Nuovi CAM ospedalieri e di pulizia

Maurizio PedriniIl primo obiettivo del nuovi CAM: modificare i criteri premianti delle offerte. Ampia ed esaustiva l’esposizione introduttiva di Paolo Fabbri.  Il 19 giugno 2021 - ha spiegato - è entrato in vigore il Decreto del Ministero della Transizione Ecologica n. 51 del 29 gennaio 2021 con il quale sono stati adottati i “nuovi” CAM per l'affidamento del servizio di pulizia e sanificazione di edifici e ambienti ad uso civile, sanitario e per i prodotti detergenti (pubblicato sulla G.U. n. 42 del 19 febbraio 2021). L’aggiornamento del gennaio 2021 si è reso necessario al fine di armonizzare, per quanto tecnicamente possibile, i due precedenti Decreti che ora sono abrogati: il DM 24 marzo 2012 (c.d. CAM Civili) e il DM 18 ottobre 2016 (c.d. CAM Ospedalieri). Con l’occasione, i “nuovi CAM” - che sono parte integrante del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi dell’Amministrazione pubblica (“PAN GPP”) - hanno recepito anche i contenuti della Comunicazione della Commissione Europea n. 98/2020 inerente al “Piano d’azione per l’economia circolare” che costituisce uno dei principali elementi del Green Deal europeo: il nuovo programma per la crescita sostenibile in Europa, che ha varato una strategia concertata per un’economia climaticamente neutra, efficiente sotto il profilo delle risorse e della competitività.  Uno degli obiettivi di fondo dei “nuovi” CAM per l'affidamento del servizio di pulizia e sanificazione di edifici e ambienti ad uso civile e sanitario - ha sottolineato il relatore - è quello di modificare i criteri premianti delle offerte al fine di diminuire i margini di soggettività nella valutazione. Tutto questo si è tradotto nella eliminazione nel DM 51 del 29 gennaio 2021 di un criterio premiante presente nei precedenti CAM e che aveva trovato un’ampia e semplice applicazione nelle gare d’appalto pubbliche: il Piano di Gestione ambientale del servizio di pulizia.  Secondo tale criterio premiante le imprese di pulizia venivano valutate - in termini discrezionali - mediante la descrizione, all’interno del progetto tecnico, delle misure di gestione ambientale che l’offerente si impegnava ad adottare, in caso di aggiudicazione, durante l’esecuzione del servizio.Contenimento degli impatti ambientali Nei nuovi CAM il “Piano di Gestione ambientale del servizio di pulizia è stato sostituito dal “Contenimento degli impatti ambientali lungo il ciclo di vita del servizio offerto” articolato in sette sub criteri tutti di natura quantitativa e tabellare. La scelta di privilegiare i criteri quantitativi e tabellari deriva probabilmente dal fatto che nelle gare d’appalto sia più agevole attribuire punteggi tecnici non derivanti dell’esercizio della discrezionalità spettante alla commissione giudicatrice. La scelta di eliminare tra i criteri di valutazione delle offerte il “Piano di Gestione ambientale del servizio di pulizia” nello stesso tempo però rischia di portare a una vera e propria omologazione della qualità ambientale delle offerte tecniche. Infatti, attribuire (o meno) punteggi fissi e predefiniti in ragione dell’offerta (o mancata offerta) di quanto specificamente richiesto o in base a formule matematiche spingerà tutte le imprese di pulizia a offrire quanto richiesto al fine di ottenere il punteggio più alto possibile. Questo scenario porterà a un incremento significativo delle certificazioni ambientali di prodotto e di processo ma nel medio periodo rischia di generare una vera e propria “conformizzazione” a tali criteri.  Inoltre - ha proseguito Fabbri - il “Piano di Gestione ambientale del servizio di pulizia” spingeva le imprese di pulizia e l’intera filiera dei dealer e dei produttori verso una continua ricerca delle migliori e più innovative soluzioni da un punto di vista ambientale.I sub criteri premianti controversiContinuando l’analisi dei sub-criteri mediante i quali si articola il “Contenimento degli impatti ambientali lungo il ciclo di vita del servizio offerto” alcuni di questi hanno generato non pochi dubbi tra gli operatori del settore, a iniziare dal criterio che premia il servizio di pulizia con operazioni esclusivamente manuali.Nello specifico si legge nel DM 51 del 29 gennaio 2021 che le stazioni appaltanti dovrebbero premiare le imprese che in sede di gara si impegnano formalmente a erogare il servizio di pulizia con operazioni esclusivamente manuali.  