La nuova logistica è il futuro dell’industria

Maurizio PedriniPer le aziende produttrici di tecnologie per il pulito professionale, dinamiche e da sempre proiettate all’export, il problema di una efficiente ed economica gestione della catena distributiva e della logistica è sempre stato al centro dell’interesse. Al di là della scelta di mantenere o esternalizzare il servizio, si è assistito ad una progressiva presa di coscienza che il miglioramento dei flussi all’interno della catena logistica deve necessariamente coinvolgere e rendere protagonisti anche gli attori esterni: concessionari, distributori e clienti stessi, con l’obiettivo di governare al meglio l’intero processo distributivo. In questo contesto, è cresciuto – all’interno dell’industria di settore – il concetto di logistica integrata. In sostanza la vecchia “logistica” intesa come insieme di procedure e infrastrutture per lo spostamento di materiali e prodotti ha ceduto il passo a nuove prospettive offerte dalla logistica integrata. In questa prospettiva, attività quali: lo stoccaggio, la trasformazione, il trasporto e la gestione delle scorte, possono essere gestite seguendo il modello della logistica integrata, riconoscendo cioè che il modo in cui vengono coordinate fra di loro ha un’influenza sul risultato finale. Se tradizionalmente l’azienda ragionava in termini di unità organizzative separate, attualmente una visione così nettamente ripartita è superata, in favore di un approccio trasversale e complessivo. La logistica industriale, dunque anche per le PMI del nostro settore, sempre proiettate alla ricerca di nuovi mercati esteri,  non può più pensare di occuparsi solamente della movimentazione di merci e materiali, ma deve accordarsi anche con tutti gli altri reparti aziendali, dalla produzione al marketing. Molte aziende, di fronte alle sempre più complesse questioni organizzative  e alle disfunzioni nella catena della fornitura, produzione e distribuzione hanno scelto di risolvere il problema affidandosi all’outsourcing, esternalizzando cioè alcune attività logistiche. Una soluzione che, in molti casi – prima della complessa fase che stiamo vivendo ormai da anni, avviata dalla pandemia e proseguita con l’aumento dei costi delle materie prime, della bolletta energetica e con la guerra in Ucraina – ha effettivamente consentito loro di godere di alcuni vantaggi. Infatti, con l’esternalizzazione non solo si abbattono i costi usufruendo dei servizi offerti da compagnie specializzate con livelli di prezzo differenti e alta qualità, ma l’azienda può decisamente concentrarsi sul suo core business, ovvero sulla  fabbricazione di prodotti.  Altre aziende, hanno invece scelto di mantenere a tutti gli effetti la piena titolarità al proprio interno, cercando di organizzare al meglio questo servizio puntando a razionalizzare e ottimizzare la gestione della catena fornitura materie prime/distribuzione prodotto finito dal magazzino attraverso un efficiente sistema gestionale e di interscambio, in grado di velocizzare al massimo l’intero processo. Per l’intera industria italiana e per quella del professional cleaning in particolare la sfida del post pandemia investe oggi in pieno il ruolo, sempre più digitalizzato, in funzione 4.0 della logistica. Il folle rialzo del costo delle materie prime, il caro esponenziale della bolletta energetica, ma anche la transizione digitale e quella sostenibile, così come l’avvento dominante dell’e-commerce hanno costretto la logistica a fare i conti con una nuova, impegnativa  realtà. In questo scenario, la logistica italiana, nonostante tutte le difficoltà, ha svolto finora un ruolo trainante nella ripresa economica post-pandemia. Le imprevedibili evoluzioni future, dettate dal concatenarsi di eventi e fenomeni in gran parte inattesi e imprevedibili, che stanno rivoltando non solo il quadro geopolitico e geoeconomico internazionale, ma l’intera economia globalizzata, impongono però un nuovo salto di qualità, del quale il comparto produttivo dell’igiene professionale non potrà che positivamente risentire. Oltre al processo di integrazione, di cui già abbiamo riferito precedentemente, si pone infatti con forza l’esigenza di una logistica sempre più digitalizzata, smart, nella prospettiva di una reale, piena sostenibilità ambientale e green. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle, secondo l’autorevole studio dell’Osservatorio Contract Logistics Gino Market della School of Management del Politecnico di Milano, ha segnato la netta ripresa della cosiddetta contract logistics, che ha maturato un fatturato complessivo di ben 86 miliardi di euro. In questo ambito, i “servizi logistici avanzati” hanno pesato per un buon 10%, a indicare la portata del cambiamento in atto. Ma quali sono gli elementi che testimoniano maggiormente il profondo cambiamento in atto? Gli esperti citano, tra gli altri, la sperimentazione di nuovi materiali per gli imballi secondari, tesi a sostituire carta e cartone; la pallettizzazione dei prodotti; lo studio approfondito di un nuovo design. Insomma, è in atto nel settore un grande sforzo per ridurre, e di molto, la portata dell’impatto ambientale delle attività legate a trasporto e magazzino. In Italia, aggiungono gli studiosi, è in atto una trasformazione digitale profonda, inarrestabile e senza precedenti, trainata da tutte le soluzioni che investono la logistica 4.0. Le statistiche più aggiornate indicano che ogni operatore logistico sta sviluppando o ha già sviluppato almeno quattro-cinque progetti digitalizzati. Il 65% di essi riguarda attività di magazzino, il 35% attività di trasporto. Sono inoltre 275 i progetti 4.0 già realizzati dagli operatori in questione, dei quali il 23% è in fase di definizione, mentre il 45% delle imprese intervistate ha avviato almeno un progetto. Lo stimolante capitolo dell’integrazione racchiude ben il 35% dei progetti, mentre il 65% riguarda il magazzino e soprattutto un importantissimo processo di automazione. Tutti gli operatori del settore stanno rispondendo positivamente alla sfida, potenziando le attività nel segno della sostenibilità. Un altro interessante aspetto, che investe le aziende del professional cleaning è quello delle figure specializzate nel settore della logistica. Da una nostra piccola inchiesta, è emerso  che, mentre fino a qualche tempo fa, il responsabile interno all’azienda che vi si dedicava era una sorta di self made man (magazziniere, direttore operativo, responsabile di produzione o addirittura, in qualche caso, lo stesso amministratore delegato), attualmente le principali industrie stanno dotandosi di figure professionali ad hoc, espresse da corsi universitari specifici nel campo di economia ed ingegneria che introducono o trattano approfonditamente la logistica e le conoscenze basilari per poterla gestire al meglio. Sono nate così figure quali il supply chain manager (SCM), l’ingegnere logistico, il direttore logistico e il material manager. Il futuro, che è già presente, parla un linguaggio sempre più evoluto, affiancato dalle tecnologie intelligenti, dall’internet delle cose (IdC), da internet 4.0 e da simili tecnologie della comunicazione e dell’informazione (ICT). Del resto termini come “logistica intelligente” e “catena di distribuzione 4.0” sono concetti già ampiamente citati dall’Agenda EU del 2018.

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