Quella della marcatura CE può sembrare una storia infinita. E forse talvolta lo è. Sia perché a prenderla in considerazione attentamente sono tanti aspetti di interesse e di approfondimento, sia perché le novità e le precisazioni da parte europea si susseguono continuamente, o come risposta a casi dubbi o come integrazioni per la normale evoluzione del mercato.Per una corretta letturaLa chiave per una corretta lettura della marcatura CE sta sempre in ciò che vi sta dietro, ovvero nel fatto che all’apposizione del simbolo CE il fabbricante può giungere solo dopo aver messo in atto un processo di fabbricazione secondo certe regole e procedure. La marcatura CE, come già altre volte si è ribadito, costituisce infatti la chiusura di un processo di lavorazione e non una banale dichiarazione in tema di sicurezza; tanto è vero che l’apposizione del simbolo CE conferma che quella produzione si è svolta nel rispetto delle prescrizioni normative tecniche e con la garanzia del mantenimento nel tempo di ciò che il fabbricante dichiara in ordine a quel prodotto. Trasformare tutto questo in una banale autocertificazione è grave. Ciò che dichiara il fabbricante finisce, infatti, per essere una vera e propria assunzione di responsabilità verso il mercato, con assunzione dei conseguenti effetti e rischi, non da meno per la veridicità di quanto dichiarato. Ma tale veridicità non sta nella mente o nelle intenzioni del fabbricante, ma sta in quello che i critici della marcatura CE si dimenticano spesso e volentieri, e cioè il “fascicolo tecnico” della produzione. Quella documentazione che reca la traccia della procedura messa in atto, nel rispetto della normativa tecnica di riferimento, ma soprattutto la traccia della validità tecnica del risultato dichiarato. E questa è l’unica e seria modalità di lettura, anche ex post, della marcatura CE. Non a caso per le verifiche e le ispezioni da parte delle autorità di controllo è il fascicolo tecnico ciò che costituisce il motivo chiave di fondatezza o di errore nell’operato del fabbricante. A ben poco valgono le sue dichiarazioni come le dichiarazioni di chi contesta. Ciò che conta sono i risultati tecnici ottenuti a seguito di una precisa procedura e quali risultanti da un’ordinata registrazione e conservazione documentale. Parlare di una “banale autocertificazione” porta a ridurre l’operato del fabbricante a ciò che gli viene in mente di dichiarare per il suo prodotto, ma così non è.Il valore delle caratteristiche prestazionaliMa anche la considerazione che la marcatura non costituisca prova della bontà delle caratteristiche del prodotto è da censurare. Le caratteristiche del prodotto marcato CE sono e vanno lette come caratteristiche “prestazionali” e non come caratteristiche di qualità del prodotto. Anzi, fermo restando che sulla caratterizzazione qualitativa del prodotto valgono altre considerazioni, le caratteristiche prestazionali ben rappresentano un notevole vantaggio per l’acquirente perché consentono meglio di altre caratteristiche di conformare l’acquisto a ciò che in concreto serve: la diversa prestazione di un prodotto rispetto a un altro può, infatti, consentire meglio la distinzione ai fini dell’acquisto, in relazione a ciò che con quella prestazione si vuole soddisfare.Occorre chiarezzaA tal riguardo non si dimentichi mai che la DoP (Denominazione di Origine Protetta) non può distinguersi dalla marcatura CE, ma con essa costituisce un tutt’uno imprescindibile ed eloquente per fare la distinzione tra un prodotto e un altro e per valutare il diverso interesse che l’uno può rappresentare rispetto all’altro. La confusione e l’incertezza del mercato in realtà non derivano né da questa distinzione né dalla particolarità della marcatura CE, ma dalla poca informazione che tutt’ora esiste intorno alla stessa e probabilmente dalla poca chiarezza che viene fatta in ordine alla sua valenza. L’equivoco di limitare la valenza della marcatura CE alla semplice apposizione del logo o di estendere a esso effetti che in realtà non ha, non trova altra spiegazione che nella carenza di informazione e mancanza di chiarezza da parte di tutti: operatori economici, tecnici e associazioni.Una maggior chiarezza tra la stretta relazione tra simbolo CE e DoP basterebbe non poco, così come sulla distinzione tra caratteristiche qualitative e caratteristiche prestazionali. Caratteristiche che proprio per questo non possono essere né confuse né paragonate con caratteristiche cosiddette “salienti” o “indispensabili”, non per ragioni terminologiche ma perché si tratta di quelle caratteristiche prescritte dalla legge europea per la corretta circolazione nel mercato di quel prodotto. Nulla toglie che accanto a quelle caratteristiche tecniche prestazionali il fabbricante voglia e presenti per quel prodotto altre caratteristiche di stampo e di impronta più commerciale, strutturale, qualitativa, ecc., che nulla hanno a che fare con la marcatura CE e che non per questo non possono fare una differenza puramente commerciale. Ma è evidente che si tratta di un aspetto nettamente distinto da quello della marcatura. Il recente sistema e regime sanzionatorio sulle violazioni della marcatura CE, con le graduazioni di responsabilità e di condotte sanzionate, né è stata l’ulteriore e ultima conferma.La DoP (Denominazione di Origine Protetta) è…• La DoP è inevitabilmente un tutt’uno con l’apposizione del simbolo della marcatura CE.• È una dichiarazione rivolta all’intero mercato.• Porta a fare la differenza tra un prodotto e un altro sul mercato.• Per il fabbricante costituisce impegno, obbligo e garanzia di quanto dichiarato sul prodotto.• Ha alle spalle e alla base un fascicolo tecnico.• Ha una valenza nel tempo.• È una dichiarazione di responsabilità.• Costa impegno professionale, organizzazione aziendale e strutturale.• Può mettere in gioco in qualsiasi momento la credibilità e la stessa presenza di un imprenditore sul mercato.• È tutt’altro che banale, ed è tutt’altro che di minor peso e incidenza rispetto alle certificazioni degli enti qualificati e abilitati.