Potenziare la Terapia Intensiva

Tommaso Caputo, Emanuele Scarabel, Simone CappellettiIl “Decreto Rilancio” (DL 34/2020), all’articolo 2, stabilisce che le regioni e le province autonome, al fine di rafforzare strutturalmente il Servizio Sanitario Nazionale in ambito ospedaliero, tramite apposito piano di riorganizzazione volto a fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, come quella da Covid-19 in corso, garantiscono l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure. La disposizione prevede, per ciascuna regione e provincia autonoma, un incremento strutturale dei posti letto di terapia intensiva determinando una dotazione pari a 0,14 posti letto per mille abitanti. La Regione Veneto, con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 782/2020, ha programmato le azioni attuative delle misure in materia sanitaria previste dal DL 34/2020 prevedendo tra le altre, per l’ULSS6 Euganea di Padova, il potenziamento del reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale di Camposampiero (PD).Architettura generale del repartoIl progetto del reparto presenta una zona open con 5 posti letto accompagnata da ulteriori due posti isolati con filtro, un posto degente singolo e due posti per degenti coronarici, che vista la loro parziale autosufficienza e il lungo periodo di ricovero nel reparto sono dotati di bagno in camera. La postazione di controllo e lavoro infermieri è collata baricentricamente nel reparto e assicura una buona vista e raggiungibilità dei ricoverati. Sono disponibili anche una shock room e un locale di bonifica. Completano l’area sanitaria un deposito farmaci, deposito pulito, deposito sporco, tisaneria e un bagno; questi ultimi due posizionati in maniera che siano fruibili al personale senza dover lasciare l’area sanitaria. Nella zona di supporto sono riscontrabili i percorsi di accesso del personale con filtri e bagni divisi per sesso, il filtro di accesso pazienti, ambulatorio e stanza del medico di guardia, l’attesa parenti con bagni dedicati, una stanza per i colloqui con i parenti, una grande sala per riunioni, ulteriori depositi. I vincoli dettati dalla ristrutturazione sono molto significativi e hanno obbligato: all’eliminazione delle postazioni vuotatoio generalmente previste in corrispondenza dei filtri per infetti in favore di una postazione centralizzata; all’assenza di bagni e tisaneria in alcune delle progressive zone di contenimento infettivo (elemento che obbliga il personale alle complicate attività di preparazione anche per la sola consumazione del pasto); e, a causa di un interpiano particolarmente contenuto, alla creazione di numerose velette ribassate per l’alloggiamento dei canali dell’aria. Il valore della superficie netta dei locali è pari a 995 m2 o, parametrizzando, 100 m2/posto letto; valore che, ricordate le premesse sui vincoli architettonici posti dalla ristrutturazione, va quindi considerato minimo in un’eventuale programmazione e a cui vanno aggiunte tutte le superfici di servizio (connettivi principali, ascensori, spazi tecnici impiantistici, partizioni verticali) che implicitamente un’opera di questo tipo presuppone.Strategia di progressivo confinamentoDal punto di vista funzionale una delle attenzioni maggiori è stata posta alla progressiva conversione del reparto a infettivi, senza compromettere la funzionalità nei confronti di pazienti non infettivi. Innanzitutto, il reparto prevede quattro posti letto dotati di filtro di cui due, quelli delle degenze cardiologiche, potranno essere convertiti a servizio infettivo in caso di necessità. Se non convertibili le degenze cardiologiche, il progetto prevede comunque l’attuazione di una strategia di gestione epidemica articolata su più fasi. Nella prima dai due posti infetti isolabili nelle stanze dotate di filtro è possibile allargare la zona di confinamento alla degenza isolata e al relativo corridoio. La zona confinata “3 infetti” sarà accessibile dal deposito farmaci convertito a filtro e opportunamente già dotato di doppia porta e lavabo, mentre verranno impedite le altre due comunicazioni, rispettivamente verso la zona open su porta scorrevole e verso le degenze cardio, su porta tagliafuoco. Un ulteriore incremento nella capacità di accoglienza di infetti potrà essere rappresentato dalla conversione dell’area open. In questo caso il transito di accesso avverrà sempre dal deposito farmaci convertito a filtro ma in senso contrario a quello della modalità “3 infetti”. Da ultimo è prevista la possibile conversione dell’intero reparto all’accoglimento di “soli infetti”. I materiali impiegati nella realizzazione delle finiture permettono la migliore sanificabilità, i controsoffitti metallici delle zone più critiche sono comunque interrotti da partizioni stagne che raggiungono l'intradosso del soffitto. Per i pavimenti si ricorre a PVC antistatico con tutti gli accorgimenti per renderne efficace la pulizia e sanificazione. Ogni posto letto è infine dotato di dispositivo solleva-paziente.L’impianto aeraulicoL’emergenza epidemica ha posto in evidenza quanto sia fondamentale l’impianto di ventilazione al fine di assicurare le migliori condizioni per pazienti e operatori. Innanzitutto, l’impianto di ventilazione si prefigge di promuovere un tasso di ventilazione superiore a 12 Vol/h con aria elaborata in una Unità di Trattamento Aria rispondente, per miglior analogia, alle indicazioni della UNI 11425. In particolare, si prevede filtrazione assoluta ai terminali di ventilazione, sezione di umidificazione a vapore, recupero termico sull’aria espulsa a doppia batteria al fine di abbattere il rischio di contaminazione incrociata, materiali costruttivi resistenti agli agenti di sanificazione più aggressivi. Il contenimento delle aree ospitanti infetti è affidato a un forte incremento della portata di ripresa, senza compromissione alcuna dei tassi di immissione di aria nuova. Da una ordinaria sovrappressione (portata di mandata superiore a quella di ripresa), grazie a specifiche cassette di regolazione della portata o semplice attivazione o disattivazione di alcuni terminali, si potrà quindi convertire gli spazi alla depressurizzazione, contando su una sezione di ripresa dell’UTA opportunamente maggiorata. Ulteriore accorgimento dell’impianto di ventilazione consiste nello sforzo compiuto di abbassare al livello del pavimento una quota parte delle griglie di ripresa, al fine di meglio catturare gli agenti patogeni. Parte delle riprese mettono inoltre in depressione gli spazi nascosti al di sopra del controsoffitto a tenuta delle zone più critiche. Particolare attenzione è stata posta anche agli ambienti che ospiteranno i parenti e in cui le occasioni di contagio potrebbero risultare ancor più insidiose; in tali ambienti (attesa e colloqui, principalmente) si è preferita l’installazione di un impianto tutt’aria esterna con batteria di post-riscaldamento, al pari delle zone sanitarie. Tale impianto potrà quindi assicurare le migliori prestazioni in termini di diluizione delle cariche virali e, mediante un accurato studio del lancio dei diffusori d’aria, garantire che in nessuna delle aree occupate la velocità dell’aria superi i valori critici sopra i quali è acclarata una interazione con il getto di cariche virali emesse da un eventuale portatore infetto. All’espulsione è prevista l’installazione di un contenitore filtri di sicurezza (canister) che permetta agli operatori la sostituzione in perfetta sicurezza con modalità bag-in/bag-out nel caso di emergenza epidemica. I locali ospitanti condotti in sovrappressione di espulsione (a valle dei ventilatori) sono inoltre mantenuti in depressione al fine di migliorare ulteriormente il loro livello di contenimento. La presa aria esterna è ricavata in quota su una facciata dell’edificio e si distanza di 10 metri rispetto al punto di espulsione.

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