L’introduzione di questo criterio - ha detto a chiare lettere il relatore - rischia di generare criticità in termini di qualità del servizio e non è detto che determini dei vantaggi, da un punto di vista ambientale, così significativi. Da alcune sperimentazioni condotte sul campo, emerge che gli impatti ambientali più importanti in un appalto di pulizia non sono quelli derivanti dall’utilizzo dei macchinari di pulizia, al contrario la vera efficienza va ricercata nell’uso dei prodotti chimici, dell’acqua e nella riduzione dei rifiuti prodotti. Inoltre per la pulizia di ampi spazi - come aeroporti, stazioni, grandi sale d’aspetto - le moderne lavasciuga garantiscono notevoli livelli di efficacia in termini di risparmio energetico, idrico e di utilizzo di prodotti chimici. Se poi si legge tale aspetto in termini di qualità del servizio, il ricorso a operazioni esclusivamente manuali rischia di entrare “in conflitto” con indicazioni operative richieste in modo vincolante dal capitolato tecnico e difficilmente soddisfabili dalle rese (mq/h) derivanti da operazioni e interventi che non utilizzano macchinari.Altri sub criteri premianti particolarmente controversi riguardano la possibilità da parte delle stazioni appaltanti di premiare offerte caratterizzate: a) dall’intera fornitura di prodotti in carta tessuto costituiti da polpa non sbiancata, oltre che in possesso del marchio di qualità ecologica Ecolabel (UE) o di equivalenti etichette ambientali conformi alla norma tecnica UNI EN ISO 14024. Dal confronto con le principali aziende produttrici sembra di non facile attuazione il garantire nel processo produttivo della carta tissue l’assenza di processi di sbiancatura e di aggiunta di imbiancanti ottici; b) dall’uso di prodotti con una certificazione sull’impronta climatica UNI EN ISO/TS 14067 (Carbon footprint di prodotto) e/o uso di prodotti fabbricati da aziende con la certificazione SA 8000. Vengono infatti poste sullo stesso piano due diverse tipologie di certificazioni difficilmente paragonabili. Infatti la Carbon footprint è una certificazione ambientale e di prodotto mentre l’SA 8000 è una certificazione aziendale e che riguarda il rispetto dei principi di responsabilità sociale d’impresa. In questo caso quindi la valutazione delle offerte rischia di basarsi su criteri di premialità tra loro non comparabili. c) Dall’adozione di tecniche di pulizia innovative in grado di avere almeno la medesima efficacia in termini di igiene/qualità microbiologica (da dimostrare attraverso una pubblicazione scientifica) e la capacità di ridurre gli impatti ambientali (da dimostrare attraverso un LCA comparativo).  La corretta applicazione di tale criterio dovrà passare dalla definizione - non per nulla scontata - del significato del “tecniche di pulizie innovative” che non è stato fissato all’interno del DM 51 del 29 gennaio 2021.Principali novità del Decreto correttivoCon il Decreto Ministeriale del Ministero della Transizione Ecologica (Mite) del 24 settembre 2021 (pubblicato in G.U. n. 236 del 2 ottobre 2021) - ha aggiunto Fabbri - è stato modificato il DM n. 51 del 29 gennaio 2021, con il quale sono stati adottati i CAM per l’affidamento del servizio di pulizia e sanificazione di edifici e ambienti ad uso civile, sanitario e per i prodotti detergenti ed entrato in vigore il 19 giugno 2021.  