Il Cleaning professionale: mercato, fatturato e trend

A cura di Federica RossiIl settore del Cleaning professionale si è trovato quest’anno come mai prima al centro della scena e ad essere un punto di riferimento per tutti quei comparti economici che hanno dovuto gestire e applicare con maggiore attenzione e professionalità il tema dell'igiene e della pulizia, ovvero, oltre al campo Sanitario, anche quello delle Scuole, dell'Horeca e del Retail. Molto interessanti sono i dati emersi dalle indagini commissionate a Cerved ON_ per conto di  Afidamp, associazione che riunisce i principali operatori del settore Cleaning professionale. All’indagine quantitativa sul fatturato del settore Produzione, ne è stata affiancata per la prima volta una qualitativa, focalizzata sulle leve di crescita per intercettare i punti di forza, quelli di debolezza e i canali di vendita. In quest'ultima, è stato chiesto alle aziende intervistate anche una stima relativa all'andamento del 2020, con un focus sul primo semestre.Complessivamente, il comparto delle aziende italiane di produzione del settore Cleaning professionale ha rappresentato nel 2019 un valore totale di circa di 3,5 miliardi di euro suddivisi in prodotti Chimici, Macchine, Carta, Attrezzature, Fibre, Panni e altri prodotti. Le aziende associate a Afidamp, rappresentano un valore di 1,8 miliardi di euro e nel 2019, hanno fatto registrare una crescita complessiva del 2%. Con quote di esportazione molto elevate, si tratta di uno dei settori più floridi dell'economia del nostro paese anche all'estero. L’indagine è stata condotta in un periodo compreso tra luglio e novembre 2020. Suddivisa nelle seguenti categorie: Macchine per la Pulizia Professionale (41%), prodotti Chimici (40%), Attrezzature (21%), Fibre e Panni (9%), Carta (7%), altri Prodotti (9%). La distribuzione geografica del campione vede una concentrazione maggiore a Nord Est (42%), Nord Ovest (37%), mentre il 15% è in Centro Italia e il 6% in Sud e Isole. La gran parte delle aziende intervistate nel 2019 aveva visto crescere il proprio fatturato, anche grazie alle vendite all'estero, che per alcuni comparti rappresenta una quota molto alta.Prodotti ChimiciI dati del settore dei prodotti Chimici è quello più ottimista rispetto alle ipotesi di crescita nel futuro (52% di ipotesi di crescita). Il forte aumento della vendita di disinfettanti ha fatto crescere il fatturato di chi li produce tra il 100 e il 200% rispetto al 2019. Questa cifra è stata però bilanciata della mancata vendita di altri prodotti altrimenti utilizzati da scuole, uffici, palestre alberghi e ristoranti. I prodotti detergenti generici e per la manutenzione sono crollati a percentuali vicine al -30/40%. Se il 52% delle imprese intervistate prevede una crescita nel 2020 (con un incremento medio del 28%), il 20% vede invece la propria produzione in calo di circa il 19%. MacchineLe stime per il settore delle Macchine, vedono, per il primo semestre 2020, con qualche insight sulla seconda parte dell'anno, un calo del 49% del campione che stima il proprio decremento di fatturato in media del 22%. Tale diminuzione è dovuta principalmente al blocco delle attività produttive e alle difficoltà di esportazione, attività che storicamente ha rappresentato un'alta percentuale per questa categoria. A seconda della tipologia di mercati seguiti e prodotti venduti, ci sono state anche variazioni positive (circa il 20% del campione) e situazioni di stabilità (28%).Carta e tissueUno stop importante ha investito (e investe parzialmente ancora) il settore Horeca, gravemente penalizzato. Le aziende che producono materiali di carta, ad esempio, utilizzati molto nella ristorazione, prevedono un calo del fatturato tra il 15 e il 20% proprio a causa dei mancati acquisti da questo comparto.AttrezzaturePer quello che riguarda il comparto delle Attrezzature, ben il 25% degli intervistati giudica l’andamento del primo semestre in modo peggiore rispetto alle previsioni iniziali. Circa il 24% delle aziende prevede un futuro aumento del fatturato, il 26% crede che andrà a diminuire, mentre il 47% è convinto che rimarrà invariato rispetto all'anno precedente.Nel complesso, oltre il 30% delle aziende intervistate dichiara di aver lavorato peggio quest'anno. Le cause possono imputarsi alle chiusure, alla difficoltà di movimento e reperimento dei materiali, alle richieste a singhiozzo della clientela, alla mancanza di mercati importanti e infine anche al blocco per alcuni mesi di alcuni codici ATECO del settore.

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