Lev Tolstoj nel suo Anna Karenina recitava: ”Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.” Niente di più vero e sperimentato in prima persona da noi che negli ultimi 35 anni abbiamo vissuto sul campo oltre 500 casi di famiglie che, con coraggio e spirito di avventura, hanno provato a fare impresa. Per cui crediamo che non sia possibile sbandierare una ricetta valida per affrontare e risolvere tutti i problemi di continuità e sostenibilità: ogni caso è un progetto a sé stante, ogni famiglia ha dinamiche diverse, ogni impresa ha struttura e problemi diversi.Quello che possiamo sostenere con forza è il bisogno di un METODO di lavoro e di una procedura che metta in campo strumenti utili a fornire chiavi di lettura e possibili strade (plurale) per affrontare i problemi prima di una convivenza e poi di una successione famigliare. Partendo dalla constatazione che da un lato l’impresa deve rigorosamente rispondere ad esigenze di buona gestione e di economicità, dall’altro la famiglia deve salvaguardare principi, valori e affettività che si riversano poi nel lavoro quotidiano, la base del nostro lavoro sta nel distinguere l’intervento su due piani paralleli che hanno un unico obiettivo: l’evoluzione e, quindi, la sopravvivenza contemporanea di impresa e famiglia.Troppi sono stati i casi, infatti, in cui interventi consulenziali atti a “salvare l’impresa” hanno provocato lo sfascio delle famiglie: per anni figli e nipoti, cugini e zii non si sono più parlati. D’altro canto, provare a salvare la famiglia, le relazioni, l’affettività a costo di devastare la struttura unitaria dell’azienda, che in questo caso, viene messa in secondo piano, si ripresenta poi come un problema, anche per le famiglie stesse che “campano” sui risultati d’impresa.
Primo passaggio
Il punto di partenza di ogni intervento riguarda la definizione dell’oggetto di interesse, e spesso il motivo del conflitto, al di là di ogni demagogia: il capitale. È un percorso di definizione del patrimonio famigliare inteso come valore dei beni materiali e immateriali che sono o saranno oggetto di successione, e al quale hanno diritto giuridico di partecipazione tutti i famigliari che, per legge, potranno essere coinvolti nel presente e, soprattutto, nel futuro. Avete presente quella “manina” che si alza davanti al notaio all’apertura del testamento o, entro 10 anni dalla sua pubblicazione, e che dice “non sono d’accordo”, e “non lo faccio per me, ma per la tutela dei diritti dei miei figli”?Ecco: la nostra prima attività è cercare di capire di cosa stiamo parlando, il VALORE, e qual è la destinazione desiderata di questo valore nelle sue diverse componenti. Si tratta in modo pratico di fare il semplice elenco di: beni immobili (case, campi, capannoni, ecc.) di beni mobili (liquidità, soldi nelle loro diverse forme) e di partecipazioni societarie (quote nella azienda di famiglia o in altre). Il lavoro conseguente sta nel far coincidere, per quanto possibile, l’idea di giustizia, delle diverse generazioni, con quella di legge che, più che talvolta, non corrispondono. Le aspettative rispetto a quanto fatto in vita, di quali spese sono state sostenute nel tempo per uno o per l’altro erede, delle donazioni personali fatte, conosciute o presunte, ecc., lasciano il terreno libero ai conflitti più inaspettati e alle alleanze incrociate inimmaginabili.