Le modifiche introdotte dal Decreto Correttivo interessano, in prima battuta, le Specifiche Tecniche dei detergenti per quanto riguarda “Sostanze e miscele non ammesse o limitate. In particolare vengono introdotte nuove deroghe per la presenza di: fosfati organici nelle cere; fosfati organici; sostanze classificate H 411 Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata; sostanze classificate H 410 Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata nelle cere metalliche. Uno dei contenuti particolarmente controversi dei nuovi CAM del cleaning riguardava i prodotti ausiliari per l’igiene. Nello specifico, per gli affidamenti del servizio di pulizia sia in ambito civile che sanitario si prevedeva il divieto di utilizzo di “elementi tessili e carta tessuto monouso, fatto salvo documentati motivi di sicurezza, stabiliti e condivisi con la struttura di destinazione”. Il Decreto Correttivo prevede che in ambito sanitario tale divieto venga eliminato, mentre in ambito civile è ammessa la possibilità da parte della stessa stazione appaltante di derogarlo per motivi di motivi di sicurezza che non devono essere più documentati. Il valore dell'offertaL’impegno su più fronti delle aziende per recepire al meglio i nuovi CAM. Monica Mazzoli ha evidenziato come le aziende virtuose stiano investendo tempo e risorse per migliorare l’offerta di beni e servizi ad impatto zero. L’impegno sostenibile è ormai un valore imprescindibile che fa parte dei piani di sviluppo nel medio/lungo termine. Le aziende si stanno impegnando dunque su più fronti, mettendo in atto le seguenti azioni: politica di sviluppo sostenibile nel medio lungo termine; investimenti per Innovazione e infrastrutture; investimenti di Formazione del personale; investimenti per Approvvigionamenti green, certificazione dei processi di sostenibilità. Diventa fondamentale, per quelle aziende che si impegnano come noi concretamente ad aumentare la sostenibilità aziendale – ha spiegato la relatrice - riconoscere l’importanza della Progettazione dell’offerta basata su criteri oggettivi che premiano la qualità dei servizi. Altrettanto fondamentale è l’impegno delle Stazioni appaltanti a verificarne la conformità durante lo svolgimento del servizio. L’Operosa è stata, nel 2019, una delle prime aziende a livello europeo ad ottenere la certificazione Ecolabel dando vita alla divisione Bee Green, interamente incentrata ad erogare servizi nell’ottica di un sempre minore impatto ambientale e non ci siamo solo limitati a progettare un servizio riparametrato alla soglia minima del punteggio, come definito dal Protocollo stesso UE Ecolabel “BASE”, ma ci siamo chiesti quali sarebbero i benefici del soddisfare tutti i criteri del Protocollo UE Ecolabel “TOP”. Abbiamo deciso così di avviare nel 2020 un’analisi comparativa su tre Protocolli di pulizia, per analizzare i dati di impatto ambientale ed economico, osservandone i benefici anche sui lavoratori coinvolti. Protocollo BAU: non certificabile EU Ecolabel; Protocollo EU Ecolabel “BASE”: certificabile EU Ecolabel con punteggio sopra soglia minima (16 punti); Protocollo EU Ecolabel “TOP”: certificabile EU Ecolabel con punteggio elevato (30 punti).L’analisi si è svolta considerando il punto di vista ambientale e il punto di vista economico, con lo scopo di sperimentare nel cantiere la soddisfazione dei criteri definiti dal disciplinare EU Ecolabel del Servizio di Pulizia (Decisione 680/2018).  Il Protocollo ECO “TOP” sperimentato nello studio ha evidenziato una riduzione significativa degli impatti ambientali e in ogni caso una maggiore sostenibilità economica rispetto ai metodi ECO “BASE” e BAU. Con l’introduzione dei Nuovi CAM, il nostro reparto Ricerca & Sviluppo si è attivato per ripetere lo stesso progetto in modo da ottenere un’analisi aggiornata da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.Promuovere gli acquisti verdiLe innovazioni  introdotte negli appalti pubblici dal  D.Lgsl 502/2016: il caso della Regione Liguria. Assai articolato anche l’intervento di Nadia Galluzzo di Liguria Ricerche. Il Green Public Procurement, il processo attraverso il quale la Pubblica Amministrazione inserisce dei Criteri Ambientali nei bandi, rappresenta un’importante sfida non solo di natura ambientale. In Italia, il cambiamento apportato dal nuovo codice dei Contratti Pubblici (D. Lgsl 502/2016) costituisce un’innovazione di rilievo nell’ambito degli appalti pubblici: gli acquisti verdi da strumento di politica ambientale volontaria