Cooperative, un bacino prezioso

Dallo studio del Censis emerge un modello di sviluppo unico e di particolare interesse economico.
Anche per superare la crisi. Basato, soprattutto, su lavoro e produzione.Oggi più che nel passato il sistema cooperativo rappresenta, per la società e l’economia, una risorsa unica e preziosa, in grado di fornire un modello che possa affi ancare, alle esigenze di crescita e di sviluppo che il Paese esprime in misura sempre crescente, quel bisogno diffuso di sicurezza, che passa sempre più ormai per il senso di condivisione, di protezione e di identità, che la comunità sociale, nelle sue articolate e diverse forme, oggi va riscoprendo con forza. Tra il 2001 e il 2011 il numero delle cooperative, raggruppando tutte le realtà di primo e secondo livello che operano sul territorio nazionale, è passato da 70.029 a 79.949, registrando un incremento di quasi 10mila unità. È quanto emerge dal Primo rapporto sulla Cooperazione in Italia, realizzato dal Censis con il contributo di Fondo Sviluppo, Coopfoond e GeneralFond, pubblicato anche in occasione dell’Anno Internazionale della Cooperazione.

Tenuta occupazionale

Di fatto, emerge dallo studio, le cooperative hanno mostrato una vitalità molto più accentuata rispetto al sistema delle imprese nel suo complesso, che pure non ha mancato di registrare lungo tutto il decennio, positivi risultati: a fronte, infatti, di un incremento complessivo del numero delle imprese italiane del 7,7%, le cooperative hanno segnato un balzo in avanti del 14,2%, facendo crescere il ruolo che tale segmento riveste nello sviluppo economico e produttivo del Paese: se nel 2001 su mille imprese attive si contavano 14,2 cooperative, nel 2011 il valore è salito a 15,2, accreditando la cooperazione come un’area estremamente dinamica del ricco panorama imprenditoriale italiano. Un dato importantissimo e che dà un fi lo di speranza al diffi cile periodo di crisi, soprattutto sotto il profi lo preoccupante della disoccupazione. Tanto che in questi ultimi anni, il sistema delle cooperative ha dimostrato di garantire la tenuta occupazionale e di costruire un bacino prezioso, e per certi versi unico, di nuove opportunità di lavoro. Sebbene non sia stato possibile recuperare dei dati storici in grado di fotografare l’intero decennio, si stima che dal 2007 al 2011 l’occupazione creata sia aumentata dell’8%, facendo lievitare il numero degli occupati tra soci e non soci da 1 milione e 213mila agli attuali 1 milione e 310mila. Un dato in totale controtendenza. In questo andamento positivo si inserisce l’ampia area del terziario e dei servizi, comprendente commercio e distribuzione, logistica e trasporti, ma anche credito, servizi alle imprese, che ha registrato un trend di crescita molto positivo, per molti versi anticiclico, con un più 9,4% negli ultimi quattro anni, di cui l’1,2% tra il 2010 e il 2011. E una conferma di questo dato arriva anche dai dati pubblicati nel rapporto annuale sul facility, che in Italia ha registrato una crescita pari al 3,5% passando da 35,8 a 37,1 miliardi di euro.

Due settori cardine

Lo studio sottolinea come la cooperazione interessi l’intero spettro delle attività economiche, pulizia e servizi comprese, evidenziando in alcuni settori anche una presenza estremamente rilevante, tale da condizionarne fortemente l’andamento. E si conferma la centralità del settore terziario, sia in termini di iniziative, sia per quanto riguarda l’occupazione. Di fatto, le attività tecnico-professionali e di servizio alle imprese rivestono ormai un ruolo rilevante nel mondo cooperativo: con il 15,1% delle imprese, occupano il 19,7% dei lavoratori. Si tratta di un ambito di attività a cui i recenti provvedimenti di legge in materia di società tra professionisti potrebbero trovare nei giovani grande interesse, viste le diffi coltà di accesso alle libere professioni. Anche guardando al peso specifi co che la cooperazione riveste in tale settore i numeri dello studio parlano di una realtà decisamente rilevante: su 100 addetti complessivi, 15 provengono dalla cooperazione. Altro settore cardine, che molto spesso è una delle voci di fatturato delle imprese di servizi e facility, è il terziario legato ai trasporti e logistica, in cui le imprese cooperative ricoprono il 5,5% e ben il 24% dell’occupazione complessiva. Anche rispetto alla fi liera cooperativa, i numeri del settore sono rappresentativi, considerando che l’insieme di queste attività rappresenta il 19,7% del lavoro cooperativo e l’11% delle imprese.

