“Organismi infestanti: cosa abbiamo affrontato e cosa affronteremo”. Questo il titolo del confronto fra gli esperti intervenuti nel corso dell’ultima puntata del 2023 di Radio Copyr, il podcast ideato dall’azienda Copyr, noto marchio specializzato nella produzione di soluzioni per la disinfestazione. L’incontro, moderato da Francesco Nicassio, ha cercato di fare il punto sulla situazione del settore, riflettendo sulle sfide e le opportunità che il futuro riserva ai disinfestatori e alle aziende addette al pest control. Ospiti della trasmissione: Luca Vitillo, amministratore delegato Ciadit Italia, Francesco Porcelli (professore associato DssPA Università Aldo Moro di Bari), Matteo Campanati (chief business development Officier Limaru) e Maurizio Pedrini, direttore tecnico di Dimensione Pulito. Al centro dell’attenzione, tra le altre cose, le problematiche connesse alle cimici dei letti (Cimex lectularius) e alla Solenopsis invicta, detta anche la “formica di fuoco”, due infestanti che sono stati protagonisti delle cronache negli ultimi due mesi. In apertura, Vitillo ha sinteticamente rievocato la storia della sua azienda, attiva da tre generazioni nel campo della disinfestazione e che attualmente fa riferimento a una vera e propria rete d’imprese che fornisce servizi di pest control e sanificazione professionale, per poi offrire il proprio parere sull’andamento del mercato nell’anno che si è da poco concluso. “Nel 2023 - ha spiegato Vitillo - siamo tornati in un certo senso alle origini, ovvero alla classica condizione pre-pandemia del 2019: gli interventi di sanificazione sono enormemente diminuiti e il business principale è stato il frutto di derattizzazioni, controllo blatte e disinfestazioni di insetti volanti”. L’AD di Ciadit Italia ha espresso il suo parere anche sul “nodo” delle cimici dei letti, “esploso - ha precisato - forse per la grande pubblicità che ha reso noto il problema alla popolazione, incrementando le richieste d'intervento. Oggi, il principale problema che dobbiamo affrontare è un altro: la grossa difficoltà nel reperire la manodopera. Non mi riferisco ad addetti appositamente formati, perché non li cerchiamo nemmeno, ma a personale in genere. Le cause sono molteplici ma certamente la prima ragione consiste nel fatto che la nostra attività è abbastanza variegata e comporta orari di lavoro e ambiti d’intervento diversi da quelli richiesti ad un ‘normale’ lavoratore. Non è facile soprattutto trovare persone che si appassionino a questo lavoro, che spesso impegna anche nei giorni festivi e di notte, soprattutto nella stagione estiva. Il nostro è un lavoro che si ama o si odia, da affrontare con umiltà e l’intima convinzione che ogni giorno si possa essere stimolati ad apprendere cose nuove, perché non si opera su una catena di montaggio”. “La disinfestazione - ha concluso Vitillo - come ben sappiamo non è una scienza esatta, ma quando entriamo in un cantiere dobbiamo sentirci impegnati a trovare delle regole nuove per affrontare una specifica problematica con estrema elasticità”.
Cimici e allarmismi
L’attenzione si è quindi spostata sull’allarme cimici giunto dalla Francia: “Sono stato con alcuni colleghi in Francia per la fiera Parasitec, svoltasi ad ottobre a Parigi, ma nessuno di noi ha trovato cimici nelle lenzuola degli alberghi nei quali abbiamo soggiornato - ha detto Nicassio - Probabilmente il problema non era così grave ed esteso così come veniva comunicato sulle pagine dei quotidiani e dai media transalpini”. Ha preso poi parola Maurizio Pedrini: “Quanto appena detto ci porta a denunciare una cattiva comunicazione, estremamente pervasiva, allarmistica e direi quasi terroristica. Ho trovato non poche analogie, in negativo, con quanto accaduto in Italia durante la pandemia da SARS CoV-2, quando l’opinione pubblica scoprì - sotto l’effetto del bombardamento mediatico - l’esistenza di un mondo occulto che si occupa di pulizia e igiene, fino ad esaltare come eroi i pulitori, ovvero gli addetti alle pulizie, salvo poi relegarli nuovamente nell’oblio, come sta avvenendo ora. La mia prima riflessione - ha proseguito - ci impone di chiederci fino a che punto, in Francia così come in Italia, vi sia stata da parte dei media un’attenzione alla necessità di una vera e puntuale informazione dei cittadini su questa tematica. Quanto accaduto in Francia è la riprova di quanto una comunicazione errata e superficiale possa spaventare anziché sensibilizzare e informare”. “Alla luce di questa considerazione - ha proseguito il direttore tecnico di Dimensione Pulito - risulta davvero difficile, se non impossibile, stabilire quanto sia stata effettivamente pervasiva questa emergenza in Francia. Certo se ne è parlato molto, perciò vale forse la pena di cogliere la positività di questo aspetto, perché pur facendolo in forma sicuramente superficiale e inadeguata, si è richiamata l’attenzione sul problema. Resta comunque l’esigenza di un’informazione diversa perché ci stiamo occupando di un ospite occulto, indesiderato, democratico - nel senso che può colpire qualsiasi hotel a prescindere dal livello - ben sapendo come esso viaggi con vestiti, bagagli e quant’altro. A questo proposito mi sono confrontato in questi giorni con amici direttori d’albergo i quali mi hanno confermato che in Italia l’ultimo periodo in cui questo problema è emerso con forza risale ad alcuni anni orsono. Ci rendiamo però perfettamente conto di come chi vive questo problema nella propria struttura ricettiva alberghiera non abbia assolutamente piacere a comunicarlo all’esterno. Ovviamente la prevenzione è possibile, ma non semplice, per cui si interviene il più delle volte quando il problema si palesa in tutte le sue sgradevoli conseguenze, con gli strumenti della disinfestazione e della bio-igienizzazione. Sicuramente è utile parlarne puntando ad una maggiore sensibilizzazione da parte dell’utenza, però lamento e rivendico la carenza di informazione in un settore strategico per il nostro Sistema Paese come quello della sanitizzazione. Il nostro settore deve riuscire a uscire dalla nicchia in cui purtroppo è confinato, andando ad informare la popolazione su tematiche che investono la salute e la qualità della vita anche attraverso una campagna di corretta comunicazione che faccia leva sul servizio pubblico. Il tutto facendo i conti e affrontando con determinazione quella informazione scandalistica, ormai assai diffusa, veicolata da certa stampa alla perenne ricerca di scoop e dai social che, pur di attrarre l’attenzione del lettore, non esitano a ‘gonfiare’ a dismisura le notizie, anche a costo di perdere il senso della realtà”. Pedrini ha concluso mettendo in risalto che solo qualificando e riconoscendo la piena dignità professionale di quanti operano nella filiera dell’igiene sarà possibile attribuire il giusto “peso sociale” all’intero comparto in cui operano imprese sempre più preparate e competitive.