sono divenuti obblighi di legge, determinando importanti cambiamenti anche nelle dinamiche di mercato. La regola generale è divenuta pertanto la valutazione secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa a scapito degli acquisti al prezzo più basso.In Liguria la promozione degli acquisti verdi messa in campo dalla Regione è iniziata con una legge n. 31 del 2007 - che prescriveva l’inserimento di criteri ambientali nei bandi - e si è rafforzata negli anni promuovendo attività in collaborazione con gli enti locali del territorio. L’attenzione era principalmente incentrata quindi sul settore pubblico. Successivamente all’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici, è stato approvato un primo piano regionale triennale per il GPP nel 2017 e a fine 2021 si è proceduto al secondo. Trattasi di documenti di impegno e programmazione di azioni rivolte al territorio, con l’obiettivo di far crescere le competenze del settore pubblico nel redigere i bandi integrando i criteri ambientali minimi, pubblicati dal Ministero della Transizione ecologica, nonché supportare il mercato nel proporre soluzioni sempre più ambientalmente sostenibili. Attualmente tale piano è inserito peraltro in strategie più ampie quali la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile.Efficacia del Green Public ProcurementL’incontro tra domanda e offerta è di primaria importanza e al fine dell’efficacia dell’obiettivo del GPP è necessario che i bandi pubblici siano redatti correttamente e il mercato sia in grado di fornire prodotti e servizi con reali caratteristiche di sostenibilità ambientale. Tale processo risulta allineato all’importante passaggio, sancito nelle indicazioni dell’Unione Europea in comunicazioni e documenti di programmazione, dall’economia lineare all’economia circolare. Valorizzare processi produttivi con attenzione all’uso delle risorse, riducendo lo spreco e soprattutto la produzione dei rifiuti, comporta importanti cambiamenti nei processi produttivi e risultati molto importanti in termini ambientali e non solo. L’approccio alla sostenibilità non è limitato soltanto all’aspetto ambientale, ma altresì alla parte economica e sociale. Peraltro la sostenibilità ambientale è ormai ritenuta come motore di competitività delle imprese non solo sul mercato nazionale ma soprattutto su quello internazionale. Attraverso il piano degli acquisti verdi, Regione Liguria ha inoltre attivato un sistema di monitoraggio tramite l’osservatorio degli appalti, al fine di acquisire maggiori indicazioni sulle dinamiche di mercato in corso e in particolare seguire la redazione dei bandi “verdi” da parte delle amministrazioni pubbliche del territorio. Il trend degli ultimi anni è di notevole crescita ed interessa differenti categorie di beni e servizi, valutando quindi un impatto rilevante del GPP sul mercato. Da un’indagine condotta durante l’approvazione del primo piano regionale GPP, in collaborazione con la Camera di Commercio di Genova, è emerso che ben il 50% delle imprese ligure risultano interessate dal GPP con numeri importanti soprattutto afferenti al settore edilizio e alla ristorazione collettiva. A prescindere dal trend crescente degli acquisti verdi, restano notevoli difficoltà che interessano sia il lato della domanda sia quello dell’offerta. Dal lato della domanda, resta la difficoltà di redazione di bandi con un corretto inserimento di criteri che permettano una valutazione delle offerte efficace rispetto alla finalità, nonché un successivo passaggio di controllo e monitoraggio in fase di esecuzione dei contratti. I criteri ambientali minimi necessitano competenze specifiche per l’inserimento e “adattamento” all’interno dei bandi specifici di ciascuna amministrazione pubblica e ancor più tali competenze sono essenziali nella fase di valutazione delle offerte.   