La valutazione dei rischi nell’ottica dei cambiamenti climatici

Effetti dovuti a caldo estremo, radiazioni ultraviolette, piogge violente, inondazioni, dissesto idrogeologico, siccità e incendi, rappresentano già un grave problema in Italia. A ciò va aggiunto che l’aumento globale delle temperature e le modifiche nell’uso del territorio (come ad esempio l’urbanizzazione di aree rurali) favoriscono l’introduzione di nuovi vettori biologici e agenti infettivi, con rischio di infezioni e focolai epidemici in zone prima indenni.La complessiva valutazione dei rischi ai sensi dell’art. 17 del d.lgs.81/08 dovrebbe dunque prendere in considerazione gli eventuali impatti del cambiamento climatico sull’organizzazione, operando un’accurata analisi e mettendo a punto specifiche misure di prevenzione e protezione: identificazione di ambienti di lavoro, attività e mansioni più esposte, determinazione dei lavoratori più vulnerabili, presenza di fattori aggravanti quali lo sforzo fisico (per esempio in cantiere o nei campi), predisposizione di procedure di lavoro ordinario o di emergenza, attuazione di misure sia di tipo strutturale e tecnico, sia di tipo organizzativo e individuale. Gli scenari e gli effetti possono essere estremamente variegati sulla base delle diverse situazioni (temperature estreme, eventi atmosferici violenti, ecc.), nonché dei diversi luoghi di lavoro (chiusi e all’aperto), per cui si riportano a titolo esemplificativo solo alcune misure:

  • predisposizione di procedure da seguire in ogni possibile scenario influenzato dalle condizioni meteorologiche, sia in condizioni di lavoro ordinario che di emergenza;
  • rimodulazione degli orari e dei turni di lavoro in modo da evitare o ridurre l’esposizione nelle ore più calde;
  • installazione di ripari per creare ombra nelle aree di lavoro all'aperto e consentire le giuste pause e un adeguato ristoro nelle ore più calde;
  • installazione di punti di fornitura d'acqua in più siti;
  • impiego di veicoli da lavoro dotati di cabine chiuse con aria condizionata;
  • fornitura di protezioni e indumenti adatti a caldo e a radiazioni ultraviolette (cappello/casco a tesa larga, creme solari protettive; indumenti di raffreddamento come gilet, magliette e berretti refrigeranti);
  • fornitura di indumenti e Dpi anche per ridurre il rischio di eventuali contagi da agenti infettivi (come ad esempio stivali o guanti);
  • ausili per ridurre lo sforzo fisico da movimentazione dei carichi;
  • installazione di aree/impianti di raffreddamento nei luoghi di lavoro interni;
  • piani di evacuazione in caso di eventi estremi e gestione del ripristino dei luoghi di lavoro in sicurezza;
  • investimenti in infrastrutture per la protezione da catastrofi naturali, come ad esempio la costruzione di protezioni dalle inondazioni;
  • formazione e informazione dei lavoratori sulle misure di prevenzione e protezione.
Per quanto riguarda il problema degli effetti delle temperature estremamente elevate sui lavoratori, vi è una particolare attenzione da parte dei Soggetti istituzionali e degli esperti in materia. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla luce degli scenari di cambiamento climatico, considera la protezione dei lavoratori dai rischi di infortunio connessi alle temperature, come una priorità e ha di recente pubblicato un vademecum. Anche l’Ispettorato nazionale del lavoro, con la Nota n. 5056 del 13 luglio 2023, richiama l’attenzione sulle misure da attuare in caso di temperature molto elevate che rendono difficile o pericoloso il lavoro svolto. Sempre nell’ottica della tutela dei lavoratori rientra la nota dell’Inps n. 2999 del 28 luglio 2022, nella quale viene messa in evidenza l’opportunità di concedere la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per lavori che espongano a temperature superiori a 35°C: il datore di lavoro può sospendere o ridurre lavorazioni in corso per cause legate ai rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.In tale ambito, particolarmente significativo è il progetto Worklimate che vede impegnati il Consiglio nazionale delle ricerche (Istituto per la BioEconomia), Inail (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale) e altri partner; tra le varie attività, è stata messa a punto una piattaforma a disposizione di singoli lavoratori, autorità di sanità pubblica e operatori della prevenzione per valutare, monitorare e contrastare l’esposizione occupazionale ad alte temperature. Informazioni su questa tipologia di rischi sono anche rilevabili sul portale Inail nelle pagine di “Conoscere il rischio” al link Conoscere il rischio Stress termico.Infine, va segnalata l’opportunità da parte delle aziende con “ambienti severi caldi (UNI EN ISO 7243, UNI EN ISO 7933) di poter beneficiare di una riduzione del premio Inail per prevenzione, attraverso lo strumento dell’OT23. L’Inail, nell’apposito modulo, riconosce la finalità prevenzionale dei seguenti interventi:
  • installazione di sistemi di condizionamento per il controllo dei parametri microclimatici (temperatura e umidità);
  • realizzazione di barriere e protezioni di tipo e materiali diversi per l’isolamento delle sorgenti radianti;
  • acquisto di capi di vestiario con proprietà riflettenti rispetto alle sorgenti radianti.
Quanto riportato molto sinteticamente, indica che la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ormai non può più prescindere da un’attenta valutazione dei rischi anche nell’ottica dell’evoluzione delle condizioni climatiche e dei suoi impatti sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, sicuramente a partire dagli effetti delle alte temperature, ma ampliando il campo a tutta la vasta e variegata gamma di scenari collegati direttamente o indirettamente ai cambiamenti del clima e del territorio.articolo di Liliana Frusteri contenuto in Dati Inail 2023 n. 7 - Andamento degli Infortuni sul Lavoro e delle Malattie Professionali

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