verticale garantisce un buon controllo dell’ambiente in tutti i punti della clean room, indipendentemente dalla presenza e posizione degli operatori. Il flusso laminare verticale richiede ricambi d’aria molto elevati e la presenza di un pavimento completamente perforato, difficile da costruire e da tenere pulito. Un buon compromesso può essere quello di prevedere una serie di punti di uscita dell’aria regolarmente disposti nel pavimento.Normative di riferimentoMolti processi produttivi eseguiti nell’industria farmaceutica devono essere realizzati in aree a contaminazione controllata, che deve essere sottoposta a un rigoroso controllo dei parametri ambientali, i cui limiti di contaminazione microbica e di particelle non vitali sono definiti da ANNEX#1 EUcGMP-2009. I sistemi di qualità dell’industria farmaceutica per gli Stati Membri della Comunità Europea, sono regolamentati dalle Norme di Buona Fabbricazione NBF o GMP (Good Manufacture Practices), Le GMP decretano sia i requisiti per la realizzazione di ambienti per la produzione di farmaci, quali, appunto, valori limite per concentrazione particellare microbiologica, sia le indicazioni riguardanti il personale, nonché le caratteristiche degli ambienti.Il laboratorrio TCS di MeldolaL’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST), operativo dal 2007 all’interno delle strutture dell’ex Ospedale Civile di Meldola, riconosciuto quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), è interamente dedicato alla cura, alla ricerca clinica, biologica e traslazionale e alla formazione in campo oncologico. L’IRST, quale centro dall’alto potenziale tecnologico e scientifico, è in grado di dialogare con le più qualificate strutture nazionali e internazionali di cura e studio delle patologie neoplastiche, proponendosi quale soggetto ideale per condurre ricerca ad alto livello e vocato alla formazione di personale medico e infermieristico. All’interno dell’Istituto è presente il Laboratorio di Terapia Cellulare Somatica (Cell Factory), che comprende ambienti a contaminazione controllata dove è possibile operare in accordo con i criteri di Good Manufacturing Practice (GMP). Al suo interno vengono allestiti esclusivamente “prodotti per terapie cellulari” di tipo autologo (ottenuti da materiale proveniente dal paziente stesso). Dall’aprile 2012 il Laboratorio TCS ha ottenuto l’autorizzazione da parte di AIFA per la produzione di terapie cellulari, nello specifico di terapie sperimentali a base di cellule dendritiche; allo scopo ha implementato un proprio sistema di controllo della qualità, secondo gli standard richiesti dall’agenzia regolatoria nazionale (AIFA). Fra le attività del Laboratorio TCS è anche compresa l’attività di trasferimento di nuove terapie cellulari dalla fase di ricerca preclinica alla produzione di grado clinico; le terapie cellulari sono medicinali per terapie avanzate.I medicinali per terapie avanzate (ATPM) comprendono:• Medicinali di terapia genica: contengono geni che portano a un effetto terapeutico, profilattico o diagnostico. Funzionano attraverso l’inserimento di DNA “ricombinante” nel corpo, di solito per il trattamento di una varietà di malattie, tra cui malattie genetiche, cancro o malattie a lunga prognosi. Un gene ricombinante è un tratto di DNA che viene creato in laboratorio, riunendo DNA da fonti diverse.• Medicinali di terapia cellulare somatica: contengono cellule o tessuti che sono stati manipolati per cambiare le loro caratteristiche biologiche o cellule o tessuti non desinati a essere utilizzati per le stesse funzioni essenziali originali. Possono essere utilizzati per curare, diagnosticare o prevenire le malattie.• Medicinali di ingegneria tessutale: contengono cellule o tessuti che sono stati modificati in modo da poter essere utilizzati per riparare, rigenerare o sostituire tessuti umani.• Medicinali di terapia avanzata combinati: contengono uno o più dispositivi medici come parte integrante del medicinale. Un esempio sono le cellule fatte crescere su matrici biodegradabili o supporti scientifici.Per garantire i parametri ambientali necessari alle lavorazioni dei medicinali per terapie avanzate e limitarne per tanto la possibilità di in loro inquinamento, sono necessari:• Un programma di manutenzione periodica e preventiva dell’impianto HVAC (acronimo inglese che sta per “Heating, Ventilation and Air Conditioning“)• Pulizie ambientali• Monitoraggi microbiologiciPulizia della Clean RoomLa pulizia delle aree di produzione e delle strumentazioni è un’attività che va effettuata costantemente, indipendentemente dal non utilizzo dei locali. Il “cleaning”, infatti, è un’attività fondamentale per la prevenzione della cross-contamination, pertanto le aree vanno monitorate in maniera continuativa per quanto riguarda l’aspetto microbiologico.Scelta dei sanitizzantiI sanitizzanti devono essere scelti in base alla tipologia di clean room e al processo produttivo, sulla base dell’analisi dei rischi. Devono essere “convalidati”, ovvero testati in termini di efficacia in funzione dei materiali da pulire della clean room e sui ceppi definiti dalla farmacopea europea, nonché sugli isolati ambientali (Annex15). Per impedire ai microrganismi di sviluppare “resistenza” ai principi attivi dei