Terziario, il core business

Il lavoro del Censis per l’Alleanza delle Cooperative Italiane, la principale struttura di riferimento nel panorama associativo della cooperazione italiana con più di 43mila imprese associate, 1 milione e 300mila addetti e un giro d’affari di 140 miliardi di euro, è stato condotto su una platea di 881 cooperative, rappresentativa per settore di attività, area geografi ca e classe di fatturato. Ne è emersa una fotografi a di estrema eterogeneità. Accanto, infatti, all’arcipelago della piccola cooperazione, diffusa e radicata sul territorio, ma dalle dimensioni ancora ridotte, c’è una forma distributiva che specialmente in alcuni settori – si pensi alla distribuzione – gioca ormai un ruolo da vero e proprio big player sullo scenario nazionale e internazionale, con quote importanti di mercato. Dal campione, risulta che l’universo delle cooperative associate è composto per la maggiore (43,6%) da realtà di produzione e lavoro, di cui il 32,9% è impegnato in attività di servizio e il 10,7% nel manifatturiero. Seguono le cooperative sociali, che rappresentano il 28,5% della cooperazione italiana. Circa un quarto (23,1%) opera, invece, nell’ambito della cooperazione agricola, agroalimentare e della pesca, mentre il restante 4,7% è costituito da cooperative di consumo e distribuzione: una quota minoritaria, ma che contribuisce in misura rilevante a determinare i grandi numeri della cooperazione. E il core business delle attività risiede proprio in quelle specifi che del terziario. Ben il 65,3% delle imprese opera, infatti, nei servizi, concentrando il proprio interesse nell’ambito delle attività legate all’assistenza e alla salute (20,2%), al trasporto, magazzinaggio e logistica (9,4%) e ai servizi avanzati alle imprese di tipo tecnico e professionale (7,3%).

Le piccole più in difficoltà

Non si può certo dire che le cooperative non abbiano subito il contraccolpo della crisi di questi anni, eppure sono state complessivamente capaci, non solo di tutelare l’occupazione – già di per sé una sorta di miracolo nell’attuale contesto economico –, ma anche, in molti casi, di crearne di nuova. Tuttavia, la crisi c’è. Le più colpite dal periodo difficile sono le piccole cooperative, meno reattive e attrezzate per rispondere dinamicamente alle evoluzioni del mercato, fortemente penalizzate dalla contrazione della domanda. Questo segmento, che costituisce l’ossatura del sistema, è molto vulnerabile e rischia di essere fagocitato da chi, con grandi risorse e attuando strategie aggressive, nella crisi trova opportunità di crescita. Interessante anche il dato emerso dalla richiesta di definire la fase attualmente attraversata dall’azienda: il 40,2% delle cooperative risponde di vivere un momento di stazionarietà, dovuto alle condizioni generali del mercato; il 24,6% si sente invece in via di consolidamento dei risultati raggiunti, vale a dire che sta rafforzando la propria posizione sul mercato. Ai due estremi si trovano le cooperative che dichiarano di essere in crescita (sono il 17,4%) e quelle che ritengono di essere in fase di ridimensionamento (17,7%).

