Un percorso per affrontare con professionalità il ruolo che l’operatore delle pulizie deve svolgere.
Perché la formazione? Tutti ne trattano, ma pochi purtroppo ne raccolgono i frutti.Oramai se ne parla tanto, il nome è stato inflazionato da tutto questo proliferare di società che hanno il solo scopo, purtroppo, di farne un business. La vera formazione comporta innanzitutto avere obiettivi molto chiari: sapere quale è il punto di arrivo, chi dobbiamo aiutare a compiere il proprio lavoro, qualunque esso sia, nel migliore dei modi, con professionalità. Finora abbiamo “formato” tutte le categorie che non svolgono lavori pesanti, oppure sono impegnati in lavori di concetto, o in attività di “immagine”, dagli attori ai giornalisti, agli addetti ai computer e così via, la lista potrebbe essere infinita! Invece è stato fatto poco - e se lo si è fatto è stato in modo approssimativo - nei confronti di lavori che comportano fatica fisica. La causa di ciò è che nel mondo in cui viviamo queste attività risultano poco appetibili, hanno poco “appeal”, anzi è quasi necessario nasconderli, o almeno renderli il meno visibili possibile, quasi che chi li esercita debba provare vergogna perché il lavoro che svolgono non è “nobilitante”.
Non pensare solo ai grandi…
Io la penso in modo diverso da tutti quelli che, in un modo o nell’altro, hanno cercato di fare formazione nel settore del cleaning. Credo che ciò che manca sia una linea guida “comprensibile” per gli addetti ai lavori, facile da interpretare e soprattutto da attuare: non servono manuali “per andare sulla luna”, ma linee guida di facile apprendimento, in modo che qualsiasi operatore vi si avvicini non si trovi respinto da una materia così impegnativa e poco chiara, non si senta abbandonato a se stesso o lasciato a confrontarsi con le informazioni fornite dai venditori (legati ad una azienda), oppure, ancora, magari con notevoli sforzi, con la propria interpretazione individuale. Poche persone si sono poste la domanda di che cosa fare per rendere questo lavoro meno faticoso, meno logorante e soprattutto con il diritto a una retribuzione dignitosa. Molto poche… Le logiche su cui si sono basate le azioni finora attuate erano - come sempre - al servizio delle maggiori industrie, nelle quali anche i contratti venivano sempre “barattati” in funzione degli interessi dei grandi: solamente in questo rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale da parte imprenditoriale e sindacale si sta cercando di restituire a questo settore la visibilità che merita. Vogliamo finalmente sottolineare che nella scala delle priorità dell’uomo il “mestiere della pulizia” si trova, come importanza, al secondo posto, dopo il lavoro agricolo (altrimenti non si mangia!): se non vi è igiene e pulizia le malattie hanno campo libero e qui, poi, inizia il lavoro per altre categorie di professionisti (medici, avvocati...).
Inizia il lavoro
Vogliamo prepararci a questa grande e soddisfacente avventura? Innanzitutto bisogna sfatare alcuni miti ben radicati, soprattutto nella cultura odierna che segue i dettami della pubblicità: tutti si sentono detentori del migliore sistema per pulire. Non c’è niente di più sbagliato, a cominciare dai prodotti utilizzati: questa conclusione deriva da un’analisi effettuata su un’attenta osservazione in occasione di percorsi formativi in cui viene chiesto al personale - di diverso ceto e cultura -, agli operatori di pulizie e a chi svolge questa attività per mestiere, di elencare le loro conoscenze in fatto di prodotti, attrezzature e macchinari. Viene domandato loro quanto tempo si impiega per svolgere una precisa attività, quali tipi di sporco si devono rimuovere e così via: e dalle risposte emergono dati sconvolgenti.
