Il dato che emerge, anche per la macchina “principe” dell’industria del pulito meccanizzato, la lavasciuga pavimenti, è che la domanda ha subito ancora un trend positivo, nonostante una minor propensione all’acquisto in certi settori, dovuta ai molteplici fattori congiunturali negativi. L’onda lunga della pandemia si fa ancora sentire: da un lato, positivamente, con una più marcata richiesta di macchine in grado di igienizzare e sanificare perfettamente le superfici, dall’altro con tutte le difficoltà connesse all’imbuto creatosi nell’accesso sui mercati dei fornitori, sia alle materie prime che alle componenti più sofisticate dell’elettronica. In questo contesto, l’elemento forse più stimolante è la dialettica progettuale fra industrie che si sono spinte ancora avanti, nella ricerca di soluzioni sempre più tecnologicamente avanzate, specie nel controllo da remoto, rispetto ad altre le quali stanno puntando ancor più sulla meccanica tradizionale, privilegiando la tenuta e robustezza dei modelli. Il quadro d’insieme che emerge dalla nostra inchiesta offre comunque più luci che ombre, con un Made in Italy che, almeno per quanto concerne questo comparto produttivo, appare più che mai dinamico e competitivo. Abbiamo interpellato alcune aziende protagoniste del comparto per raccogliere la loro testimonianza a bilancio dell’anno che volge al termine, per raccogliere le loro esperienze di fronte alle enormi difficoltà del momento e conoscere i loro progetti di fronte alle grandi sfide dell’innovazione e della sostenibilità ambientale.Partiamo dal vostro bilancio, sia in termini di volumi produttivi che di fatturato, in relazione allo scorso anno e al primo semestre del 2022: com'è andata? Quali segnali stanno pervenendo dal mercato, in particolare dalle esportazioni?“Non possiamo che essere più che soddisfatti - spiega Raimondo Aldrovandi, Direttore Commerciale del Gruppo IPC. Il 2021 è stato un anno ottimo in termini di fatturato e il 2022 lo ha addirittura superato! Nel mercato interno abbiamo visto una crescita del 20% e questo incremento è dovuto sostanzialmente alle innovative tecnologie sviluppate ed applicate alle nostre nuove lavasciuga, sempre più affidabili e robuste. Pur prevedendo un possibile rallentamento della domanda, stiamo mettendo in campo soluzioni innovative per poter mantenere la nostra posizione sul mercato”. “Per noi - commenta Gian Paolo Accadia, AD di Adiatek - i primi nove mesi del 2022 si sono conclusi con un aumento di fatturato del 7,15% rispetto all’anno precedente. In termini di volume produttivo abbiamo avuto solo un piccolo incremento”. “Durante la pandemia - afferma Paolo Taoso, Marketing Manager di Comac - il mondo del cleaning professionale ha avuto una notevole crescita, oggi infatti viene data maggiore attenzione alla pulizia e al livello di igiene degli ambienti per tutelare la salute delle persone. La sanificazione è diventata fondamentale nella prevenzione per ridurre il rischio di contagio e molte aziende hanno iniziato a utilizzare dispositivi professionali per la pulizia dei luoghi di lavoro. Questa tendenza ha causato un impatto positivo sul bilancio della nostra azienda, segnando una crescita dei volumi di vendita e delle esportazioni. Un mercato sempre più attento e rivolto all’adozione di tecniche di sanificazione innovative, ha permesso a Comac di ampliare la gamma prodotti presentata, in modo da soddisfare pienamente tutte le esigenze della clientela. La mission di Comac è infatti quella di dare valore alla pulizia offrendo soluzioni che la rendano professionale e migliorino la vita delle persone. L’impegno verso i clienti è uno dei punti cardine di Comac che da sempre cerca di soddisfarlo attraverso la realizzazione di soluzioni personalizzate”. “Abbiamo chiuso il 2021 con dati in crescita per tutte le linee di lavasciuga Lavor - spiega Dante Rossetti, Responsabile Marketing di Lavorwash. In generale il 2021 si è