di Maurizio PedriniQuello dell’hotellerie è senz’altro un settore d’importanza strategica per l’economia e il futuro del Paese, che attende però da anni di ottenere la giusta attenzione da parte delle Istituzioni, anche sotto il profilo dei percorsi professionali chiamati a guidare e gestire qualitativamente le strutture ricettive alberghiere. Ne abbiamo parlato, in questa intervista, con Alessandro D’Andrea, presidente dell’A.D.A., Associazione Direttori d’Albergo, per conoscere le misure di sicurezza, pulizia e sanificazione adottate durante la Pandemia e i progetti futuri.Come avete affrontato l’emergenza dettata dal Covid, soprattutto in termini di sicurezza igienica, definizione di protocolli e formazione mirata?“Dal punto di vista della pulizia dell’albergo non è cambiato granchè, perché questo elemento è sempre stato al centro dell’attenzione del direttore d’albergo. Si è cercato di potenziare e realizzare al meglio tutti quei servizi di sanificazione e sanitizzazione resisi necessari in base ai nuovi protocolli di sicurezza. Questi ultimi, peraltro, non sono mai stati resi ufficiali per il settore alberghiero. Noi stessi, tramite le associazioni di categoria Confindustria, Assohotel e Federalberghi, abbiamo predisposto dei documenti finalizzati alla massima sicurezza degli ospiti degli alberghi e dei collaboratori. Il tutto, prevedendo unità specifiche di sanificazione degli spazi comuni, delle camere e della ristorazione. Abbiamo messo in pratica ogni protocollo con il massimo rigore, consapevoli della sua efficacia, in quanto elaborato da un team di esperti, quali medici e specialisti del professional cleaning. Come A.D.A., tramite il nostro Centro Studi Manageriali, abbiamo inoltre implementato tutta una serie di attività di formazione e informazione, in primis per i nostri associati, incentrate non solo sulla parte sanitaria, ma sui diversi aspetti della problematica, dal blocco dei trasporti che ha portato le persone a non muoversi, ai rapporti con gli altri settori coinvolti, a partire da quello della ristorazione. Teniamo infatti presente che molti alberghi non dispongono della ristorazione interna e quindi hanno avuto diverse difficoltà nell’ospitare i clienti che ne facevano richiesta, proprio perché nel territorio circostante mancavano locali organizzati per offrire alla clientela da mangiare e da bere”. Lei, intervenendo al Theatre della Fiera ISSA PULIRE 2021 per portare la sua testimonianza, ha usato il termine “rinascita” per delineare lo scenario post-Pandemia dell’hotellerie: perché? “Ho parlato di rinascita perché ci aspettiamo dei grossi cambiamenti rispetto al passato, determinate specifiche aspettative espresse dagli ospiti dei grandi alberghi, peraltro sempre più attenti alla pulizia, all’igienizzazione e alla sanificazione a trecentosessanta gradi all’interno delle camere, nella ristorazione e anche nelle relazioni con il personale alberghiero. Mi riferisco prima di tutto alla costante sanificazione delle superfici e all’uso delle mascherine da parte dei collaboratori degli hotel. Questa attenzione sta portando il cliente a compiere scelte, anche diverse, della struttura in cui soggiornare, vivendo in modo nuovo la stessa. I clienti eseguono ricerche su elementi che prima venivano trascurati, come – ad esempio – il livello d’acquisto della biancheria loro riservata, piuttosto che l’impiego di attrezzature nuove, le quali devono essere loro consegnate ancora imballate. Un altro inedito aspetto riguarda il modo di vivere il territorio, perché nel post-Covid il cliente si sente maggiormente sicuro tra le mura alberghiere e a volte tende a vivere il tempo del soggiorno più all’interno dell’hotel piuttosto che all’esterno. Poi vanno considerati i mercati: dopo un anno e mezzo di viaggi e trasporti quasi completamente bloccati, specialmente quelli intercontinentali, adesso si stanno aprendo scenari turistici proiettati verso altri Paesi e i turisti prediligono soggiornare negli Stati dove vengono pienamente rispettate le condizioni di sicurezza. Un mercato che verrà sicuramente a mancare è quello del corporate, ovvero del turismo d’affari, perché tante aziende un tempo orientate ad organizzare trasferte dei propri clienti e collaboratori, oggi non lo fanno più. Lo stesso dicasi per le riunioni interne, ormai stabilmente sostituite da quelle virtuali on line, anche perché vige l’imperativo categorico dell’abbattimento dei costi. Non da ultimo, va considerato lo smart working: molte aziende che avevano gli uffici open space con i dipendenti che prestavano il loro regolare servizio in presenza, attualmente operano con la maggior parte dei loro impiegati a distanza. Questo fattore limita il consumo dei pasti, che una volta avveniva non solo nei bar sotto gli uffici, ma anche in quelli interni agli alberghi, con negative ricadute anche sull’impiego di mezzi pubblici e taxi, solo per citarne alcuni. In poche parole, gli alberghi nell’immediato futuro dovranno inventarsi dei nuovi business per compensare i mancati guadagni e questo modo nuovo di concepire l’essenza stessa del turismo”.Quali programmi avete per attribuire peso, dignità e professionalità al direttore d’albergo?“Le principali vie che stiamo percorrendo sono quelle del continuo aggiornamento professionale, che non deriva dalla semplice formazione. Non è essenziale, ora più che mai, limitarsi a preparare una persona ad un determinato lavoro, perché il nostro mondo è in continua e costante evoluzione di normative, regole anche non scritte, come quelle di carattere commerciale. Per non parlare dell’attenzione al clima, perché gli straordinari cambiamenti climatici in atto stanno condizionando le attività alberghiere, legate principalmente alla stagionalità. Il direttore d’albergo deve possedere una cultura aperta e flessibile, pronta ad affrontare tutte queste nuove situazioni. Puntiamo perciò a creare una vera figura manageriale, pronto a relazionarsi al meglio anche con le istituzioni esterne. Come A.D.A., proprio a tale scopo, abbiamo firmato un protocollo d’intesa con il MIUR per poter collaborare attivamente ai tirocini formativi degli studenti. Riteniamo infatti che il sistema di formazione scolastica superiore debba valorizzare molto la pratica. Stiamo inoltre seguendo un percorso di riconoscimento che preveda la necessità del direttore d’albergo all’interno delle strutture ricettive, affinché venga individuata la persona con le caratteristiche più idonee per assumersi gli oneri e gli onori della direzione operativa dell’hotel. Si tratta di un percorso estremamente faticoso, che ci vede interagire con vari ministeri. Non abbiamo alcuna intenzione di chiedere l’istituzione di un albo professionale, ma vogliamo che questa figura abbia caratteristiche professionali tali da garantire uniformità nei servizi e qualità nei confronti degli ospiti”.