Di quali infestanti preoccuparsi?
Il prof. Porcelli, docente di entomologia nell’ateneo di Bari, ha esordito ironicamente: “Certamente le cimici non sono particolarmente simpatiche, ma rappresentano degli insetti altamente socializzati, che accompagnano con estrema dedizione una specie di riferimento a loro assai cara, la nostra, succhiandone il sangue pur di sopravvivere. In Europa non sta accadendo, in realtà, nulla di nuovo e la vicenda delle cimici dei letti lo conferma: le varie specie di parassiti si evolvono, diventando sempre più invasive, fortunatamente senza colpire l’uomo in maniera letale. In realtà, anziché delle cimici dei letti - ha aggiunto - dovremmo preoccuparci di altri vettori che risultano ben più dannosi oppure sono associati a patogeni assai più pericolosi. Ben diversa, ad esempio, la situazione per la Popillia japonica, la specie che infesta e distrugge tappeti erbosi e piante, giunta in Italia qualche anno fa, che preoccupa molto proprio perché assai diffusa in vaste zone del Paese, con possibili e rilevanti esplosioni demografiche”. Porcelli, mettendone in risalto la dannosità, ha inoltre citato la cocciniglia, insetto appartenente ad una famiglia esclusivamente fitomiza (cioè in grado di succhiare il contenuto cellulare dei vegetali), assai dannoso per le piante e la vivibilità delle aree urbane. Porcelli, ad una specifica richiesta circa la possibilità di prevedere quali infestanti potrebbero arrivare negli anni a venire, in modo da poterli affrontare e sconfiggere, ha risposto in modo piuttosto scettico: “La nostra è comunque una battaglia impari e tendenzialmente soccombente - ha spiegato - perché possiamo fare tutte le previsioni, le statistiche e gli studi che vogliamo, ma gli insetti hanno la capacità di mutare e di adattarsi all’ambiente in modo fulmineo, cambiando le loro abitudini e proliferando a dismisura su un determinato territorio”.
Nuove formulazioni e prospettive
A Matteo Campanati, esperto nello sviluppo di nuove tecnologie e prodotti per il controllo degli insetti infestanti, è spettato il compito di proiettare lo sguardo all’immediato futuro che attende i disinfestatori italiani. “La tematica - ha detto Campanati - è complessa e si può approcciare da diversi punti di vista: il settore è in crescita e si va verso applicazioni professionali particolarmente mirate di principi attivi le cui formulazioni sono sempre più regolamentate, con lo sguardo puntato ad una costante attenzione all’ambiente. Negli ultimi anni, infatti, è avvenuto un evidente cambio di focus da parte del regolatore, sempre più attento al tema della sostenibilità ambientale”. Centrale perciò è quanto potrà accadere nel campo dell’offerta di principi attivi, in cui si prospetta un radicale cambiamento, se non una vera e propria rivoluzione: “Se fino ad un anno fa - ha precisato Campanati - la parola chiave era “giga”, e qualche anno fa era “nano”, ora è decisamente “green”, ragion per cui è prevedibile che l’offerta sarà indirizzata verso principi attivi di origine naturale. Il piretro continuerà a crescere, limitatamente alla sua disponibilità, perché alcuni principi attivi sintetici spariranno senz’altro. L’industria per la quale lavoro ha registrato alcuni principi attivi una decina di anni orsono, ma abbiamo deciso di abbandonare qualche molecola nel processo di registrazione perché nel frattempo è divenuta insostenibile a causa degli elevati costi d’investimento. La ricerca di principi attivi naturali comporta inoltre di procedere spediti verso la repellenza, ovvero nella direzione del controllo di precisione degli infestanti”. “In futuro - ha concluso l’esperto, suscitando qualche legittima preoccupazione - vi saranno etichette sempre più ristrette, che comporteranno meno usi e applicazioni, perciò gli interventi di pest control dovranno essere sempre più mirati ed efficaci, il che comporterà una grande necessità di preparazione professionale da parte dei disinfestatori”.Maurizio Pedrini