Maurizio PedriniÈ stato un debutto decisamente fortunato e incoraggiante quello del live webinar dal titolo: “La pulizia negli ospedali e nelle RSA ai tempi della pandemia da Covid, esigenze, nuovi protocolli di sicurezza, tecnologie ed esperienze a confronto”, proposto dalla nostra rivista e trasmesso in versione digitale sulla piattaforma bigmarker giovedì 10 marzo, dalle 16.30 alle 17.30. Oltre 330 gli iscritti, a testimonianza del grande interesse per gli argomenti affrontati e l’autorevolezza degli ospiti intervenuti: il dottor Antonio Montanile, Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Brindisi, che ha relazionato sul tema “Buone pratiche di pulizia e sanificazione: esigenze e nuovi protocolli di sicurezza”; la dottoressa Maria Mongardi, Presidente di ANIPIO, Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo, che ha relazionato su: “Le ICA e gli organismi multiresistenti”; infine Andrea Loro Piana, responsabile gruppo Attrezzature di Afidamp, intervenuto per portare la voce dei produttori e distributori di macchine, attrezzature e prodotti per la pulizia professionale. Condotto dal dottor Maurizio Pedrini, giornalista e Direttore tecnico di Dimensione Pulito, il confronto ha mantenuto pienamente le aspettative, affrontando ad ampio spettro una problematica che in due difficili anni di emergenza sanitaria è divenuta centrale: quella degli interventi mirati di pulizia, sanificazione e disinfezione degli ambienti. Per la lotta al virus sono stati implementati nuovi processi e messe in campo nuove strategie e soluzioni che hanno visto uno sforzo straordinario da parte del personale medico, infermieristico delle aziende del settore professional cleaning.L’incontro a distanza ha ottenuto il patrocinio di ANMDO (Associazione Nazionale Medici Direzioni Ospedaliere) ANIPIO e AFIDAMP (Associazione dei Fabbricanti e Distributori Italiani di Macchine, Prodotti e Attrezzi per la Pulizia Professionale e l’Igiene degli ambienti). I relatori hanno guidato i partecipanti alla riflessione sulle nuove esigenze e sui nuovi protocolli di sicurezza, in una vera e propria tavola rotonda con esperienze a confronto. In apertura, il dottor Montanile ha posto in evidenza come il settore delle pulizie e delle sanificazioni abbia svolto un ruolo essenziale nell’emergenza Covid, specialmente nelle strutture ospedaliere, sottolineando che esso avrà un compito fondamentale anche nella cosiddetta “Fase 2”, per favorire la ripartenza del Paese. Infatti, la ripresa di qualsiasi attività dovrà necessariamente essere anticipata da una vasta opera di sanificazione. Esaminando le criticità, l’esperto ha messo in luce come nel contesto emergenziale siano emerse alcune difficoltà di carattere sistemico per gli operatori del settore: innanzitutto la concorrenza sleale da parte di imprese improvvisate e prive di professionalità, che si sono candidate – pur non possedendo alcun know how – a svolgere attività che non possono prescindere, nel loro espletamento, dalla professionalità di chi le organizza e chi le svolge. Un altro elemento negativo è stato il moltiplicarsi di protocolli di sanificazione “fai da te”, che prescindono da qualsivoglia approccio scientifico. “In un contesto emergenziale come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo”, ha aggiunto Montanile, “le informazioni scientifiche sul come affrontare il Coronavirus SARS CoV 2 sono poche, in continuo aggiornamento e non sempre univoche, per cui appare utile fornire delle indicazioni operative allo scopo di orientare le attività di disinfezione/sanificazione verso metodiche d’intervento intrinsecamente valide e, nel contempo, prive di rischi di danni all’ambiente, alla salute dei cittadini, di quanti operano nei settori sanitario e della pulizia/sanificazione. “Sappiamo bene”, ha precisato il relatore, “che la trasmissione del virus avviene sia per via diretta (da droplets o attraverso l’aerosol ricco in particelle virali), sia per via indiretta (attraverso superfici contaminate); riguardo a quest’ultima modalità”, ha spiegato, “c’è da precisare che i tempi di sopravvivenza di SARS-CoV 2 al di fuori dell’organismo infetto non sono del tutto noti, in quanto ad oggi non esistono studi specifici in tal senso”. Montanile ha quindi brevemente analizzato i requisiti richiesti per l’esercizio dell’attività di pulizia e sanificazione in forma di impresa, che sono regolamentati dal Decreto Ministeriale del 7 luglio 1997, numero 274. “In modo estremamente sintetico”, ha sottolineato, “possiamo dire che, per esercitare l’attività