Carta: un’industria sempre più sostenibile

a cura di Simone CiapparelliNel campo della rinnovabilità e della circolarità, la carta può sicuramente recitare un ruolo importante; per qualità e quantità dei materiali riciclati in Italia, infatti, il settore ha una particolare valenza strategica nel dare impulso a nuove buone pratiche in materia di economia circolare, uno dei pilastri portanti del Recovery Plan. Il settore cartario italiano ha una leadership in materia di economia circolare che parte da lontano e che, grazie alle crescenti raccolte differenziate dei rifiuti urbani e degli scarti produttivi, ha gradualmente ridotto l’input di materie prime vergini.I numeri di un settore sostenibileLa produzione di carta e tutta la sua filiera rappresentano un ottimo esempio di economia circolare basata sull’uso di risorse rinnovabili coltivate che consentirebbero, teoricamente, molteplici cicli produttivi da un solo prelievo ambientale. La fabbricazione di carta richiede sempre un input di materia prima, sia di cellulosa che di altre materie (minerali, amidi), ma la materia seconda rappresenta ormai l’input prevalente. La fibra di cellulosa è un materiale di origine naturale rinnovabile, biodegradabile e compostabile, ed è inoltre in grado di restituire facilmente le fibre di cui è composta per riciclarle in nuova carta. Su scala europea, le fibre vengono usate in media 3,6 volte, più della media mondiale. La fibra subisce però un degrado meccanico e chimico, necessitando quindi di essere reintegrata con fibre lunghe.Dati recenti indicano, per l’industria cartaria, un consumo totale di materia pari a 10,08 milioni di tonnellate, per la produzione di 8,9 milioni di tonnellate di prodotti. Sul totale dei consumi, il 50,2% è costituito da materia seconda, il 35,4% da fibre vergini e il 14,4% da materiali non fibrosi come gli amidi. Si può quindi stimare, complessivamente, che circa l’89,1% delle materie usate sono costituite da materie seconde (maceri) o da materie rinnovabili (fibre cellulosiche e amidi). Il consumo di fibre vergini, in rapporto alla produzione di carta, si è progressivamente contratto negli ultimi dieci anni raggiungendo nel 2018 il suo minimo. Il nostro Paese importa importa il 94,1% della pasta per carta (cioè cellulosa da fibre vergini), principalmente dall’Europa e dalle Americhe; essa giunge da foreste coltivate e, in maniera crescente, da foreste certificate. In Europa e in altre aree le foreste coltivate per il legname da carta sono sempre più gestite in maniera sostenibile: l’89,8% delle foreste possedute o gestite dall’industria cartaria in Europa sono certificate secondo gli schemi FSC o PEFC, e il 90% della pasta di cellulosa acquistata dall’industria cartaria europea è certificata. Impiego d’acqua, emissioni e consumiIl riciclo interno dell’acqua è elevato e soltanto il 10% dei consumi di processo è costituito da prelievi. I consumi idrici del settore si sono grandemente ridotti nel corso degli anni; Le emissioni d’aria in atmosfera derivano soprattutto dalla produzione energetica, e sono le emissioni di CO2, di Nox (ossidi di azoto), SO2 (anidride solforosa), PM10 (polveri sottili). La conversione a gas naturale dell’alimentazione industriale ha di fatto azzerato le emissioni di anidride solforosa e largamente ridotto le emissioni di particolato. Le emissioni di ossidi di azoto e di CO2 sono invece proporzionali e determinate dall’entità dei consumi energetici. I processi cartari richiedono significative quantità di energia, sia di calore che di energia elettrica: i consumi energetici del settore cartario sono stati progressivamente efficientati, con una riduzione dei consumi totali – di combustibile ed elettrici – e dei consumi specifici. I fabbisogni energetici nel processo produttivo variano in funzione della materia prima, della tecnologia e del prodotto finito.Produzione e gestione dei rifiutiLa produzione specifica di rifiuto per tonnellata di prodotto è rimasta costante negli anni, con un leggero incremento dal 2013; si parla di 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti, corrispondenti a circa 165 kg per t di carta prodotta. Per più di un terzo, i rifiuti sono costituiti da flussi di carta che sono avviati a riciclo. Escludendo il flusso degli scarti recuperati, gli scarti di produzione dell’industria cartaria sono composti da fanghi e residui dalla depurazione delle acque, residui del processo di riciclo e fanghi di disinchiostrazione, scarti di vario genere come ferro plastica e legno, derivanti dalla gestione degli imballaggi. Il flusso di rifiuti più critico è costituito dalle circa 250 mila tonnellate di pulper e fanghi di disinchiostrazione stimate prodotte dall’industria cartaria di riciclo. Nonostante il miglioramento delle tecniche di processo, si è registrato un incremento nella generazione di questi residui dovuto sia all’introduzione di nuovi processi come la disinchiostrazione, sia al potenziamento delle capacità di trattamento degli impianti di depurazione delle acque, ma soprattutto all’aumentato impiego del macero, in particolar modo quello proveniente dalla raccolta differenziata, caratterizzato da un più elevato contenuto di impurità e di fibra non riutilizzabile.

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