Dal lato dell’offerta - ha specificato Galluzzo - si nota  una marcata  difficoltà del mercato, almeno di alcuni settori, di rispondere a bandi con specifiche richieste di caratteristiche ambientali, proponendo forniture e servizi realmente competitivi e con evidenza di quanto richiesto nel capitolato. Il settore pubblico lamenta frequentemente la mancanza di evidenza o di prove “valide” del possesso delle caratteristiche ambientali presenti nelle offerte. Strumenti quali certificazioni di processo e di prodotto sono utili ma restano ancora sfumati i confini con altri strumenti che possono essere accettati anche al fine di non interferire restringendo troppo il mercato.  Le imprese probabilmente necessitano di spinte propulsive anche per investire in nuovi processi produttivi e nel qualificare in chiave realmente “green” i propri prodotti e servizi. Sono processi che richiedono tempi ma anche risorse e un impegno costante al miglioramento delle prestazioni ambientali. Il rischio altrimenti è il greenwashing che danneggia inevitabilmente il mercato. In campo c’è una reale crescita del settore produttivo. C’è la necessità, pertanto, di un continuo cambiamento, non solo culturale rispetto all’importanza della sostenibilità ambientale che interessa in realtà l’intera collettività, ma anche di preparazione per quanto riguarda le dinamiche di questo settore del mercato che interessa il 14% del Pil a livello europeo e che pertanto mette in moto notevoli risorse economiche.I prodottiQuali sono le caratteristiche dei prodotti rispondenti alla normativa CAM. Una riflessione sulle difficoltà del momento e sull’importanza della formazione. Matteo Marino, intervenuto a nome di AFIDAMP e del Gruppo che si occupa della detergenza chimica, ha focalizzato il suo intervento su alcuni aspetti fondamentali: le principali caratteristiche dei prodotti rispondenti alla normativa CAM, le specifiche tecniche dei detergenti, i prodotti aventi etichettatura di Tipo I, i prodotti concentrati, quelli per gli interventi specifici, le caratteristiche ecologiche degli imballi e i sistemi di dosaggio. Marino ha voluto inserire la sua esposizione e le sue riflessioni nel contesto assai preoccupante e problematico che sta mettendo a durissima prova i fabbricanti del settore, a seguito dell’assurda impennata del costo dell’energia e della difficoltà, sempre più marcata, di reperire sul mercato materie prime e componenti essenziali per la fabbricazione e produzione nel comparto dell’igiene professionale. In particolare, analizzando le peculiarità tecniche per impegni specifici per l’effettuazione delle pulizie periodiche straordinarie degli ambienti sanitari e ospedalieri rispondenti ai nuovi CAM, ha effettuato una dettagliata panoramica su: prodotti deceranti, agenti impregnanti e protettivi, incluse le ceramiche metallizzate. Si è quindi soffermato sulle caratteristiche richieste ai prodotti per moquette e tappeti, detergenti sgrassanti forti, prodotti di manutenzione dei mobili, del cuoio/pelle, dell’acciaio, disincrostanti per cucine/lavastoviglie, detersolventi, smacchiatori di inchiostri, pennelli, graffiti. Marino ha inoltre sottolineato come, in base alle nuove disposizioni, gli imballaggi in plastica debbano preferibilmente avere un contenuto riciclato almeno pari al 30%. Per quanto concerne la fornitura di materiale igienico sanitario per servizi igienici e la fornitura di detergenti per l’igiene delle mani, Marino ha sottolineato che, in base alla normativa, i saponi delle mani devono essere liquidi e in possesso del marchio di qualità ecologica Ecolabel (UE) o di equivalenti. Un aspetto richiamato più volte dal rappresentante di AFIDAMP è stato quello dell’accurata formazione degli operatori, che vede da sempre l’Associazione impegnata con determinazione per promuovere a tutti i livelli la cultura del pulito professionale. Marino ha messo in risalto la necessità della conoscenza e rigorosa applicazione, da parte degli addetti al servizio, dei protocolli specifici per le diverse aree di rischio. Si è quindi soffermato nell’analisi dettagliata degli elementi metodologici finalizzati a garantire una disinfezione efficace ed ambientalmente sostenibile, in funzione delle specificità dei luoghi, degli oggetti e dei materiali da trattare.

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