caratterizzato per dati incoraggianti di crescita sia dal mercato interno che per quanto riguarda l’export. Nel primo semestre 2022 questo trend si è confermato. Un leggero rallentamento, sia per il mercato nazionale che per l’export, lo stiamo vedendo per il secondo semestre 2022”. “Il nostro bilancio, relativo alle lavapavimenti, contrariamente alle attese, vista la pandemia e la situazione geopolitica non proprio delle migliori - interviene Daniele Sambati, Sales Director di RCM - è comunque positivo. Abbiamo avuto una buona crescita, ed in particolare in Italia, anche se le esportazioni hanno continuato il trend che abbiamo da parecchi anni di una discreta crescita. D’altra parte, come più volte detto, RCM esporta quasi il 70% della propria produzione e, per fortuna, a parte la pandemia, non tutto il mondo risente degli effetti negativi della situazione attuale”. “Dal nostro punto di vista - dice Stefania Re, Responsabile Vendite e Marketing di Dierre - i volumi tra il primo semestre 2022 e il primo semestre 2021 sono rimasti sostanzialmente stabili, senza significative variazioni. Certo, un dato emerge con forza: c’è grande interesse per le lavasciuga usate, dunque per modelli robusti e affidabili, che offrano reali garanzie di buone prestazioni”. “Quello che ci lasciamo alla spalle - risponde Eugenio Cagna, CEO di KlinMak - è stato un un anno altalenante con alti e bassi. Un Interclean promettente, con tuttavia un contenuto prosieguo postfiera e un fine anno ricco di timori. L’anno, probabilmente, si concluderà per Klinmak con un incremento molto significativo, tuttavia anche con tante nuvole nere all’orizzonte”. “Il 2022 - precisa Michele Massaro, presidente di Lindhaus - è in linea con il 2021 in termini di fatturato con un leggero incremento nel mercato italiano e una crescita più sostanziosa nel mercato statunitense. L’Europa in generale sta soffrendo l’emergenza pandemica ed ora quella energetica. Il fatturato leggermente crescente non è un dato significativo visto che costi di materie prime e componenti sono schizzati alle stelle. Gioco forza è stato necessario adeguare i listini di vendita e quindi le quantità sono in flessione. La politica italiana dall’entrata nell’euro in poi ha portato l’Italia dal 4° all’8° posto come potenza industriale, ha fatto quasi triplicare il debito pubblico in 20 anni. Parlando poi della svendita sistematica delle aziende di stato e la privatizzazione dei servizi pubblici hanno portato a costi sempre maggiori con servizi sempre peggiori. A questo è seguita l’agenda Draghi per la distruzione e svendita della piccola e media industria Italiana. La logica è quella di dare in mano alle multinazionali straniere tutto il comparto produttivo. Questo ovviamente è dichiaratamente contro l’Italia, minando costantemente la nostra competitività. Non parliamo poi delle grandi aziende e le multinazionali (Amazon in testa) che sfrutta manodopera a basso costo in Italia, distrugge la piccola e media distribuzione e paga una miseria di tasse in Irlanda, altri gruppi in Olanda o Lussemburgo. La concorrenza sleale, il livello esagerato di tassazione, la difficoltà a trovare personale, sono tutti elementi fortemente penalizzanti e demotivanti. Non a caso migliaia di imprenditori hanno venduto le aziende a fondi o gruppi”. “Per noi - interviene Massimiliano Borra, Responsabile Marketing di Dulevo International - quello delle lavasciuga pavimenti è un mercato di nicchia, che però anche nel 2022 è andato molto bene. Abbiamo puntato specialmente sulle uomo a bordo, con richieste e indici di crescita che in parte non ci aspettavamo. Credo che oggi la domanda principale da porsi, per noi produttori, sia se l'evoluzione di questa tipologia di macchinari sia legata solo ad una tecnologia sempre più sofisticata, oppure se la vera forza risieda nella meccanica. Un altro aspetto che abbiamo notato che sono sempre più richieste macchine di piccole