Maurizio PedriniAncora una volta, dal mondo delle imprese di pulizia che rappresentano il fiore all’occhiello del multiservizio e del Facility Management, si leva un grido d’allarme sulle pesanti ricadute in termini occupazionali derivanti dalla pandemia e dalla drammatica situazione economica che sta affrontando il Paese. Ma non basta. Lorenzo Mattioli, presidente di Anip Confindustria, ha più volte denunciato le possibili infiltrazioni nel settore della sanificazione da parte di entità criminali che approfittano della crisi di interi comparti per dirottare interessi e risorse su quelli avvantaggiati dall’avvento del Covid, come il settore del pulito. Abbiamo incontrato il leader dell’Associazione Nazionale Imprese di Pulizia per approfondire i temi che preoccupano maggiormente la categoria, partendo proprio dal rischio che la lunga mano della criminalità organizzata possa interagire con il mondo dalla pulizia e dell’igiene, oggi più che mai al centro dell’attenzione.Partiamo dalla sua denuncia: il comparto corre rischi concreti?Sanificazione, igiene e pulizia rappresentano tipologie di servizi che non si fermano e non si possono fermare: soprattutto le sanificazioni hanno conosciuto un enorme sviluppo agevolato anche dalla scarsa regolamentazione. Da mesi ormai, come federazione, denunciamo il far west nel mercato delle sanificazioni, causato dall’arrivo improvviso di operatori anche senza i requisiti di legge, a cui non fa da barriera la presenza di regole certe che garantiscono la professionalità dei servizi. In questo contesto, ovviamente, i rischi sono concreti e necessitano di risposte tempestive ed adeguate, che tronchino sul nascere ogni tentativo di infiltrazione criminale. Come sta affrontando il mondo delle imprese di pulizia e multiservizi la delicata fase della pandemia: può fornire qualche dato in termini di fatturato e tenuta occupazionale? Quali sono le nicchie che stanno risentendo maggiormente della crisi economica in atto?Le nostre imprese non si sono mai fermate per ovvi motivi, siamo stati i più resilienti in un quadro che è stato decisamente drammatico come ha certificato l’Istat, contando la perdita di oltre 400mila posti di lavoro. In termini di fatturato ogni ambito ha fatto i conti con la fortuna, o sfortuna, dei propri committenti. Se alcuni settori come la refezione collettiva sono crollati di un terzo, le multiservizi hanno contenuto le perdite. Ma le conseguenze del Covid sull’economia andranno verificate nel momento della fine del blocco dei licenziamenti, nella capacità di vaccinare il Paese e di riprogrammare la ripartenza.Parliamo delle nuove opportunità di lavoro create dalla pandemia scaturita dal Coronavirus: le imprese più avanzate sono state in grado di cogliere questa opportunità, rispondendo alla domanda di servizi sempre più specialistici e qualificati per la sanificazione e l’igienizzazione dei locali?Il nostro punto di vista è quello, principalmente, di aziende dalle grandi dimensioni che sono riuscite a controbilanciare le perdite su alcuni asset penalizzati dallo smartworking concentrandosi invece sui settori attivi durante la pandemia o anche nel lockdown, che hanno avuto necessità di intensificare pulizia, igiene e sanificazione. Pertanto i servizi di sanificazione sono diventati importanti, anche se la scarsa regolamentazione ha visto l’ingresso sul mercato di operatori improvvisati, se non sostenuti addirittura da capitali di dubbia provenienza.Per quelle che, invece, hanno risentito maggiormente delle difficoltà economiche, gli aiuti e il sostegno offerti dal Governo sono stati sufficienti?Se ci riferiamo alle aziende clienti, notiamo una grande sofferenza che ci preoccupa in una prospettiva anche di breve termine. Per quanto riguarda le aziende associate ed il settore in generale, è stato possibile usufruire degli ammortizzatori sociali senza generare perdite sensibili di occupati, mentre se affrontiamo il tema dei crediti d’imposta per favorire le misure anticovid, queste certamente non sono state sufficienti.Le pare che a livello di mass media e opinione pubblica sia stata colta, anche grazie alla vostra massiccia azione di sensibilizzazione, l’importanza strategica della sanificazione per la prevenzione del diffondersi del Covid?L’opinione pubblica ha percepito il ruolo di quelli che, sino a ieri, erano gli invisibili. Ma questa emersione ancora non viene pienamente accolta dalle istituzioni: chiediamo la vaccinazione per i lavoratori dei servizi che quotidianamente sono esposti, ma ancora non abbiamo ottenuto risposta a questa istanza. Con impegno la nostra task force continua a diffondere il tema dell’importanza della sanificazione professionale. Il nostro manuale tende a questo: chiarire operativamente cosa fare in ragione del rischio infettivo, e soprattutto per dare uno sguardo unitario su un sistema fatto di protocolli di sanificazione su cui, spesso, non c’è chiarezza.In questa fase così complessa, siete rimasti comunque in contatto con il Governo per dare regole certe ed un inquadramento organico ad un settore in costante espansione, che supera i 25 miliardi di fatturato con oltre 600mila addetti? Come vede il futuro del Facility Management igiene e sicurezza?Sì, ma solo a livello di interlocuzione. ANIP Confindustria e Confindustria Servizi HCFS sono impegnate nel far comprendere la centralità del comparto in un momento in cui le persone, gli spazi pubblici e di lavoro, le scuole, in poche parole il Paese, hanno bisogno di cura per difendersi dal Covid. Come presidente di ANIP mi è stata rinnovata la fiducia per il prossimo biennio proprio con l’obiettivo di portare avanti i grandi temi per il comparto, in particolare la legge quadro sui Servizi, accompagnata dalla necessità di rivedere il Codice appalti per porre argine, una volta per tutte, agli affidamenti al massimo ribasso che sono una delle spine nel fianco del settore. I numeri da voi citati rendono l’idea dell’importanza del settore in cui le varie anime sono sempre più interconnesse con i maggiori player attivi in molti settori di mercato. Il futuro del Facility va regolamentato proprio per renderlo ancora più adatto alle sfide della società che ci aspetta, con servizi sempre più tecnologici e con una forza lavoro sempre più “digitale” quindi bisognosa di aggiornamento e riqualificazione molto più che in passato.