Difficili pagamenti

Anche sul fonte delle performance relative agli ultimi due anni, lo studio fotografa un mondo tendenzialmente spaccato in tre: da un lato quelle aziende che non sembrano conoscere crisi, continuando a veder crescere il proprio fatturato, gli investimenti e, un po’ meno, l’occupazione; dall’altro, un numero importante di cooperative che, al contrario, manifesta evidenti segnali di sofferenza, scontati con un calo del fatturato, degli investimenti e anche del numero degli occupati. In una posizione intermedia si trovano quelle imprese che riescono a conservare intatte le proprie posizioni, a cominciare dalle condizioni occupazionali, la cui tutela rappresenta una finalità primaria dell’azione cooperativa, almeno per quelle di produzione e lavoro. Di contro, più di una cooperativa su quattro ha visto il proprio fatturato diminuire (28%), a conferma di come non tutti abbiano saputo sfruttare le opportunità aperte proprio dalla crisi; il rapporto evidenzia in particolare come per un’impresa su dieci (10,8%) il calo sia stato superiore al 15%, un dato che allarma se si pensa che difficilmente nei prossimi anni si assisterà a una ripresa sufficiente a trainare queste imprese fuori dal guado. Il restante 17,3% ha mantenuto il fatturato invariato nei tre anni considerati dallo studio, risultato che, se non può essere giudicato pienamente positivo, indica se non altro una buona capacità di tenuta, che non è detto possa protrarsi a lungo se le condizioni generali non miglioreranno. Presto. E se la crisi economica viene spesso additata come la principale causa delle sofferenze del comparto produttivo, ci sono altre criticità che fanno segnare una battuta d’arresto. Al primo posto i ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione (lo dichiara il 34,4% delle imprese), e solo al secondo posto il calo della domanda (32,3%), mentre al terzo posto compare (nuovamente!) la questione del ritardo dei pagamenti, stavolta da parte dei clienti privati (26%). Se la PA è un referente e un cliente irrinunciabile per il mondo cooperativo, l’inefficienza di certi meccanismi amministrativi rappresenta uno dei principali ostacoli alla crescita delle aziende, nonché un vero e proprio fattore di rischio per l’attività imprenditoriale. Speriamo si riesca a dare una soluzione definitiva a questo annoso e preoccupante problema. Presto. Il prima possibile. Per la salute economica (e non solo!) di tutti.

Il Profilo

L’alleanza delle cooperative italiane rappresenta la principale struttura di riferimento nel panorama associativo della cooperazione. Con più di 4.300 imprese associate, 1 milione e 300mila addetti e un valore della produzione di 140 miliardi di euro. L’indagine realizzata dal Censis, è stata condotta su una platea di 811 cooperative, rappresentativa per settore di attività, area e classe di fatturato.

Scelte adottate negli ultimi tre anni (val. %)

Riorganizzazione dei processi di lavoro44,8 Maggior coinvolgimento dei soci nelle scelte aziendali 37,4 Individuazione nuove linee di produzione/attività 33,2 Riorganizzazione rapporti fornitori/clienti 27,0 Revisione dei prezzi di vendita 19,9 Investimenti su innovazione15,7 Aumento della produttività 15,0 Miglioramento dei canali di vendita 13,3 Ricambio dei vertici 11,0 Variazione della base associativa 10,6 Ridimensionamento linee produzione/attività 10,4 Accesso in nuovi mercati 7,7 Aumento della quota di ristorno 4,1 Diminuzione della quota di ristorno 2,0

La specificità femminile

Nell’ambito della cooperazione bisogna sottolineare la specifi cità delle cooperative gestite da donne, che presentano dei tratti imprenditoriali tali da renderlo un piccolo sub-universo. Dall’indagine è emerso che nel mondo della cooperazione il 17,9% è composto dal cooperative “al femminile”, considerando quelle realtà in cui più della metà degli addetti è donna e quelle cooperative in cui le quote rosa sono maggiormente presenti nei consigli di amministrazione.

Andamento dell’occupazione (var. % 2007-2011 e 2010-2011)

Agricoltura e pesca+0,5-0,7 Industria in senso stretto -3,6 +4,3 Costruzioni -9,3 -2,3 Servizi sociali +17,3 +4,1 Altri servizi +9,4 +1,2 Totale +8,0 +1,9

Distribuzione per tipologie (val. %)

Produzione e lavoro (servizi) 32,9 Agroalimentare e pesca 23,1 Sociali di tipo a 20,2 Produzione e lavoro (industria) 10,7 Sociali di tipo B 8,3 Consumo e distribuzione 4,7

Principali elementi di innovazione (val. %)

Prodotti e servizi 46,8 Soluzioni organizzative 45,3 Attenzione per particolari categorie di soggetti 27,3 Attenzione a temi “sociali” 24,0 Canali diretti di comunicazione con consumatori e clienti 20,4 Elevato livello di tecnologia 9,7 Modalità di commercializzazione 7,5 Servizi di accompagnamento produzione/vendita 3,2

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