dimensioni, in grado di operare senza operatore: oggi a richiederle sono soprattutto i magazzini”. Stefano Grosso, Direttore Commerciale ISC Group, è positivo: “Sostanzialmente - spiega - il 2022 si concluderà in pareggio di bilancio e ci vedrà allineati, per quanto concerne le lavasciuga pavimenti alla condizione pre Covid-19. Oggettivamente è meglio fermarsi qui, perché fare previsioni risulta assai complicato. L’obiettivo che ci eravamo dati era quello di salire di qualche punto, in termini di fatturato e volumi di vendita, ma bisogna fare i conti con un sistema di supply chain che oggi risulta davvero sofferente. Poi bisogna riconoscere che il problema più grosso per il mondo dell’industria è quello del reperimento dei materiali: attualmente parecchie produzioni sono ferme”. Alessandro Fiorentini, AD dell’omonima azienda, è ottimista. “Le confesso - esordisce - che quest’anno non siamo riusciti a star dietro agli ordini. Le nostre vendite sui principali mercati sono aumentate considerevolmente, forse a causa delle difficoltà di approvvigionamento da parte della concorrenza. Semmai, l’unico vero problema che ci assilla è quello delle spedizioni, proprio perché sono tanti. Forse il segreto del nostro successo è che, anche nel campo delle macchine lavasciuga, abbiamo investito molto in Italia: non dimentichiamo che la nostra è una delle poche aziende del settore che produce interamente sul territorio nazionale, inoltre non siamo dei semplici assemblatori, ma realizziamo in autonomia l’intero ciclo della catena produttiva”. Pietro Mambrini, Marketing and Product Mgmt presso Künzle & Tasin, è prudente: “Credo - afferma - che per quanto attiene il mercato delle lavasciuga pavimenti in generale sia un po’ azzardato fare delle previsioni. Per quanto ci riguarda, ci stiamo allargando molto in questa nicchia e siamo soddisfatti. Noi produciamo solo macchine uomo a terra, con funzione sia di spazzatrici polveri che lavasciuga. Si tratta perciò di una minuscola combinata vincente che opera perfettamente in certi ambienti, soprattutto nelle aziende che necessitano di un trattamento misto. Non solo: la macchina va a nozze anche sui campi da tennis in terra battuta, operando sia a secco che con acqua. Le nostre aspettative per il 2023 sono assai positive”.Possiamo brevemente esaminare le problematiche maggiori attualmente sul tappeto, a livello produttivo e aziendale, e le modalità attraverso le quali avete cercato di farvi fronte al meglio?“Ovviamente - spiega Borra - anche noi siamo stati colpiti da questa impressionante serie di eventi che non potevamo in gran parte prevedere: inutile nascondere che stiamo soffrendo, come tutte le aziende italiane. Questa situazione ci ha suggerito tutta una serie di cambiamenti: per esempio nel modo di montare le macchine; inoltre abbiamo organizzato in modo nuovo il magazzino, monitorando costantemente il flusso e l’impiego delle materie prime e della componentistica, acquisendo tempestivamente soprattutto le parti che ritenevamo più difficilmente reperibili sul mercato, in particolare nelle componenti elettroniche”. “La crisi che stiamo vivendo - afferma convinto Massaro - è frutto di enormi errori fatti dai politici italiani e dalla sudditanza con gli Stati Uniti, a mio avviso unici responsabili della guerra in Ucraina e unici che ne traggono enormi benefici: vendita di armi, vendita di gas a prezzi cinquanta volte più cari del gas Russo, impoverimento e schiavizzazione dell’Europa. Le politiche italiane per l’indipendenza energetica sono state nulle o negative: no nucleare, no termovalorizzatori, quantità infinita di impianti fotovoltaici non collegati per lungaggini burocratiche, piattaforme di estrazione di gas e petrolio inattive. Ogni cosa importante in Italia è frenata, purtroppo, dall’estero o da politici corrotti e pilotati per distruggere l’Italia. Per quanto riguarda la transizione ecologica, ci sono cose importanti