Pulizia e igiene? L’Italia è appena sufficiente

Un’indagine di Fimap dà il via all’Osservatorio Permanente dell’Igiene in Italia.
L’azienda veneta ha promosso un’iniziativa in linea con l’obiettivo di diffondere una cultura dell’igiene e del pulito: Fimap, infatti, ha commissionato ad Astra Ricerche una serie di indagini, la prima delle quali, un quadro della “percezione degli italiani sull’igiene e la pulizia degli ambienti che appartengono alla loro quotidianità”, è stata presentata lo scorso maggio alla stampa. Il risultato? Quantificato in un indice, il Termometro Fimap, che va letto come un voto scolastico (da 1 a 10), non è stato molto incoraggiante: all’inizio del 2008 il Termometro Fimap segna un valore di 6,3. L’indagine demoscopica è stata realizzata a febbraio 2008 tramite 1.008 interviste telefoniche, individuate con il metodo CATI (Computer Aied Telephone Interviewing) a un campione rappresentativo della popolazione italiana dai diciotto anni in su pari a circa 49 milioni di adulti.

Ambienti chiusi: l’igiene è fondamentale

Che cosa pensano gli italiani di pulizia e igiene? Il 93% dà una grandissima importanza alla pulizia e all’igiene degli ambienti chiusi (qui non si parla dell’ambiente domestico) in cui passano il proprio tempo: sono fattori considerati segno di educazione e rispetto per gli altri, un aiuto a vivere meglio, un’arma essenziale nella difesa della salute e nella prevenzione delle malattie. Un segno, quindi, di civiltà che migliora la qualità della vita. Buoni i giudizi per uffici privati (7,5) e alberghi, il proprio luogo di lavoro, i negozi (7,4); discreti i bar e ristoranti (voto medio 6,8), gli ospedali e gli ambulatori (voto 6,6), le scuole e i luoghi del divertimento (6,5), gli uffici pubblici (6,2). Meno bene vanno le fabbriche e i magazzini, e ancora peggio i mezzi di trasporto pubblici, le stazioni e i gabinetti pubblici (valutazione a picco, tra il 5 e il 3,9).

I luoghi della sanità

Il 97% degli italiani ritiene che i luoghi deputati alla sanità dovrebbero curare al massimo l’igiene anche per non diffondere le malattie. Dall’indagine effettuata emerge una forte disuguaglianza geografica nel Paese: si può dire che l’Italia risulta divisa in due, tracciando una linea immaginaria tra Grosseto e Ascoli Piceno, le due macroaree che ne risultano rilevano impressioni opposte: la zona al Nord sembra funzionare abbastanza bene, con un indice di insoddisfazione che non supera il 30%, mentre nel centro la situazione viene descritta come cattiva (nel Lazio con 40% di insoddisfatti) o pessima al Sud, con il 42% di insoddisfatti. Per il 54% degli intervistati l’igiene nei luoghi di cura è valida solo se si è ricchi, andando così ad evidenziare il peso sempre più pressante della disuguaglianza sociale; il 40% lamenta che la sporcizia in molti ospedali italiani costituisce un disonore per il Paese nel mondo; viene notata la mancanza da parte delle strutture ospedaliere di giusti controlli (68%) e di una cultura diffusa della qualità costante (54%); il 33% dice di sapere che molto dipende dai redditi assolutamente insufficienti degli addetti alle pulizie; mentre il 30% mette in luce la carenza strutturale tipica di moltissimi ospedali italiani; infine, il 26% non ha dubbi e indica nel mancato uso dei migliori prodotti e delle più avanzate macchine per la pulizia una delle motivazioni chiave di tale deficit.

Che cosa si può fare per migliorare?

Enrico Finzi, sociologo e presidente di Astra, rileva come gli italiani “pur consapevoli del processo di miglioramento in atto nella società rispetto a venti, trenta anni fa anni fa, ritengono sia importante diffondere la cultura del rispetto per gli altri (97%), capire e fare capire che la pulizia e l’igiene aiutano sia a non essere ricettivi a nuove malattie, sia ad accelerare la guarigione dei pazienti, a migliorare la qualità delle visite dei familiari e ad aiutare medici e infermieri a lavorare meglio (96%)”. Per migliorare la qualità è indispensabile investire in un’adeguata formazione dei responsabili (95%), migliorare l’organizzazione del lavoro (94%) introducendo maggiori controlli con sanzioni per chi lavora male (92%), usare prodotti adeguati e le macchine più avanzate (78%). Infine, il 77% aggiunge l’assoluta necessità di escludere interferenze politiche nella gestione dei luoghi di cura e di evitare gli appalti (48% )". "Promuovere una cultura del pulito è uno degli obiettivi prioritari che ci siamo dati per rispondere alle esigenze quotidiane dell’opinione pubblica - afferma Massimiliano Ruffo, ad di Fimap - e lo facciamo attraverso un’innovazione tecnologica continua che ci ha portato in questi anni a una segmentazione produttiva per proporre macchine rispondenti a diversi bisogni: dai grandi ambienti (superfici superiori ai 1.000 mq), agli ospedali, alle scuole, a quelli più piccoli (inferiori ai 1.000 mq), come bar, trasporti pubblici, rispettando al massimo l’ambiente sia nell’utilizzo delle materie prime come ad esempio l’acqua, nonché di dispersione di sostanze inquinanti, sia nella riduzione di inquinamento acustico".

Fimap

Nascita: marzo 1988 Dal 1994 amministratore delegato Massimiliano Ruffo Sede: S. Maria di Zevio (VR) Estensione: 23.000 metri quadrati Produzione: lavasciuga pavimenti, spazzatrici, aspirapolvere, monospazzole Fatturato: circa 20 mio euro Produzione: circa 18.000 macchine all’anno Dipendenti: circa 100 Certificazioni: ISO 14001:2004. OHSAS 18001:2007 www.fimap.com Fa parte del Gruppo Comac, uno dei più grandi gruppi italiani del settore con un fatturato di circa 70 milioni di euro e una produzione pari a circa 96 mila macchine l’anno con una presenza in oltre 100 paesi.

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