Elena ConsonniIl marchio viene concesso ai prodotti e servizi che rispettano criteri ecologici e prestazionali stabiliti a livello europeo. Le regole non coinvolgono solo la formula del prodotto, ma il contenuto etico-sociale che sottostà a produzione, alla trasformazione, all’uso di materie prime, al processo di produzione e fruizione del prodotto oggetto di etichettatura ecologica. I requisiti generali o criteri di giudizio sono riportati nell’articolo 6 del regolamento, dove sono presi in considerazione diversi aspetti:
- gli impatti ambientali più significativi come cambiamenti climatici, biodiversità, consumo di energia e di risorse, produzione di rifiuti, emissioni e inquinamento, riciclaggio;
- la sostituzione delle sostanze più pericolose con sostanze più adeguate;
- gli aspetti sociali ed etici e il principio della riduzione degli esperimenti sugli animali;
- i criteri stabiliti per altri marchi ambientali (es. EN ISO 14024 rev. 2018) in modo da accrescere le sinergie tra prodotto offerto e l’accuratezza e l’affidabilità delle informazioni ambientali (etichetta);
- i requisiti intesi a garantire che i prodotti funzionino correttamente secondo l’uso previsto e in modo uguale o migliore rispetto ai corrispondenti prodotti tradizionali.
I prodotti Ecolabel sono costruiti con lo scopo di rientrare nei parametri di ecosostenibilità stabiliti dalla CE. Ci sono tabelle che indicano gli ingredienti non ammessi nelle formulazioni, quelli sconsigliati, e i livelli soglia che devono essere rispettati…Tra le sostanze che sono regolamentate dalle tabelle allegate al regolamento 66/2010 e suoi aggiornamenti, figura per esempio l’EDTA, che nella sanificazione tradizionale sta alla base dei detergenti monofase. Limitando l’uso di EDTA si creano problematiche di sicurezza nelle aree di tipo produttivo. Nella costruzione delle formule per sanificanti manuali, che sono quelli che vengono generalmente impiegati nelle attività di ristorazione e in genere di somministrazione, che vogliono ottenere il marchio Ecolabel si prendono materie prime catalogate a minor impatto ambientale e si introducono nella formula in concentrazione vincolata dai limiti del regolamento. Poiché l’obiettivo è evitare di dover apporre pittogrammi di pericolo, come quello di corrosione, le concentrazioni delle varie materie prime sono dosate con l’intento di scendere, ma a quel punto viene meno il principio che i prodotti ecolabel debbano essere a pari efficacia o superiore a quelli tradizionali (come richiesto dal Regolamento).Tanto per fare alcuni esempi, la soda caustica è il componente principale dei detergenti alcalini. È classificata corrosiva a concentrazione superiore al 2%. Per ottenere l’Ecolabel, quindi, nel detergente si introduce soda caustica a concentrazione inferiore al 2% per declassare l’etichettatura a irritante (sono definiti irritanti i prodotti con concentrazione tra 0,5 e 2%), oppure si costruiscono prodotti pronti all’uso (da non diluire) con soda inferiore allo 0.5%. In questo modo in etichetta viene meno anche il simbolo ‘irritante’. Un altro esempio è dato dai prodotti acidi per eseguire la disincrostazione. “La disincrostazione acida eseguita con acidi minerali è efficace e rapida, ma il disincrostante, solitamente acido fosforico o nitrico, va etichettato corrosivo. Allora nella formulazione si sceglie un acido vegetale, ad esempio l’acido citrico che è solo irritante, ma dosato in formula a concentrazione inferiore al 5% per non avere alcun pittogramma di pericolo. Il prodotto è ovviamente pronto all’uso.Un'altra classe di prodotti molto usati nella sanificazione manuale sono i Sali di ammonio quaternario. Essi implicano una etichettatura con simbolo nocivo per l’ambiente. Se si vuole ottenere il marchio Ecolabel vanno tolti dalla formula e sostituti con acido lattico, oli essenziali (es. citronella, eucalipto, tea oil) che, a parità di concentrazione, sono igienizzanti ad azione meno energica rispetto ai tradizionali disinfettanti ma più ecocompatibili. Sono prodotti a maggiore concentrazione (pronti all’uso), hanno un costo maggiore e sull’operatore ricade maggiore fatica (e responsabilità).Per quanto riguarda i prodotti a base alcolica, l’alcool deve essere etichettato come ‘infiammabile’. La soluzione è inserirlo in formula con una concentrazione di alcool inferiore alla soglia del test di infiammabilità. In queste condizioni, però, la presenza dell’alcool è utile come detergente ma inutile come disinfettante. Come si evince da questi esempi, per ottenere un prodotto conforme al regolamento, l’opzione che spesso viene seguita è quella di fornire prodotti già pronti all’uso, non da diluire. Questo genera maggiore movimento di acqua in fase distributiva, trasporto merce. Questo fattore non è positivo in termine di impatto ambientale, perché si movimenta più acqua, rispetto ai prodotti concentrati da diluire.