da fare per portare veri benefici: riduzione dei consumi energetici di qualsiasi apparecchio elettrico, riduzione delle emissioni di camion, aerei, navi, caldaie, industrie e per ultime le auto da euro 5 e antecedenti. Sostituire i carburanti fossili con bioetanolo, più acqua, uguale inquinamento zero: questa è la soluzione semplice, realizzabile in poco tempo e senza costi elevati per l’adeguamento dei motori endotermici. Il Brasile dal dopoguerra ad oggi ha il parco auto circolante alimentato a etanolo. L’accanimento ingiustificato ma facile contro le auto con motore endotermico che rappresentano il 5% dell’inquinamento globale (EU) è solo una giustificazione per favorire un enorme business per la Cina che è il principale produttore di batterie al litio e delle solite multinazionali. L’estrazione dei minerali necessari a produrre una sola batteria da 500 kg per auto elettrica, richiede scavi di 250 Tn di roccia con caterpillar diesel. Stanno devastando l'ambiente come mai prima. Sfruttano manodopera anche minorile e sottopagata. La produzione è tutt’altro che green come pure i rischi (quando prende fuoco un’auto elettrica non è possibile spegnere l’incendio e la nube tossica che sprigiona per ore è fortemente inquinante) e smaltimento. Purtroppo il main stream pilotato dalle multinazionali ci racconta tante favole. Lo smantellamento delle fabbriche Europee di motori endotermici e del suo indotto produrrà milioni di disoccupati, la perdita di un patrimonio e know-how di 100 anni, la nostra storia a favore dei soliti cinesi e speculatori vari. Nel frattempo la Cina si sta preparando a produrre i motori endotermici (loro non vogliono auto elettriche) che poi venderanno all’EU che nel frattempo ha perso completamente la sua industria trainante”. “Noi - spiega Re - siamo l’importatore italiano di macchine Wetrok dalla Svizzera, non siamo perciò produttori, non siamo perciò in possesso di informazioni dettagliate sui problemi riscontrati dalla produzione. Certamente ci rendiamo conto che il momento è estremamente delicato e complesso”. “Il modo migliore per far fronte alla carenza delle materie prime, causata dalla guerra in Ucraina, come ad esempio il legname, la carta e l’acciaio - afferma Aldrovandi - è quello di coinvolgere i fornitori di tutte le classi merceologiche che si trovano nelle vicinanze dei nostri stabilimenti in modo da poter risolvere i problemi contingenti legati e creati dalla globalizzazione: sicuramente avere la totalità dei fornitori italiani aiuta a trovare sempre soluzioni nel breve termine. Per quanto riguarda la questione energetica, assai spinosa, e di non facile e/o veloce risoluzione, il gruppo IPC si è immediatamente attivato investendo ingenti somme in energie alternative per rendersi il più possibile autosufficiente e ridurre così in futuro il forte impatto economico. Essendo infatti IPC produttore diretto e avendo stampaggio plastica interno, non nascondiamo di avere ultimamente risentito dei forti aumenti. “Chiaramente - risponde Accadia - dal marzo 2020 ad oggi abbiamo dovuto affrontare pandemia, mancanza di materie prime, aumento dei costi industriali e, per finire l’impatto della spesa energetica. Purtroppo, non sembrano esserci all’orizzonte buone notizie anche per i prossimi mesi. I mercati hanno inciso sull’Italia per un +11,3% e sulla CEE per un +19,6% e per quanto concerne quelli Extra CEE con una piccola diminuzione del 2,2%; va precisato, però, che dall’inizio del 2021 ad ora abbiamo dovuto sostenere un vero crash sul reperimento delle materie prime. Basti solo pensare che alcuni materiali venivano consegnati a distanza di tempo di cinquantadue settimane dalla data dell’ordine. Mai, negli ultimi cinquant’anni, ci siamo trovati ad affrontare una situazione del genere ed è stato veramente faticoso riuscire a tamponare per poter far lavorare gli operai e consegnare ai clienti. Inoltre, mai ci era capitato, nella nostra