Si esamineranno di seguito le soluzioni adottate per risolvere un’emergenza accaduta in una catena di supermercati (la cui origine è ancora da identificare). L’obiettivo è valutare se fossero state possibili soluzioni alternative valutandone i pro e i contro. I fatti si possono riassumere in un’infestazione di Ryzopertha dominica (Cappuccino) che si è palesata nel centro nazionale di smistamento merci e in alcuni punti vendita. Il pabulum alimentare primario: della pasta, con danni collaterali, di minor entità, ad altre paste di produttori diversi. Facilmente immaginabili i danni economici e il rischio di immagine della catena di supermercati e delle marche di pasta coinvolte. Fortunatamente tutto si è risolto positivamente. Tralasciando i protocolli di monitoraggio ci concentriamo sui formulati adottati e le attrezzature distributive. Per i formulati si sono adottati due prodotti. Nella fase iniziale, a scaffali vuoti, e prima delle pulizie si è usato un prodotto a base di un principio attivo abbattente, dopo le pulizie è stato impiegato un prodotto micro-incapsulato localizzato nelle aree critiche. Le attrezzature distributive sono state irroratrici di vari modelli (le ditte di disinfestazione implicate sono state più d’una, in relazione ai vari punti di vendita).Tecniche paralleleA bocce ferme prendiamo in esame due tecniche che si sarebbero potute usare: il vapore secco e la CO2 in un flusso d’aria riscaldata, aggiungendo una tecnica adottata a livello di testa in un’unica realtà e precisamente quella del lancio di parassitoidi (del genere Lariophagus) e di insetti predatori (del genere Xylocoris). Questa tecnica sta prendendo piede in Francia, Svizzera e Germania anche se l’idea di lanciare insetti in una filiera alimentare crea ansia ma ciò che conta sono i risultati. Ma andiamo con ordine.Vapore secco saturo surriscaldatoÈ una tecnica che utilizza apparecchi in grado di produrre vapore a temperatura di molto superiore a quella di ebollizione, che per l’acqua a un bar di pressione (quella atmosferica a livello del mare) è di 100°C. I migliori apparecchi raggiungono i 180°C evitando così fenomeni di condensazione. Queste attrezzature hanno trovato largo impiego nella lotta alle cimici dei letti. Vero è che non si ottiene efficacia residuale. Non è stata adottata nel caso esaminato perché la velocità di lavoro è stata ritenuta insufficiente e perché la sua innegabile efficacia sulle uova non si estrinsecava in quanto il Cappuccino le depone sulle derrate alimentari. Un altro punto che si potrebbe definire critico è la leggerezza dell’insetto in questione che potrebbe essere spazzato via dal getto di vapore prima che lo shock termico possa realizzarsi. Naturalmente quanto esposto non inficia minimamente la validità del metodo in tutte le realtà.CO2 in flusso di aria caldaSi tratta di attrezzature in grado di erogare aria calda, miscelata a una data concentrazione di CO2. Il principio si basa sul fatto che la CO2 fa aumentare molto velocemente il metabolismo degli insetti striscianti bersaglio, consentendone l’eliminazione per l’aumentata efficacia del calore. Anche questa tecnica è stata presa in considerazione, ma non alla fase operativa probabilmente perché, a torto o a ragione, la si vedeva come mezzo di lotta soprattutto alla cimice dei letti. Tale decisione non inficia minimamente la validità del metodo.Parassitoidi (Lariophagus)Nell’ambito dell’utilizzo dei parassitoidi, nelle tecniche di disinfestazione, si deve premettere che fra parassitoide e ospite non devono sussistere nel modo più assoluto aspetti di “parassitismo simbiotico”, devono occupare nicchie ecologiche altamente specifiche e il parassitoide deve essere altamente specifico e venire meno con l’eliminazione delle sue vittime. Nello specifico si sono utilizzati imenotteri pteromalidi (piccole vespe) nel caso indagato della specie Lariophagus distinguendus efficace contro diversi parassiti tipici delle derrate alimentari. Si tratta quindi di un “biocontrollo” che trae le sue radici in alcune pubblicazioni risalenti al 1919 che però sono state riprese solo nelle pratiche di disinfestazione nel 1994. Oggi tali vespe sono disponibili e rappresentano un’ipotesi futuribile degna di essere presa in considerazione.Insetti predatori (Xylocoris)Gli insetti predatori (Xylocoris) sono quelli che si nutrono di altri insetti andando a scovarli direttamente nel loro ambiente e quindi si distinguono dai parassitoidi che in genere, allo stato larvale, si cibano di un altro insetto nutrendosene dall’interno. Le larve infatti nascono da uova che la genitrice ha deposto all’interno del corpo della vittima. Anche per i predatori, nella pratica della disinfestazione valgono le regole della specificità sia nutrizionale sia biotopica.Lo Xylocoris flavipes appartiene all’ordine degli emitteri (famiglia Lyctocordae, ma in alcune classificazioni è ascritto agli Anticoridae e in altre a quella dei Tephridae, tanto per semplificarci la vita). In natura si trova in tutti e 5 i continenti (ma non è mai stato riscontrato in Cina). Presenta una livrea marron scuro e negli stadi di ninfa e adulto si nutre di insetti in tutte le loro fasi vitali.I dati in possesso indicano tale pratica efficace, il che giustifica l’interesse di alcuni stati membri e della comunità scientifica.Le tecniche riportate sono state esaminate in fase progettuale perché a livello metodologico nulla voleva essere trascurato. Sarebbe stato interessante riportare il dibattito che ha portato alla scelta dei PMC e delle attrezzature distributive, ma la cosa esula dall’obiettivo che voleva richiamare l’attenzione sul fatto che prima di stilare un disciplinare è bene prendere in esame le tecniche applicative possibili per arrivare poi a un protocollo mirato.