di sola pulizia e/o disinfezione (lettere a e b dell’art. 1 comma 1 DM 274/97) occorrono solo i requisiti di onorabilità ed economico finanziari. Per svolgere anche attività imprenditoriale di disinfestazione e /o derattizzazione e/o sanificazione (lettere c, d ed e) dell’art. 1 comma 1 DM 274/97 occorrono, oltre a quelli del punto precedente, anche i requisiti tecnico-professionali (art. 2 comma 3 del DM 274/97), tra cui la presenza del preposto alla gestione tecnica”. Analizzando successivamente le principali operazioni di pulizia previste per una struttura sanitaria, il Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Brindisi ha stilato un prezioso elenco. Al primo posto, ha collocato la necessità di assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago. Nel caso di presenza di una persona con COVID 19, all’interno dei locali, si procede alla pulizia e sanificazione secondo le disposizioni della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute, nonché alla loro ventilazione. Occorre inoltre garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti. In ottemperanza alle indicazioni del Ministero della Salute, secondo le modalità ritenute più opportune, si possono organizzare interventi particolari e periodici di pulizia. Nelle aree geografiche a maggiore endemia, in aggiunta alle normali attività di pulizia, è necessario prevedere, alla riapertura, una sanificazione straordinaria degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, ai sensi della circolare 5443 del 22 febbraio 2020. “In relazione alle procedure”, ha affermato il relatore, “particolare attenzione meritano: gli interventi di pulizia periodici; le modalità operative, ad esempio la disinfezione dei locali a maggiore o minore rischio, a seconda dei livelli di umidità, stazionamento prolungato e/o elevata densità di frequentazione; i metodi alternativi di pulizia e disinfezione, mediante l’uso del vapore; la formazione del personale e i sistemi di verifica; la pulizia e sanificazione delle condotte aerauliche (impianti di condizionamento e di climatizzazione con controllo qualità dell’aria e termoigrometrico; impianti di termoventilazione con controllo qualità dell’aria e termico escluso quello igrometrico; impianti di ventilazione). Particolarmente stimolanti, le considerazioni finali tracciate dal dottor Montanile. “Il contesto emergenziale”, ha precisato, “ha posto in luce alcune difficoltà di carattere sistemico per gli operatori specializzati nel settore della pulizia/sanificazione, da ricollegarsi a vari fattori: alla non univocità delle informazioni disponibili; alla presenza di imprese improvvisate e senza alcuna professionalità; al moltiplicarsi di Protocolli di sanificazione privi di un minimo approccio scientifico. In relazione alle imprese di pulizia”, ha detto a chiare lettere Montanile, “è emersa la necessità di una ulteriore regolamentazione dell’attività di pulizia/sanificazione in forma di impresa, con la forte raccomandazione che ogni impresa, oltre al possesso di tutti i requisiti previsti dal D.M. 7 luglio 1997, n. 274, si avvalga di un responsabile Covid per la disinfezione/sanificazione esperto di Igiene e Medicina preventiva e che, a sua volta, l’Azienda presso cui il servizio viene svolto, disponga di un responsabile Covid per la disinfezione/sanificazione esperto in Rischio Clinico e Qualità. È stata poi sottolineata”, ha aggiunto, “l’importanza di specifici piani di formazione degli operatori addetti al processo di pulizia e sanificazione dell’ambiente ospedaliero, cui deve provvedere l’ente interno o l’azienda che svolge le operazioni di pulizia”.La formazione, dunque, è chiamata a svolgere una funzione sempre più delicata e pregnante, prevedendo sia corsi base sulle procedure, la sicurezza e qualità, sia step successivi di specializzazione, a seconda della tipologia dei locali dove l’addetto opera. Infine, altro punto al quale Montanile ha assegnato un peso fondamentale, quello dei sistemi di verifica e controllo circa l’efficacia “certificata” degli interventi di pulizia attuati”. La dottoressa Mongardi, dal canto suo, ha esordito rilevando come la pandemia abbia posto in risalto un problema cronico, quello della sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere ed extra sanitarie. “Le lezioni che ne abbiamo ricavato”, ha aggiunto, “sono state molteplici, facendoci comprendere quanto sia importante la trasmissione inanimata dei microrganismi multiresistenti agli antibiotici. Peraltro”, ha continuato, “l’emergenza pandemica non ha certamente