storia aziendale, di avere un portafoglio ordini clienti per sei, o addirittura sette mesi di produzione. Ora, per fortuna, la situazione dei materiali è decisamente migliorata sotto il profilo dell'approvvigionamento, a prezzi molto più alti, e questa, purtroppo, sarà la vera criticità di tutte le aziende che hanno aumentato molto i loro magazzini di materie prime. Nel momento che ci sarà, per mancanza di domanda, un crollo dei prezzi, quelle che hanno investito la loro liquidità sulle cosiddette rimanenze di materie prime si troveranno un grande valore finanziario deprezzato in maniera importante. Chi, invece, riuscirà a gestire al meglio questa futura situazione potrà acquisire quote di mercato a discapito di quanti hanno riempito i loro magazzini. “Abbiamo dovuto affrontare il periodo della pandemia non ancora conclusa - prosegue Accadia - visto che anche adesso registriamo dei dipendenti positivi al virus SARS CoV 2, facendo i conti con un aumento dei costi industriali di ben ventiquattro punti percentuali, tuttora in crescita. Anche i costi dei trasporti hanno avuto una vera e propria esplosione, ancor più grave considerando che l’export italiano è sempre maggioritario nel nostro business: essi si sono infatti quintuplicati e siamo arrivati a pagare un container diretto verso gli USA anche 12mila euro. Infine, come accennavo, dall’inizio del 2022 pure gli aumenti dei costi energetici, direttamente o indirettamente, hanno colpito tutti con percentuali in tripla cifra. Negli ultimi diciotto mesi non abbiamo mai avuto un giorno in cui i costi variabili dei nostri prodotti siano rimasti invariati e, sinceramente, far digerire a clienti abituati ad avere una durata media del listino di almeno un anno, tali aumenti con mesi di ritardo, ci porterà senz’altro ad erodere in maniera significativa il margine operativo per l’anno 2022 e prevedo anche per il 2023”. “La difficoltà per quanto riguarda il reperimento delle materie prime - precisa Taoso - si sta facendo sentire anche nel nostro settore, Comac comunque gode di una rete di fornitori solida, e questo ci ha permesso fino ad ora di creare un mercato stabile, che ci garantisce approvvigionamenti continui e che ci permette di rimanere vicini ai clienti adottando prezzi adeguati. L’aumento dei prezzi dell’energia non ha colpito in modo significativo la nostra azienda in quanto l’unico processo che ne richiede un elevato consumo è quello della produzione dei serbatoi per le lavasciuga pavimenti, ramo che ha infatti subito un considerevole aumento dei prezzi. A breve termine l’unico modo per contrastare l’inflazione è adattare i prezzi dei prodotti al mercato, anche se questi risultano avere una velocità di adattamento ben più lenta delle continue variazioni del prezzo delle commodity. La tendenza alla graduale ripresa delle interazioni e del commercio speriamo possa bilanciare l’aumento dei costi e riportare il mercato a una situazione pre-pandemia. Il 2022, con le nuove esigenze del mercato ha visto un aumento delle vendite che hanno portato ad un bilancio positivo per l’azienda, il 2023 si preannuncia un anno difficile a causa della possibile recessione, ma per il momento abbiamo un bel portafoglio ordini che ci permette di guardare positivamente al 2023. Con il tempo ci auguriamo che questa situazione di crisi passi e lasci il posto ad una nuova condizione di equilibrio e stabilità”. “Il 2022, inutile negarlo - afferma Rossetti - è stato un anno particolare per la produzione. Per il reperimento delle materie prime, quando non di importazione, abbiamo sfruttato il magazzino esistente e ordini di lungo periodo con quantitativi aumentati proprio per l’allungamento dei tempi di consegna da parte dei fornitori. Per il costo dell’energia, non essendo la nostra una produzione energivora e avendo contratti di lungo periodo siamo stati abbastanza avvantaggiati e non abbiamo subito aumenti importanti sul costo del