Salute sul lavoro, i dati dal mercato (prima parte)

La salute sul lavoro deve mirare a promuovere e mantenere il più alto livello di benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori, a proteggerli dai rischi derivanti da fattori avversi e a mantenerli in un ambiente lavorativo idoneo alle proprie capacità fisiologiche e psicologiche. La gestione della salute e sicurezza sul lavoro ha tra gli obiettivi primari quello di implementare le misure preventive e protettive per rendere sicuri e salubri i luoghi di lavoro, così da evitare o ridurre l’esposizione ai rischi connessi. Sebbene il lavoro sia fonte di benefici economici e non solo, presenta un ampio ventaglio di pericoli per la salute e la sicurezza del personale: si va da quelli derivanti dall’esposizione a sostanze chimiche, agenti biologici e allergeni, sino a quelli causati da agenti fisici e da fattori di natura psicosociale.I numeri della saluteA fornire un’interessante panoramica su quelli che sono i fenomeni infortunistici e le malattie sul lavoro, è il Rapporto dal titolo: “Il mercato del lavoro: verso una lettura integrata”. Il documento è un prodotto della collaborazione sviluppata nell’ambito dell’accordo quadro tra l’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. La pubblicazione dedica il sesto e ultimo capitolo (Lavoro e Salute: Infortuni sul lavoro e malattie professionali negli ultimi anni) proprio al tema della salute sul lavoro, fornendo dati ben precisi – fonte Inail – Open data e Banca Dati Statistica -, con rilevazione 30 Aprile 2017, relativi a infortuni e malattie. Gli effetti del lavoro sulla salute sono misurabili, infatti, anche attraverso le statistiche sugli infortuni e le malattie professionali: in questo articolo, ci concentreremo sulla natura e sulla casistica degli infortuni.Le denunce di infortunioDurante il 2016, sono state 561 mila le denunce di infortunio registrate (al netto di quelli occorsi a studenti, casalinghe e marittimi). Il dato registra un incremento dell’1,0% rispetto al 2015 (Tavola 6.1), mentre rispetto al 2010 c’è stata una flessione del 27,5% a conferma di un trend in diminuzione in atto da quasi un ventennio.Gli infortuni riconosciuti sul lavoro per il 2016 sono più di 372 mila, di cui circa il 21% “fuori dell’azienda” (cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto” e “in itinere”). Delle 1.091 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale (erano 1.275 nel 2015, 1.491 nel 2010) gli infortuni accertati positivamente sono stati 616 (di cui 332, pari al 54%, “fuori dell’azienda”). Se i casi ancora in istruttoria fossero tutti riconosciuti sul lavoro per gli anni considerati (33 casi per il 2016, il meno consolidato alla data di rilevazione del 30 aprile 2017) si avrebbe una diminuzione del 13,7% rispetto al 2015 e di circa il 35% rispetto al 2010.Con le dovute cautele, legate alla provvisorietà del dato monitorato mensilmente, i primi dieci mesi del 2017 confrontati con quelli del 2016, registrano un leggero aumento delle denunce in complesso (+0,7%) per effetto sia della componente in occasione di lavoro (+0,3%) che, soprattutto, di quella in itinere (+3,4%). Nello stesso periodo si rileva anche un contenuto incremento dei casi mortali (14 denunce in più, +1,6%, media dell’aumento del 12,4% dei decessi in itinere e del calo del 2,1% di quelli in occasione di lavoro), caratterizzati, in generale, per la consistenza numerica contenuta, da maggiori fluttuazioni mensili.Le modalità con cui avvengono gli infortuniL’andamento degli infortuni, in particolare dei mortali, è influenzato non solo dal trend occupazionale e dai cambiamenti in atto nel mercato del lavoro, ma anche da molteplici altri fattori quali accidentalità, rischio da circolazione stradale, occasionali incidenti plurimi (coinvolgono più lavoratori contemporaneamente). Delle 561 mila denunce di infortunio nel 2016, quasi 465 mila (l’83%) hanno riguardato eventi in occasione di lavoro, in gran parte senza un mezzo di trasporto coinvolto, e i restanti 96 mila quelli in itinere (viceversa, per i tre quarti con mezzo di trasporto) (Tavola 6.3). Quelli avvenuti “fuori dell’azienda” – elemento da tenere in conto nella