diminuito l’epidemiologia delle infezioni correlate all’assistenza, né – tantomeno – il fenomeno dell’antibiotico resistenza. Purtroppo”, ha ammesso, “presi dall’impreparazione e dall’emotività si sono compiuti errori ed hanno prevalso scelte che inevitabilmente poggiavano poco sulla scientificità. “Abbiamo capito”, ha proseguito la presidente di ANIPIO, “che la sanificazione ambientale è sempre assai importante, non solo nell’evento pandemico, e che questo processo va governato in modo sostanzialmente diverso da quanto avvenuto finora. È emerso con forza il concetto che dalle superfici si possono trasmettere organismi più o meno rilevanti, potenzialmente responsabili di eventi infettivi. Ci siamo resi conto di come si debbano rivedere anche i criteri alla base dell’assegnazione delle gare d’appalto perché a volte sono emerse da parte delle direzioni ospedaliere gestioni inadeguate, che non hanno dedicato sufficiente attenzione ai processi di pulizia, sanificazione e disinfezione”. La dottoressa Mongardi si è quindi soffermata sulla valutazione: “A tale proposito”, ha precisato, “possono trasparire gli aspetti burocratici, rispetto ad altri maggiormente cogenti o potenziali. È necessario comunque compiere un vero salto di qualità nella pulizia”, ha affermato con convinzione, “sul come puliamo, con quale frequenza e con quali attrezzature, puntando molto sulla formazione degli addetti. “Quando si pulisce”, ha spiegato, “è bene sapere che si opera in una scatola trasparente, e noi – come infermieri specializzati – siamo tenuti ad osservare attentamente non solo come vengono effettuate le pulizie e in che modo si comporta il personale, ma pure quali attrezzature vengono impiegate nei vari ambienti. Anche dalla semplice osservazione dei carrelli utilizzati, è possibile farsi una precisa idea del personale impiegato e di come opera l’impresa di pulizia”.In sostanza, dunque, la pandemia ha rinnovato l’importanza delle superfici, che non sono soltanto i pavimenti o le pareti, ma anche tante altre tipologie frequentemente toccate nelle postazioni mediche o infermieristiche che - a seconda delle caratteristiche delle gare d’appalto - gli operatori possono pulire e sanificare, o meno. La relatrice ha convenuto con il dottor Montanile circa l’assoluta necessità di effettuare un salto di qualità rispetto a punti chiave quali: la formazione degli addetti, alle modalità di pulizia, al governo delle attrezzature. Il tutto sempre con la massima apertura all’uso delle nuove tecnologie, perché col passare del tempo possono emergere approcci di sanificazione innovativi, in grado di superare l’impiego del classico disinfettante a base di alcol o ipoclorito di sodio. Proprio sul problema della sanificazione e disinfezione delle superfici, la dottoressa Mongardi ha lanciato un grido d’allarme: “Secondo l’Ocsee l’antibiotico-resistenza costerà all’Italia 13 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro ndr) entro il 2050. È una pandemia silenziosa, di cui si parla meno, ma che come il Covid può colpire ognuno di noi, soprattutto i soggetti fragili, anziani e polipatologici, gli immunodepressi e anche chi ha contratto il virus Sars-Cov2”. Da ciò l’assoluta necessità da parte degli amministratori della sanità, di non guardare solo ai costi e al risparmio, nella consapevolezza che investire nelle pulizie, sulla qualità dei processi, sulle attrezzature e sulla formazione, rappresenti un sicuro investimento in prevenzione e salute. La relatrice ha poi esaminato il fenomeno delle ICA: “In Italia perdono la vita ogni anno 10.780 persone per infezioni ospedaliere da antibiotico-resistenza. Entro il 2050 poi, saranno circa 450mila le persone che moriranno e questo fenomeno sarà costato al nostro Paese almeno 12 miliardi di euro. Questo è il dato allarmante emerso dall’ultimo censimento della Società nazionale degli infermieri specialisti del rischio infettivo, condotto a fine 2019, poco prima dello scoppio della pandemia, e aggiornato a ottobre 2021”. Mongardi ha definito inadeguata la formazione degli operatori sanitari e sociosanitari per quanto riguarda la prevenzione, il controllo e la sorveglianza delle infezioni ospedaliere e forti anche le deficienze strutturali e tecnologiche. Le cause identificate sono in particolare nella carenza di personale (infermieri specializzati e medici igienisti) e nella malpractice prescrittiva. A questi si somma il ‘disinvestimento’ in professionisti con un’adeguata formazione per ricoprire il ruolo di medico igienista o di infermiere specialista nel rischio