Secondo passaggio
Il secondo punto di intervento è prendere la parte delle partecipazioni societarie e “tradurla” in forza ed energia imprenditoriale: sappiamo infatti che essere soci di un’impresa non significa per nulla essere imprenditori. Sono due cose completamente diverse e, mentre per le generazioni passate sappiamo di certo chi può investirsi del ruolo di imprenditore, spesso non è così chiaro chi è o sarà l’imprenditore del futuro. Parliamo di quella (o quelle) persona che ha una visione di lungo termine, che non ha paura di investire e farsi un debito per realizzare un sogno, che vive l’avventura per scoprire qualcosa di nuovo e creare qualcosa che non c’è. Che vuole lasciare il segno del proprio passaggio in questa vita e che ha un alto senso del ruolo sociale dell’imprenditore.Questo ed altro ci portano ad indagare, identificare, sostenere ed accompagnare, educando, colui, o colei, che per natura o per desiderio ha le caratteristiche per potercela fare, per sé e per gli altri della famiglia: perché imprenditori si nasce, o si diventa (con studio, fatica, ed impegno). Non è solo “la gara” per capire chi avrà un posto in consiglio di amministrazione: si tratta di aiutare chi rischia di “andare in galera” (è un eufemismo) prendendo decisioni adesso, per il domani, firmando con istituzioni e con banche, progettando e pianificando, e via così.In questo ambito si inserisce anche la questione del presunto diritto di vedere riconosciuta la “propria parte” nei tempi, nei modi e al valore presunto da chi, per diversi motivi anche comprensibili, desidera staccarsi dal nucleo familiare. Qui il lavoro di mediazione è importante perché non tutti capiscono che “andarsene” è un diritto ma per sé stessi, non per gli altri che vogliono restare. E, di conseguenza, solo in caso di morte di qualche familiare tutti si vedranno riconosciuta una parte che, magari senza previsione e pianificazione, dovrà essere valorizzata in quel momento, salvo accordi precedenti. Molte aziende sono invece appesantite per anni dal fatto di dover riconoscere a familiari non attivi in azienda, somme di denaro importanti che, oltre ad impegnare chi rimane per anni, penalizza la capacità di investimento e di rinnovamento dell’impresa.
Terzo passaggio
Il terzo punto riguarda la gestione, ovvero avere la capacità, la voglia, la predisposizione al coordinamento, alla direzione delle risorse: umane, strutturali, finanziarie. È uno dei punti chiave dei conflitti esistenti nelle aziende famigliari: il comando. Spesso il presidio di responsabilità coincide con l’idea di essere visibile, sentirsi importante, riconosciuto, esercitando negli altri la propria influenza, talvolta giusta, talvolta prevaricante, che, superando il concetto di “capo”, sconfina in quello di “leadership”. In presenza di più rami famigliari questo è un punto essenziale della convivenza e dell’organizzazione e va pianificato, condiviso, distribuito, gestito al meglio per prevenire le tensioni e le rotture delle relazioni, attraverso strumenti, organismi e sistemi di regole che analizzeremo nelle successive puntate.
Quarto passaggio
L’ultimo ambito di analisi è il lavoro, cioè quell’ambito per il quale ogni componente della famiglia decide se essere coinvolto o meno direttamente: una persona può infatti essere socio ma non lavorare in azienda. Chi ci lavora dovrebbe poter esprimere le proprie attitudini, conoscenze e competenze acquisite per studio o esperienza, o passioni nate dalla propria storia personale o familiare. Contrariamente a quanto spesso si crede, questo tipo di lavoro è il più semplice per noi e si risolve, dopo un’analisi approfondita, con la distribuzione di compiti e mansioni in modo organizzato e talvolta, naturale.Questo percorso di intervento consulenziale e spesso formativo, ha una precisa Metodologia sperimentata che ha bisogno di un approccio multidisciplinare che è possibile solo attraverso l’intervento integrato di professionisti che condividono valori, idee e modalità di intervento e che si riconoscono in un’etica comune. Troppi improvvisatori, magari bravi a gestire una delle parti sopra descritte, si trovano a dover affrontare temi e situazioni per loro insuete che li costringono talvolta a consigliare interventi che, un esperto nella materia specifica, non suggerirebbe mai.Gli ambiti tecnici ed umanistici, tipici di un intervento nelle imprese famigliari, vanno integrati e gestiti nei modi e nei tempi corretti e spesso, sono frutto di esperienza e competenze che i percorsi di studio universitario oggi non ancora prevedono. Ma anche in ambito accademico ci stiamo organizzando per depositare una memoria e un’esperienza professionale che deve rimanere patrimonio di tutti coloro che ritengono le imprese famigliari il perno della nostra economia e della nostra cultura.Franco CesaroTitolare dello Studio Cesaro&Associati(Il primo intervento “Imprenditori si nasce o si diventa” è stato pubblicato su Dimensione Pulito n. 4 maggio 2023)