valutazione di impatto delle politiche e delle azioni di prevenzione – ottenuti per somma degli infortuni in occasione di lavoro con mezzo di trasporto e di tutti quelli in itinere (con o senza mezzo) ammontano a circa una denuncia su cinque (il 21% delle denunce in complesso), rapporto che sale a quasi uno su due per il solo esito mortale (45% delle denunce mortali e addirittura del 54% per i casi accertati positivamente). Nel corso degli anni l’incidenza dei casi in itinere sul complesso è andata aumentando: erano il 14% delle denunce e il 22% di quelle mortali nel 2010, valori saliti rispettivamente a 17% e 26% nel 2016. Gli infortuni con un mezzo di trasporto coinvolto, avvenuti complessivamente in occasione di lavoro e in itinere, prevalentemente su strada, rappresentano una quota significativa delle denunce in complesso (16%), ma soprattutto dei casi mortali (41%, valore che sale ad oltre il 50% per i casi riconosciuti): praticamente un decesso sul lavoro ogni due è conseguenza di incidenti stradali. Per quanto riguarda il rischio infortunistico, decresce nel tempo per entrambi i sessi, più sensibilmente per gli uomini che per le donne, caratterizzate, queste ultime, da livelli di rischio tradizionalmente più bassi anche per la più incisiva presenza nei comparti dei servizi piuttosto che in quelli industriali. Per i casi mortali il divario tra maschi e femmine è ancora più evidente in termini di rischio, facendo rilevare per il 2015, una recrudescenza più al maschile che al femminile (Figura 6.4).Dove avvengono gli infortuniNel 2016, il 31,6% degli infortuni si è verificato nel Nord-est, seguito dal Nord-ovest (28,7%), Centro (20,1%), Sud (13,0%) e Isole (6,6%), una composizione stabile negli anni osservati (Tavola 6.4). È nel Mezzogiorno che si è verificato il maggior incremento delle denunce di infortunio nel 2016 rispetto al 2015 (+3,1% per le Isole e +2,3% per il Sud); l’aumento nel Nord-est è stato dell’1,4% e praticamente nullo per le restanti aree (Nord-ovest e Centro). Rispetto al 2010, invece, le diminuzioni sono a due cifre per tutte le aree con valori compresi tra il -26,3% del Nord-est e -28,5% del Centro. Le regioni più colpite nel 2016 in termini assoluti, sono quelle a maggiore occupazione: Lombardia (99.967), Emilia Romagna (75.588) e Veneto (66.341). Il 27,5% dei casi con esito mortale denunciato, sempre per il 2016, si è verificato nel Nord-est (300 casi), mentre Nord-ovest, Sud e Centro, con circa 230 casi ciascuno, coprono ognuno circa il 21% del totale delle denunce; nelle Isole si conta il restante 8,7% (95 denunce).Infortuni in base al sesso, all’età e al PaeseIn ottica di genere, nel 2016, come negli anni precedenti, un infortunio denunciato su tre ha interessato la componente femminile dei lavoratori: oltre 195 mila casi con un incremento dell’1,5% rispetto al 2015. Anche gli infortuni maschili, più di 365 mila denunce, sono aumentati rispetto all’anno precedente, ma in misura inferiore (+0,7%). Nelle denunce con esito mortale, nel 2016 la componente maschile continua a essere preponderante: nove vittime su dieci sono uomini (994 casi su 1.091; 97 le vittime femminili). Per entrambi i generi si è registrato un calo di circa il 14% rispetto al 2015, mentre dal 2010 la diminuzione dei decessi denunciati, in termini percentuali, è più elevata per gli uomini (-27,3%) che per le donne (-21,8%). Distinguendo per classe d’età, anche per gli esiti mortali, come per il complesso, a calare più significativamente sono state le classi fino a 49 anni. Passando all’analisi delle denunce di infortunio per paese di nascita dell’infortunato, nel 2016, come negli anni passati, il 16% delle denunce in complesso (91.258 su 560.592) ha interessato i lavoratori nati all’estero (media del 18% tra i lavoratori e del 13% tra le lavoratrici). Anche tra i casi denunciati con esito mortale, la quota dei lavoratori nati all’estero si conferma al 16% (170 su 1.091 denunce), ma l’incidenza femminile (29%) sul totale delle donne lavoratrici decedute è più importante di quella maschile (14%). Le comunità straniere più colpite sono quelle nate in Romania, Albania e Marocco.

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