Servizi, un'opportunità per ripartire

In Italia, i servizi svolgono un ruolo molto importante dal punto di vista economico ed occupazionale, facendo da collante tra le diverse attività produttive. Alcuni segmenti di questo comparto sono stati messi in crisi dalla pandemia, ma quest’ultima ha consentito ad altri di emergere, come ad esempio il segmento di igiene e sanificazione, che, decisamente trascurato prima dell’emergenza Coronavirus, ha assunto nuova importanza agli occhi della gente: i lavoratori occupati in questo settore hanno infatti avuto un ruolo molto prezioso nel provvedere a pulire e sanificare  ospedali, mezzi di trasporto pubblico e luoghi di lavoro. Occorre però trovare delle soluzioni per contrastare problematiche capaci di rallentare la ripresa del Paese. Esiste, ad esempio, un marcato squilibrio tra Nord e Sud Italia,  e provvedimenti come una  fiscalità di vantaggio per il meridione sarebbero utili a dare impulso all’occupazione, in particolare a quella femminile, che rappresenta una percentuale importante nell’ambito di questo comparto. Riguardo all’argomento, si è espresso Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi HCFS, federazione che riunisce le più importanti associazioni di imprese del settore:  “L’arrivo di risorse europee gioverà anche in un'ottica di riequilibrio dei Servizi tra nord e sud, coprendo un gap competitivo ed economico che non ha più ragion d’essere in un Paese come l’Italia, che ha saputo mettere in atto una risposta all’emergenza Covid che è stata di esempio per tutto il mondo”. Rimarca invece Vito Grassi, Vicepresidente di Confindustria: “In termini economici ed occupazionali, i servizi sono già importanti e sono un fondamentale elemento di coesione tra le attività produttive. Le modalità di rilancio sono state già ben identificate, e le risorse ci sono. Al Sud il comparto è vivo, e composto da realtà specializzate: dal territorio può sicuramente partire un nuovo modello di sviluppo, ma servono riforme per evitare le storture del passato, ovvero fondi non spesi oppure spesi male”. I numeri del compartoGli occupati nei servizi sono più di 16,4 milioni (70% degli occupati totali in Italia). Per fare un paragone con gli altri settori, nell’industria sono il 20%, nelle costruzioni il 6%, nell’agricoltura il 4%. Tra il 2008 e 2019 gli occupati nei servizi sono cresciuti di oltre un milione di unità, con un tasso di crescita del 6,9%. Nello stesso periodo, l’industria ha perso 225.000 occupati e le costruzioni ne hanno persi oltre 613.000.Il settore dei servizi di pulizia e di facility services integrati assorbe la quota principale del mercato complessivo, pari in base alle stime a 35mila imprese e 470mila addetti, vale a dire il 65% delle imprese e più dell’88% dei relativi addetti. L’ambito dei servizi di lavanderia, industriale e non, e di noleggio biancheria, conta 17mila imprese attive e 49mila addetti, ovvero il 32% delle imprese e quasi il 10% degli occupati. I servizi di igiene in ambito sanitario sono invece una nicchia specializzata di mercato, rappresentata da circa 200 operatori con circa 4.700 addetti. Emerge quindi come, nell’attuale scenario economico, i servizi rappresentino il motore della crescita per il Paese. Essi stanno vivendo cambiamenti radicali a causa di diversi fattori, come l’accelerazione del lavoro in remoto. Inoltre, alcune tipologie di servizi, come i servizi di pulizia e sanificazione, hanno assunto un ruolo ancora più importante rispetto a prima, e sono in questa fase fondamentali per poter tornare alla vita normale.Basti pensare che, secondo un recente studio di mercato, in Italia oltre 2 miliardi di metri quadri di superfici necessitano di essere sanificate, e per rispondere a tale bisogno occorrerebbero almeno 2,5 miliardi di euro, considerando che tale operazione costa tra 1,20 e 1,50 euro per metro quadro. Calcolando i costi per ogni settore, per la pulizia e la disinfezione degli uffici occorrerebbero, al netto dell’IVA, 148 milioni di euro per superfici di circa 135 milioni di metri quadri; per gli ospedali 35,8 milioni di euro (superficie circa 33 milioni di metri quadri); per le scuole 101, 3 milioni di euro (superficie 93 milioni di metri quadri); per gli alberghi 73 milioni di euro (corrispondente ad una estensione di 67 milioni di metri quadri). Per sanificare le superfici commerciali, la stima arriva a 403 milioni di euro, ed è di oltre un miliardo di euro per l’industria. L’interesse e la preoccupazione per una corretta sanificazione riguarda, in questo periodo, soprattutto l’ambito scolastico: secondo una piattaforma di monitoraggio di contenuti,  il termine sanificazione compare al decimo posto come termine associato alla parola scuola, evidenziando come la sicurezza e la salubrità degli istituti, in periodo di riapertura, la faccia da padrone tra le preoccupazioni dell’opinione pubblica. Dice Mattioli, a questo riguardo: “Le imprese dei Servizi che si occupano di pulizia, igiene, sanificazione e mense sono preoccupate per questa fase in cui l’organizzazione della ripartenza appare assai lacunosa. Rinnoviamo la nostra intenzione a collaborare con il governo per rendere più sicuro il nuovo anno scolastico.”I servizi di sanificazione hanno aperto un nuovo mercato ed è necessario assicurarsi che siano svolti da imprese e personale con caratteristiche professionali specifiche. Spesso, invece,  si assiste all’ingresso di soggetti privi di requisiti, e ciò comporta gravi rischi per la sicurezza. Relativamente a ciò, ha dichiarato ancora Mattioli: “I dati ci dicono che il 70% degli occupati passa per il nostro comparto,  ma chi Governa non interviene per tutelarlo e valorizzarlo.  Non vogliamo che, svanita l’enfasi degli eroi ‘invisibili’, si prosegua con il solito sistema che alimenta gare al ribasso e scarsa trasparenza. Urge una legge quadro sui Servizi, per la definizione di un codice degli appalti che prenda in considerazione le specificità del settore e non solo gli appalti per opere di costruzioni. Uno dei rischi principali, sul quale non si pone la dovuta attenzione, è il possibile ingresso nel mercato della sanificazione di operatori privi di requisiti. Esiste inoltre il rischio di una deriva assistenzialista che potrebbe disincentivare i settori ad alto tasso di manodopera, e non ce lo possiamo permettere. Quello che occorre è progettare attentamente la cura degli spazi pubblici, delle scuole, dei luoghi di lavoro, degli ospedali, che rappresentano il cuore di un Paese che ha bisogno di ripartire”.

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