Rapporto tra pubblico e privato tra PNRR e nuovo Codice degli Appalti

Il PNRR non prevede una missione specifica o progetti destinati in maniera diretta al settore del Cleaning professionale, del Facility o del Multiservizi ma allo stesso tempo stesso esso rappresenta un’occasione importante per tutti i settori dell’economia compresi quelli appena citati. Dei vari bandi legati al PNRR approssimativamente una quarantina, per un totale di 1,5 miliardi di euro di lavori banditi, coinvolge il settore del Multiservizi.“Si tratta per la maggior parte di bandi integrati che, a fronte della realizzazione di lavori, infrastrutture ecc., generano a loro volta lavori per il Multiservizi. Quindi, se in Italia in pochi anni verranno spesi oltre 200 miliardi di euro, questi avranno una ricaduta positiva anche per il settore dei servizi” spiega Andrea Laguardia, Direttore di Legacoop Produzione & Servizi, durante la sua presentazione dal titolo Il rapporto pubblico/privato tra PNRR e nuovo Codice degli Appalti, esposta in occasione della prima edizione del convegno digitale CleaningPiù, organizzato da Dimensione Pulito e dal suo editore Quine srl. Con riferimento alle risorse del PNRR, la domanda che è giusto porsi è se il nostro Paese è in linea con le scadenze imposte dall’UE, poiché questi soldi verranno erogati solo se l’Italia sarà in grado di rispettare tempi e modi definiti dal piano europeo. Risorse nuove, problemi vecchiI ritardi sulle opere fin qui accumulati sono dovuti al fatto che è stato deciso di spendere questa grande mole di risorse in un tempo molto ristretto applicando le attuali regole dei bandi pubblici e trascinando anche nel PNRR tutti i problemi presenti anche nei periodi ordinari: “Tra questi - dichiara Laguardia - c’è la lungaggine burocratica che imbriglia l’assegnazione delle gare. Da anni poi, come associazione, denunciamo la scarsa qualificazione della maggior parte delle stazioni appaltanti. Se il Governo italiano vuole rispettare tutte le scadenze, dovrà adottare il metodo impiegato in passato per alcuni lavori di portata straordinaria - per esempio l’Expo di Milano e il nuovo ponte di Genova - ovvero dovrà individuare un commissario per ogni Missione del PNRR”.La situazione al momento è alquanto incerta, mancando delle regole univoche su cui basare i lavori e i servizi; basti pensare che per il PNRR ogni Ministero ha scelto regole diverse per la realizzazione e la pubblicità dei bandi perdendo di vista la catena delle varie risorse e come si sono diffuse sul territorio, non capendo più se provengono dal PNRR o da altri finanziamenti. “Tutto questo - sottolinea Andrea Laguardia - avviene in un periodo molto importante per quanto riguarda i bandi pubblici, caratterizzato dalla stesura del nuovo Codice degli Appalti che dovrebbe entrare in vigore dal primo di aprile (nel momento in cui viene redatto il presente articolo il nuovo codice è ancora all’esame delle commissioni parlamentari, ndr). Durante il percorso di approvazione del nuovo codice, insieme ad altre associazioni settoriali abbiamo denunciato che esso è stato scritto senza dare sufficiente ascolto alle esigenze del mercato, degli stakeholder e delle associazioni di rappresentanza - tranne che per un questionario online che dava la possibilità, in poche migliaia di battute, di segnalare le modifiche che secondo le associazioni andavano adottate - quindi, pur avendo il nuovo codice degli appalti degli obiettivi molto importanti, penso ad esempio al tema della digitalizzazione, allo stesso tempo presenta delle gravi criticità per quanto concerne Facility, Multiservizi e Servizi in generale. Ecco perché auspichiamo che le nostre richieste di modifica vengano accettate prima dell’approvazione definitiva”.I punti deboli del nuovo Codice degli AppaltiSecondo il Direttore di Legacoop Produzione & Servizi, tra i problemi principali che meritano particolare attenzione spicca l’estensione delle SOA, certificazione obbligatoria per partecipare a una gara di appalto, anche all’interno del mercato dei servizi mutuando quanto è stato fatto, con effetti positivi, nel mercato dei lavori pubblici. “Questa introduzione - spiega Laguardia - comporterebbe prima di tutto ulteriori costi per le imprese senza garantire, peraltro, una maggiore qualificazione degli operatori perché, la maggior parte delle volte, gli appalti dei servizi vengono definiti in base alle esigenze del cliente e spesso si modificano nel tempo; di fatto sono servizi personalizzati dalla stazione appaltante difficilmente scorporabili in attività se non attraverso parametri di produzione caratteristici di ogni impresa. A nostro avviso, quindi, dovrebbe essere mantenuto l’attuale sistema di qualificazione delle imprese anche perché questo permetterebbe al mercato di individuare al meglio le esigenze del committente”.Un altro tema fondamentale individuato dalle associazioni di categoria è il meccanismo previsto in materia di revisione dei prezzi che rischia di svuotare l’effetto per cui è stato istituito: “Siamo d’accordo in linea di massima rispetto all’intenzione di adottare un modello alla francese in cui il prezzo si adegua automaticamente all’oscillazione di determinati indici statistici, ma allo stesso tempo chiediamo che la revisione dei prezzi contenga anche l’adeguamento e gli aumenti previsti dai Contratti Nazionali di Lavoro soprattutto in settori, come quello del cleaning, ad alta intensità di manodopera. In un periodo di forte inflazione non si può pensare di continuare a scaricare totalmente sulle imprese il costo del lavoro, quindi, anche la PA dovrà tenere conto nella revisione prezzi e, nell’adeguamento dei costi, anche degli aumenti dei Contratti Nazionali di Lavoro, altrimenti il rischio è che nei prossimi mesi non saremo più in grado di rinnovare tali contratti, visto che le nostre imprese sono già soffocate dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime”. Un’altra criticità individuata nel nuovo Codice degli Appalti è la scarsa considerazione del meccanismo dell’offerta economicamente più vantaggiosa che, viceversa, va consolidato.Dice Andrea Laguardia senza mezzi termini: “La Legge Delega era molto chiara rispetto a questo criterio. Siamo rimasti stupiti che nel nuovo Codice sia scomparsa la soglia del 30% per la componente di punteggio attribuibile all’offerta economica; in un paese spesso sottoposto a spending review, la preoccupazione è che questa scelta apra a nuovo un periodo di gare fatte solamente con un criterio del massimo ribasso, perché a quel punto le stazioni appaltanti dovranno tenere conto dei bilanci dei propri enti”. Laguardia conclude segnalando due ulteriori problematiche, ancora più centrali, del Codice stesso: “In Italia non è mai stata fatta la riforma delle stazioni appaltanti e soprattutto un progetto di qualificazione delle stesse, per non parlare dell’annoso problema della responsabilità di danni erariali che hanno i funzionari delle stazioni stesse. Quanto appena detto, se non preso seriamente in considerazione, creerà difficoltà nel calare nella realtà attuale del nostro paese il nuovo codice degli appalti, come già accaduto in passato con l’entrata in vigore del codice del 2016 a cui è seguito uno stop di sei mesi delle gare d’appalto”.Fabio Chiavieri

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