di Chiara Dassi Cosa dire del complesso Culex, se non che a guardarlo da vicino è davvero più complicato di quanto potrebbe sembrare nel sentire con quanta disinvoltura se ne parla (gli esperti perché sanno e gli altri perché credono di sapere). In effetti è così per tutte le cose. Vero è che osservare con attenzione e fare gli approfondimenti necessari è sicuramente professionalmente corretto, ma è altrettanto vero che ci si complica la vita. Pur tuttavia di fronte a una nostra malattia non vorremmo che il medico ci visitasse con attenzione e facesse gli accertamenti del caso e avesse una conoscenza ed esperienza clinica adeguata? E noi non siamo i medici dell’ambiente?Prendendo spunto dai culicidi a livello metodologico vorrei trarre delle considerazioni generali, una sorta di modello applicabile ai disciplinari e ai capitolati del nostro lavoro in cui confluiscono numerose figure professionali pubbliche e private. Visto che in questo numero di Dimensione Pulito - Speciale Servizi Ambientali viene approfondita la trasmissione di un virus da parte del “complesso Culex” cerco di dimostrare che è necessaria la competenza entomologica per poi passare in modo consapevole agli aspetti gestionali, organizzativi, sanitari, tecnici, economici e, perché no, giuridici.
Il complesso Culex
Dando per scontato la tassonomia zanzarifera che comprende i generi: Anopheles, Aedes, Uranotaenia, Theobaldia, Orthopodomya e Culex, di quest’ultimo genere sottolineo che le specie più comuni in Italia, per quanto mi è dato conoscere, sono la Culex modestus, l’impudicus, il theileri, l’hortensis e le pipiens (queste ultime due le osserveremo con più attenzione).Della C. hortensis riporto che nel territorio milanese ha una certa importanza e che la zanzara comune Culex pipiens Linnaeus, 1758 è la più comune nell'emisfero boreale, e ne esistono diverse sottospecie che possono essere distinte tra loro solamente attraverso analisi al microscopio dell'apparato riproduttore maschile o addirittura analisi biomolecolari. Le più note sono la Culex pipiens pipiens e la Culex pipiens molestus il nome è tutto un programma! Inoltre è il vettore principale di West Nile Virus in Europa e il nome è tutto un programma. A titolo di cronaca fra i vettori del WNV c’è anche l’asiatica Culex tritaeniorhynchus che purtroppo si è già affacciata sul mediterraneo (mar Egeo).
Morfologia e classificazioni
Ribadendo che non voglio fare un trattato di sistematica delle Culex, per cui mi limito a dare alcune indicazioni che vorrebbero dimostrare che la classificazione delle zanzare è cosa da lasciare agli entomologi e, aggiungerei però che non basta essere degli entomologi per essere dei buoni disinfestatori. La classificazione a cui faccio riferimento si basa su alcuni aspetti morfologici, andare oltre è appannaggio di ultraspecialisti.Ricordando il ciclo biologico delle zanzare: Uovo>Larva (L1>L2>L3>L4)>Pupa>Adulto ricordo che le uova delle Anopheles sono deposte singolarmente sul pelo dell’acqua e sono provviste di sacche aeree, quelle delle Aedes invece ne sono sprovviste e vengono deposte in genere ai bordi degli acquitrini (molto note sono quelle della zanzara tigre per il diffondersi delle ovi-trappole), mentre quelle delle Culex sono deposte in “barchette” costituite dall’agglomerato di uova da 20 a più di 200. Le larve sono lo stadio vitale la cui morfologia consente classificazioni più “facili” e precise. Ricordo che in questo stadio vitale le Anopheles sono sprovviste di sifone respiratorio, mentre quelle di Aedes hanno un sifone corto (rapporto lunghezza/diametro ha un valore di circa 2 vale a dire che la lunghezza del sifone è il doppio del suo diametro); i sifoni delle Culex sono più lunghi e sottili (rapporto maggiore o uguale a 3). Nei disegni si sottolineano le differenze fra le due specie (hortensis e pipiens) con particolare riferimento alle scaglie del pettine sifonico e quelle dell’ottavo segmento. Viste così sembra facile differenziarle ma al microscopio è un altro paio di maniche e poi il genere Culex è in assoluto il più numeroso. Anche l’estremità cefalica presenta caratteri distintivi a cui gli specialisti si rifanno per la classificazione (soprattutto disposizione delle setole e il numero dei ciuffi che da esse si originano). Lo stadio pupale esce dalle mie competenze e mi sembra di ricordare che si basa sulla forma delle trombette respiratorie (mai riuscita a distinguerle).Gli adulti non sono facili da riconoscere in particolare le anophelinae, in cui sono importanti anche le nervature alari. Anche i palpi consentono abbastanza facilmente di distinguere i maschi dalle femmine (quelli dei maschi sono assai vistosi e ricchi di setole; e distinguere le anophelinae femmine dalle culicinae essendo nelle prime lunghi quanto la proboscide e assai più corte nelle Aedes e nelle Culex. Nulla so in merito agli altri generi. Importante è l’apparato genitale maschile (hypopygium) Come si può notare nel disegno che mette a confronto l’hortensis dal pipiens. La complessità della struttura dei genitali impedisce di fatto la fecondazione intraspecifica.
Conclusioni
Visto il diffondersi dei virus trasmessi dalle zanzare, del crescente allarme della malaria e delle filariosi l’esatta determinazione delle specie presenti in un territorio diventa sempre più urgente e importante. Aspetto che non può essere improvvisato visto quanto a livello di esempio ho riportato. Ma neppure si può pensare a censimenti dettagliati che porterebbero i costi a livelli proibitivi. L’obiettivo è, a parer mio, disporre di una cartografia che indichi “chi” (le specie) e “quante” (per singola specie) da cui derivare programmi di lotta mirati (dove) e guidati (quando). Anche in questo caso è un problema di organizzazione pianificata. Organizzata in quanto è possibile predisporre trappolaggi nelle aree sensibili e valutare in modo randomizzato le valutazioni quali-quantitative con una buona elaborazione statistica. Pianificata essendo richiesto un impegno pluriennale per avere dati statisticamente significativi. Teniamo conto che dopo decenni di sperimentazione si stanno affacciando strumenti di lotta biologica, per cui se ciò avverrà la conoscenza delle specie diventerà indispensabile.Parafrasando un detto risorgimentale mazziniano concluderei dicendo che l’organizzazione è come certe piante che possono dare veleno (complicazioni) o rimedi (soluzioni) a secondo di chi le ministra (attua).