prodotti, i sanitizzanti devono ruotare, ossia occorre impiegare alternativamente prodotti diversi. Occorre, inoltre, monitorare e periodicamente rimuovere i residui chimici depositati dei detergenti sulle superfici.Scelta dei MaterialiPer la pulizia delle aree di grado A e B sono ammessi esclusivamente panni sterili 100% poliestere con bordo saldato. Per la pulizia delle aree adiacenti alle aree di produzione (meno critiche) sono ammessi panni misti (per esempio: cellulosa + poliestere).Il materiale ausiliario (secchi, carrelli, spazzoloni eccetera) deve essere sterilizzabile e disinfettabile.I panni da utilizzare con lo spazzolone possono essere monouso o lavabili entro un certo numero di volte.Convalida del metodoNelle EU GMP si parla dell’importanza della convalida delle procedure di pulizia al fine di prevenire la cross-contamination e il frammischiamento. All’interno dell’Annex 15, al capitolo 10, si fa specifico riferimento alla Cleaning Validation per confermare l’efficacia delle procedure di pulizia di tutte le apparecchiature a contatto col prodotto. Quindi, tutte le procedure di pulizia devono essere convalidate.Convalida del Clean Hold Time: considerato come il tempo che intercorre tra il completamento della pulizia e l’inizio della successiva operazione di produzione; indica quanto la clean room è capace di mantenere il grado di pulizia nel tempo.Convalida del Dirty Hold Time: viene definito come il tempo che intercorre tra la fine della produzione e l’inizio del processo di pulizia; indica per quanto tempo può rimanere sporco un ambiente nel tempo.Convalida del metodo: serve a dimostrare che il metodo procedurale è efficace.Come si opera nella Cell Factory IRCCS IRSTProdotti e attrezzature: Il materiale da impiegare nelle aree di Classe A e B è sterile (come da norma). Gli imballi di tutti i prodotti sono multipli e sterili per irraggiamento. Panni, mop, calze sono tutti monouso. I sanitizzanti sono preparati con acqua di grado farmaceutico e pronti all’uso. I dispenser hanno meccanismi antirisucchio certificati. Ogni lotto di prodotto deve riportare le certificazioni attestanti:• sterilità• endotossine• microplasmi• TSE/BSE free.Pulizia dei locali: viene effettuata da una ditta esterna.Ogni settimana viene effettuata la rotazione dei disinfettanti: anfotero e perossido d’idrogeno. In caso di pulizia straordinaria, se si verificano fuori limite o a seguito di interventi tecnici, si usa perossido d’idrogeno+acido peracetico. Tutto il materiale ausiliario viene mantenuto all’interno dei locali. Si utilizzano telai inox con testate in spugna intercambiabili e sterili. Non è previsto l’impiego di carrelli, così come non è previsto l’impiego di aspirapolveri.Pulizia della strumentazione: viene effettuata esclusivamente da personale tecnico, che utilizza sanitizzanti che non rilasciano residui e panni sterili 100% in poliestere. La rotazione settimanale dei sanitizzanti prevede l’impiego di isopropanolo e perossido d’idrogeno. Mensilmente, invece, o in caso di pulizia straordinaria si utilizzano perossido d’idrogeno e acido peracetico.ProcedureLe procedure di pulizia devono essere scritte e condivise con il personale preposto. Tutto il personale coinvolto deve essere sottoposto ad aggiornamenti periodici e deve attenersi alle norme di comportamento e di vestizione previste. Tutte le pulizie devono essere registrate dagli operatori che le eseguono. Le pulizie devono essere effettuate secondo una precisa sequenza, partendo dall’area più pulita verso quella più sporca: soffitto, pareti, superfici d’appoggio, strumenti e arredi, pavimenti.Anche per quanto riguarda gli strumenti bisogna partire sempre da quello più critico per arrivare a quello meno critico, onde evitare possibili cross contaminazioni: cappe, incubatori, centrifughe.Monitoraggio delle pulizieÈ sia visivo, sia microbiologico.Il monitoraggio microbiologico parte dall’individuazione dei punti “critici”, con l’analisi dei rischi con metodo FMEA, (Failure Mode and Effect Analysis, metodologia utilizzata per analizzare le modalità di guasto o di difetto di un processo, prodotto o sistema). Si basa sulla prevenzione e su considerazioni tecniche e non sperimentali.I punti critici monitorati con campionamenti microbiologici riguardano:aria attivo: misura le CFU di un m2 d’ariaaria passivo: misura le CFU dopo un’esposizione di 4 ore (per precipitazione)contatto superfici: misura le CFU di 24 cm2 di superficie campionata.La frequenza dei monitoraggi è sia settimanale, sia durante le attività di produzione, sia in riqualifica.EsempioPresso l’IRCCS IRST è presente un’area degenza a bassa carica microbica dedicata ai pazienti immunodepressi. In assenza di normative che ne regolino i parametri ambientali, e a fronte quindi di grosse complicazioni per i pazienti ricoverati, la prassi adottata è quella di effettuare l’analisi dei rischi e di definire un “protocollo di convalida”, per convalidare il metodo di pulizia e per dimostrare la validità dei sanitizzanti impiegati. Per la convalida del metodo di pulizia è prevista l’esecuzione di 3 run di pulizia, prendendo come riferimento i parametri ambientali previsti per il Grado D delle cGMP.Vedi Aziende Prodotti[gallery link="file" size="medium" ids="15487,15486,15485"]