infettivo, a vantaggio di reti cliniche di infermieri e di medici che – anche se indispensabili – non possono controbilanciare adeguatamente ed efficacemente la carenza di competenze di governo del rischio infettivo. “Se vogliamo davvero controllare questo preoccupante fenomeno”, ha concluso la presidente di ANIPIO, “le aziende devono modificare le loro strategie. Il Rapporto Marsh che monitora l’andamento del rischio clinico e del contenzioso medico legale, è un monito preciso perché ci dice che le infezioni correlate all’assistenza rappresentano già il 7,4% delle controversie sanitarie; un dato destinato purtroppo a crescere in maniera esponenziale, se non sarà invertita la rotta, con un serio ed efficace controllo di tutte le criticità, tenendo l’attenzione puntata su tutti gli aspetti. Perciò, senza confidare troppo sull’antibiotico terapia, è importante che anche le pulizie vengano effettuate all’insegna della massima professionalità, ovvero con attrezzature, quali i carrelli, e macchinari specifici”.Stimolante e ricco di spunti anche l’intervento di Andrea Loro Piana: “A cominciare dal 2020, al tempo del primo lockdown attuato selettivamente a Lodi, Codogno e successivamente in tutta Italia”, ha esordito, “le aziende del settore, che AFIDAMP rappresenta hanno dovuto affrontare uno scenario inedito che le ha duramente impegnate, a cominciare dal blocco con i codici Ateco. Successivamente hanno dovuto inventarsi i loro protocolli interni per far fronte al SARS CoV 2, facendoli applicare dalle maestranze. Hanno dovuto far fronte alle varie ondate di pandemia con assenze dei lavoratori che, via via si ammalavano a rotazione e, successivamente, con il diffondersi delle vaccinazioni e dell’utilizzo del green pass, si sono trovate di fronte l’assenza di buona parte dei lavoratori per varie ragioni. Le difficoltà nel reperimento delle materie prime e gli aumenti di prezzi nel 2021 sono stati la prima avvisaglia della tempesta che affrontiamo oggi insieme alla preoccupazione della guerra alle porte”. Loro Piana ha proseguito riprendendo il trait d’union dei relatori che lo hanno preceduto: “Sono convinto anch’io”, ha detto, “che si debba cogliere l’opportunità data da un evento terribile come la pandemia, per un deciso cambiamento, che investa la formazione e la qualità degli interventi, facendo bene i conti, però, con la realtà dei fatti che vede oggi i budget di spesa per le pulizie negli ospedali sempre più compressi. Le nostre imprese di pulizia, purtroppo, si trovano nell’impossibilità di mettere in atto competenze e capacità assai elevate, umiliate dalla logica e dalla pratica di gare d’appalto condotte all’insegna del massimo ribasso. Ecco perché, guardandoci bene allo specchio, dobbiamo chiedere con forza che vengano finalmente allocate risorse adeguate, serie e coerenti per corrispondere alle legittime aspettative di una pulizia e sanificazione ambientale ospedaliera che dia effettive garanzie in termini di prevenzione e sicurezza”. Loro Piana ha posto in risalto sia l’elevata qualità delle industrie italiane del settore, i cui prodotti sono assai apprezzati all’estero, sia quella delle imprese di servizi, pienamente all’altezza della sfida costituita dall’esternalizzazione dei servizi, anche a livello ospedaliero. “Ovviamente”, ha aggiunto, “esistono purtroppo aziende improvvisate e assolutamente inadeguate, ma ve ne sono altrettante, se non di più - di grandi e piccole dimensioni - in grado di offrire ai nosocomi di tutta Italia servizi davvero eccellenti. La pandemia”, ha concluso, “ha portato alla ribalta anche l’improvvisazione, con imbianchini che sono diventati sanificatori solo perché il commercialista nella visura camerale aveva previsto per loro l’attività di disinfestazione; abbiamo osservato come in tanti si siano inventati mascherine fatte in modo artigianale, adeguandosi ad una situazione emergenziale in cui mancava quasi tutto. I fabbricanti di macchine per la pulizia hanno dato vita, anche stavolta con grande creatività e capacità innovativa, a soluzioni ed applicazioni per le macchine dotandole di sistemi sanificanti, rivelatisi decisamente utili per il trattamento anti Covid delle superfici. In definitiva”, ha concluso Loro Piana, “la pandemia ha sancito la centralità della pulizia professionale a tutto tondo, specialmente di quella ospedaliera; ora occorre che istituzioni e opinione pubblica non facciano calare il sipario su un comparto di vitale importanza per l’economia e, soprattutto, per la qualità della vita e la salute dei cittadini”.