Dalla teoria alla pratica

Dove si raccontano le avventure di un disinfestatore alle prese con un nido di calabroni (ospiti indesiderati nella casa di una arzilla ultranovantenne) nel mese di agosto con i tecnici in ferie e l’unico operativo molto impaurito da questi pungenti imenotteri. Così il non più giovanissimo fondatore dell’azienda ha ripreso in mano gli arnesi del mestiere. Interessante potrebbe essere lo strascico culinario. Raccontando l’avventura a un amico giapponese è emerso che in una regione del Giappone le larve dei calabroni sono ritenute una squisitezza è ragionevole ipotizzare una “strana” e, speriamo innocua, cena.
Tutto comincia con un sopralluogo del titolare accompagnato dal giovane tecnico, in una cittadina a nord di Milano. Sono le 15 di venerdì e da una tapparella, ormai bloccata, si nota un andirivieni di calabroni (Vespa cabro) con una frequenza abbastanza regolare di uno al minuto sia in entrata che in uscita. Sabato il nostro protagonista armato di buona volontà e della sua innata curiosità di appassionato naturalista ritorna sul luogo, sono le 17. Osserva che c’è un minor movimento rispetto al giorno prima. Eppure le condizioni meteo sono pressoché identiche, sarà il diverso orario? La prima fase del lavoro consiste nel chiudere la porta della stanza in modo da mettere in sicurezza l’anziana signora e relativa figlia. Poi di bloccare tutte le fessure del cassonetto con del polietilene a bassa densità (PELD) sagomato a cuneo. È quindi venuto il momento di intervenire e la cosa viene fatta con una bomboletta spray munita di cannuccia di erogazione (le cui caratteristiche sono riportate a parte). L’erogazione è effettuata fissando la bomboletta ad una canna da pesca modificata nominata da Aldo (il disinfestatore e ottimo pescatore), “canna da vespa”. Ciò consente all’operatore per mezzo di una serie di leve, tiranti e un piccolo mulinello di operare a distanza di sicurezza. Un particolare importante, ci dice il nostro inventore, è quello di fissare il beccuccio della bomboletta con una colla speciale perché, dovendo operare a distanza, è necessario rendere solidale il tutto. Il trattamento dura poco meno di un minuto, ma non è effettuato in continuo. Le fasi sono: agitare la bomboletta, fissarla alla canna da vespe, inserire con attenzione il beccuccio nei pertugi, aprire la valvola per qualche secondo e ripetere l’operazione una decina di volte. Naturalmente si scatena l’inferno all’interno del cassonetto il ronzare raggiunge qualche decibel e, nonostante il PELD, qualche calabrone riesce ad uscire e a cercare la fuga con un volo ormai scoordinato. Ci sarebbe di che spaventarsi, ma il nostro operatore è un esperto: basta non fare movimenti bruschi e se i calabroni si avvicinano troppo immobilizzarsi. Naturalmente Aldo non si è premunito di alcuna protezione giustificandosi con il fatto che, in quarant’anni di servizio, non gli è mai capitato nulla. È sicuramento vero, ma voi non imitatelo. Dopo una decina di minuti il profilo di polietilene è tolto e immediatamente cadono un centinaio di calabroni morenti alcuni dei quali riescono a guadagnare l’aria aperta e si dirigono verso il sole, che data l’ora è a ponente (Ovest). Raccolti i calabroni in un contenitore, il nostro tecnico esce dal locale, richiude la porta e dopo aver dato le istruzioni alle due signore fa ritorno a casa. Non prima però di aver fatto un sopralluogo sul prato antistante la finestra ove raccoglie un altro centinaio di calabroni alla distanza di circa 40 m dal nido, altri 22 fra i 40 e i 50 m e solo 1 oltre tale distanza. Sono ormai le 20. Si potrebbe supporre che l’intervento possa considerarsi felicemente terminato, ma il nostro eroe vuole sincerarsi dell’accaduto per cui alle 9 del giorno dopo (era domenica) si ripresenta davanti alla porta di casa. Aspetta che la signora rientri dalla Santa Messa e armato di scala e cacciavite apre il cassonetto per recuperare il nido per sbloccare la tapparella e poi farne una circostanziata documentazione fotografica (vedi foto). Fine dell’avventura direte voi, no! Le viti che tenevano fermo il cassonetto sono sottodimensionate e ormai inservibili. È domenica e non ci sono negozi aperti nelle vicinanze per cui il cassonetto dovrà essere rimesso in opera il giorno successivo. La padrona di casa afferma “che ci pensa lei ”. Forse non immaginava che dietro un nido di calabroni si celasse tanto lavoro e magari teme che la cifra pattuita sia aumentata, ma il nostro personaggio è un gentiluomo e l’eccedenza di ore sarà messa a bilancio sotto la voce ricerca e sviluppo e divertimento. A parte la particolarità dell’intervento e quella dell’operatore che ha trasformato un servizio di routine in una serie di circostanziate osservazioni (che non abbiamo potuto riportare integralmente) emerge il fatto della multidisciplinarietà del nostro lavoro. Smontaggio di un cassonetto, verifica del buon funzionamento della tapparella, ecc. Nello specifico è stato anche tolto un calabrone che era riuscito a rifugiarsi all’interno del lampadario. Certo è possibile limitarsi a protocolli più specifici, ma è altrettanto vero che il “passa parola” è molto importante nel nostro lavoro. Per quanto riguarda la cenetta a base di larve siamo in attesa di avere la ricetta. L’amico giapponese sta cercandola nei suoi libri di culinaria (è titolare di un ristorante) e il nostro solerte fondatore della ditta di disinfestazione è alla ricerca, nella sua notevole biblioteca, di un libro dal titolo che è tutto un programma: “Insetti che bontà” di Bruno Comby (libreria universitaria.it, ma credo sia un testo ormai fuori catalogo, se riuscite a trovarlo merita di essere letto). Vespa crabro (Scheda bio-etologica) NOME SCIENTIFICO: Vespa crabro NOME ITALIANO: Calabrone NOME INGLESE: European hornet NOME SPAGNOLO: Avispón INQUADRAMENTO SISTEMATICO Phylum: Arthropoda Classe: Insecta Ordine: Hymenoptera Famiglia: Vespidae Specie: Vespa crabro DIMENSIONI Adulto: operaie 21 - 35 mm CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE è una vespa molto grossa e robusta, dal volo rumoroso. L’inizio dell’addome è bruno-rossastro. Capo e torace sono di colore bruno-nero, irti di peli rossastri. Le zampe sono rosso-bruno e le ali sfumate di giallo-bruno. è una specie molto comune e diffusa in tutta Italia. HABITAT L’insetto costruisce un nido sferico di consistenza cartacea, su muri, travi, alberi o in cavità. Esso aumenta di dimensioni col crescere della colonia; in estate può ospitare fino a 4000 individui. Larva: entro il nido. Adulto: si allontana dal nido alla ricerca del cibo ed è quindi possibile rinvenirlo negli ambienti più disparati, tra i quali frutteti, industrie agro-alimentari, pasticciere, macellerie, pescherie, o in prossimità di rifiuti. ABITUDINI ALIMENTARI Larva: viene nutrita con sostanze proteiche (carne, pesce, insetti). Adulto: si ciba di sostanze zuccherine e frutta. CICLO BIOLOGICO uovo > larva > pupa > adulto Durata del ciclo: la colonia, fondata in primavera, raggiunge il massimo sviluppo in estate e si scioglie in autunno, con la morte di tutti gli individui, eccetto le femmine fecondate.

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