prodotto finito. Problemi logistici avuti e affrontati soprattutto per la componentistica di importazione, anche in questo caso riprogrammando le forniture siamo riusciti a non subire eccessivi ritardi”. “Le problematiche maggiori - spiega Sambati - sono legate all’approvvigionamento dei materiali (come in tutti i settori industriali) alle quali si può far fronte pianificando sempre a più lungo termine. Il problema non si risolve comunque perché si somma, alla tempistica lunga, l’approssimazione della data di consegna dei fornitori che spesso non viene rispettata. Tutto questo complica la pianificazione e la gestione della Produzione che si trova a dover gestire ritardi e mancanze quotidianamente. RCM ha definito da tempo, comunque, un piano di acquisti che è stato in grado di limitare, almeno fino ad oggi, i problemi di approvvigionamento e, almeno su alcune linee, non abbiamo risentito in maniera significativa dei ritardi. Per quanto riguarda il costo dell’energia, RCM ha da molti anni implementato una vasta schiera di pannelli fotovoltaici dai quali ricava l’energia sufficiente a gestire il proprio fabbisogno risultando una delle prime aziende sul mercato a pensare ‘green’. “KlinMak - riprende Cagna - ha da sempre ‘affettato il prosciutto’, termine folcloristico per identificare che un ordine inviato alle 16:45 alle 17:15 veniva consegnato. Ciò significa che noi ci siamo sempre mossi per avere uno stock adeguato di materie prime, pianificando a fine 2021 un extra stock di sicurezza. Tuttavia quest’anno abbiamo faticato come mai nella nostra storia per i noti motivi: mancanza del materiale, aumenti dei componenti molto spesso a due cifre e più volte all’anno, aumento dei trasporti, aumenti dei costi in generale. Un disastro. La guerra impatta terribilmente sulla propensione all’acquisto oggi ridotta a soddisfare il solo bisogno impellente. Lo stock presso la distribuzione sta scomparendo”. “Anche se la nostra non è un’azienda di produzione - ammette Grosso - viviamo tutte le difficoltà del momento. La nostra clientela è rappresentata dalle industrie e sappiamo quanto faccia male ogni bolletta che ricevono, per non parlare del mondo dei supermercati o di altri settori economici che vivono un disagio profondo. Tutto ciò sta portando ad un clima di attesa, con il rinvio di importanti decisioni anche in termini di decisioni d’acquisto. Il cliente che normalmente procede a cambiare periodicamente la macchina lavasciuga pavimenti, preferisce ripararla o affidarsi al noleggio. Direi, insomma, che in giro c’è un po’ di paura”. “Non amo lamentarmi - ammette Fiorentini - e unirmi al coro di lamentele, piuttosto sterili, del momento. Noi, in questi anni abbiamo pensato al futuro, investendo moltissimo per essere il più possibile autosufficienti anche sul piano energetico: la nostra politica è che se guadagni cento, devi investire almeno l’80% degli utili. Così abbiamo fatto, in capannoni e infrastrutture, impegnandoci a migliorare le condizioni di lavoro dei nostri dipendenti, a partire dagli impianti di condizionamento dell’aria per mantenere negli stabilimenti produttivi i 27 gradi di temperatura anche d’estate. Inoltre, come accennavo, non siamo mai andati a costruire in Cina: mi domando che senso abbia marchiare una macchina lavasciuga pavimenti con il Made in Italy se poi la si va a fabbricare in Cina”. "Ritengo oggettivamente - riprende Mambrini - che tutte queste complesse problematiche non siano risolvibili a breve termine e ci stiamo attrezzando per farvi fronte, per quanto possibile, in modo strutturale, stilando – per esempio – accordi a lungo termine con i nostri fornitori. Tutto ciò per limitare al massimo l’aumento del prezzo dei nostri prodotti, senza andare a scaricarli interamente sulla nostra clientela. L’azienda si è organizzata anche per gestire meglio la supply chain, aumentando la flessibilità interna e quella della produzione”.Maurizio Pedrini