Le risposte
Indagando su quali e quanti tipi di prodotti venissero usati e con quale criterio fossero scelti, ci si ritrovava con risposte che riferivano di utilizzare al minimo 15 o 16 prodotti, senza peraltro che gli operatori avessero la minima conoscenza di quale tipo di sporco dovessero rimuovere (sporco libero, sporco aderente, sporco invisibile). In seguito, è stato analizzato il tempo di esecuzione di ogni operazione e qui è risultato ancora più preoccupante – ed è emerso clamorosamente – come non ci si rendesse conto di quanto tempo, fatica e usura richiedesse la mancanza di “formazione”. Senza contare l’impatto economico su tutto questo comparto, vuoi professionale o casalingo, dove questa attività è esercitata per la maggiore. Non siamo stati ad analizzare i lavori che si svolgono in aree specializzate, quali industria, sanità, turismo e così via, che ci riserviamo di esaminare in tempi successivi, ma trattiamo di un’attività che rappresenta il 70% delle operazioni di normale amministrazione. Voglio sottolineare che tutto questo mio lavoro inizia proprio dall’attenta osservazione da cui deriva che, anche nei contesti professionali più adeguati, continuità ed efficacia produttiva vengono a mancare. È difficile riuscire a fare recepire messaggi adeguati e coerenti, e convincere a non perseverare nel proprio “metodo”, nella certezza di conoscere l’argomento (tutti si sentono esperti in materia, poiché “la pulizia” è di pertinenza generale): per questo è necessario parlare di dati, di numeri, portando allo scoperto quanto finora rimaneva vago e lasciato all’impressione personale.
Di che cosa parliamo?
Iniziamo con alcuni dati emersi da queste analisi. Tutti gli operatori pensano di conoscere l’uso della candeggina, dell’ammoniaca, dell’alcool, dei prodotti sanificanti per wc, degli anti calcare, dei prodotti per vetri, per pavimenti, acciaio, piastrelle, mobili, cucine: prodotti che si affiancano ad attrezzature moderne ed efficienti. Il risultato? Le nostre case vengono “saturate” di prodotti e attrezzi pressoché inutili. Senza trascurare il grande spreco economico, il conseguente inquinamento ambientale, la fatica e le patologie legate a questa attività. In un ambiente campione composto da camera da letto e bagno, abbiamo potuto osservare che venivano svolte le seguenti operazioni. Bagno: per lavare lavandini, tazza wc, bidet, vasca o doccia, pareti adiacenti, sono stati utilizzati circa 7 prodotti; per quanto riguarda le attrezzature, sono stati impiegati aspirapolvere, scopa e mocio.
- Tempo complessivo impiegato: 40/50 minuti;
- Passi impiegati per spostamenti: da 20 a 30;
- Piegamenti (schiena): da 60 a 80;
- Movimenti rotatori (braccio, polso, gomito): da 200 a 260.
Camera da letto: sono stati utilizzati almeno 4 o 5 prodotti oltre all’impiego delle attrezzature. Le azioni svolte, in sequenza, erano le seguenti: entrare, aprire finestre, tirare le tende, raccogliere i rifiuti, ordinare gli abiti, disfare il letto, rifare il letto, spolverare, scopare, lavare i pavimenti, riordinare e contemplare il proprio capolavoro, perché di capolavoro si tratta.
- Tempo impiegato: 50/60 minuti;
- Passi impiegati per spostamenti: da 240 a 300;
- Piegamenti (schiena): da 80 a 120;
- Movimenti rotatori (braccio, polso, gomito): da 350 a 400.
Totale tempo impiegato: 45 + 55 = 1 ora e 40 minuti. Solamente per mettere a punto un bagno e una camera da letto, ed eseguendo un lavoro di routine (niente lavori straordinari!), si sono effettuati circa 300 passi, 170 piegamenti, e 590 altri movimenti: un totale di circa 1060 movimenti: una persona adeguatamente formata, invece, per lo stesso lavoro, impiega circa 30 minuti ed effettua circa 300 movimenti totali. È importante, quindi, iniziare a parlare di formazione portando a una più ampio pubblico la conoscenza di questi dati, registrati in modo “oggettivo”: solamente prendendo coscienza di come agisce di consueto l’operatore si possono attuare le azioni correttive e ottenere risultati migliori, in tempo più breve e con minore affaticamento.