Nonostante scandali e denuncie di malasanità, in Italia la medicina ha grandi meriti, ma certamente deve essere migliorata la sua gestione.
Uno degli ultimi episodi portati alla ribalta dalla cronaca ha riguardato un bimbo di tre anni deceduto dopo un ricovero per febbre alta all’Ospedale di Tarquinia, in provincia di Viterbo ma gli episodi di malasanità in Italia non sono sporadici. Al contrario di altre nazioni evolute, specie nel nord Europa, la nostra situazione nazionale sembra aver bisogno di una nuova politica sanitaria. Lo sa bene Beatrice Lorenzin, ministro della Salute del governo Renzi, che oggi è alle prese con l’esigenza di riduzione della Spesa sanitaria, gli scandali dei cartelli di Big Pharma, il problema del patto con le Regioni e l’obiettivo di mantenere il Sistema Sanitario Nazionale fra i migliori del mondo, secondo un’indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il termine malasanità risale alla mala praxis definita dal giurista inglese William Blackstone nel 1768 per indicare una sorta di negligenza riferita all’attività medica e quindi può essere volontaria e coinvolgere anche le case farmaceutiche come è stato, appunto, il caso recente di Roche e Novartis rispetto a un farmaco per curare gravi difetti della vista. Questi episodi negativi hanno portato a far crescere la richiesta di polizze assicurative dei medici del 600% al fine di coprire i loro errori e l’Antitrust a mettere sotto osservazione il settore. Questi eventi richiedono quindi la massima attenzione, oltre a normative e regole di gestione efficaci. Dal 25 marzo, per esempio, medici e dentisti dovranno obbligatoriamente redigere un documento di valutazione dei rischi di tutti gli operatori che possono essere esposti a rischi di infezione – dai tirocinanti agli infermieri, ai subfornitori – ma anche di quegli addetti che devono raccogliere, smaltire e compiere, generalmente, azioni di disinfezione. Il regime sanzionatorio per chi non rispetterà queste regole è pesante e va dall’arresto fino a 6 mesi o al pagamento di un’ammenda pari a 7014,14 euro.
UN QUADRO PIÙ COMPLETO
Non è giusto, tuttavia, parlare di casi di “malasanità” senza guardare anche all’altro fronte, a chi non fa notizia, lavora seriamente e si impegna quotidianamente per fare funzionare un sistema che, anche con tutte le sue carenze, fornisce ai cittadini supporto di cure e medicinali. Secondo una ricerca dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (2000) l’Italia ha il secondo sistema sanitario migliore del mondo in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini, dopo la Francia. Qualche merito, allora, il nostro sistema l’ha. Ippocrate diceva: «La medicina è fatta di tre cose: la malattia, il paziente e il medico; quest’ultimo è il servo dell’arte». E i medici che ancora oggi ci credono sono molti.
QUALITÀ DELL’ASSISTENZA
Questa lunga premessa per arrivare al punto cruciale: una struttura sanitaria offre un’assistenza “di qualità”, efficace ed efficiente, quando non si basa solo sulle buone prestazioni cliniche, ma la stessa qualità si riscontra nella struttura organizzativa, economica, gestionale, etica… Per questo, ora - 2012 – l’attenzione si focalizza sulla sicurezza dei pazienti e degli operatori, con uno sguardo ampio e il più possibile completo. Ci riferiamo a un programma formativo predisposto dall’Ufficio III della Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, insieme a Fnomceo (Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri) e Ipasvi (Federazione nazionale collegi infermieri), sulla base di un documento prodotto dall’agenzia Sanitaria e Sociale regionale della Regione Emilia-Romagna. Il criterio più recente pone al centro della programmazione della gestione dei servizi sanitari i bisogni dei cittadini, valorizzando il ruolo e la responsabilità dei medici e degli altri operatori sanitari per la promozione della qualità: si parla quindi di Governance, di governo clinico. In sintesi, è un approccio integrato, quello che si deve attuare per rendere più aggiornato il nostro Sistema Sanitario Nazionale. In ogni tipo di organizzazione – e ancora di più in sanità – viene rivalutata l’importanza dei rapporti umani: ne deriva che i comportamenti organizzativi devono essere studiati analizzando le regole che le persone riconoscono come valide. Da questo, dall’insieme di regole, valori, esperienze condivise da un gruppo di persone si genera la “cultura dell’organizzazione”. Per Edgar H. Schein, che si è occupato di cultura d’impresa, studiare un’organizzazione vuol dire studiare la sua cultura, che è data dall’insieme di assunti che essa inventa, scopre, sviluppa, nel corso della propria storia, per rispondere ai bisogni di adattamento esterno e di integrazione interna. In sintesi, la cultura organizzativa crea senso d’identità, facilita l’impegno collettivo, promuove la stabilità del sistema sociale e fa da meccanismo di controllo. Particolarmente importante questo risulta nella sanità, quando si affronta il tema della cultura del cambiamento organizzativo, perché la qualità delle cure non è influenzata solo da fattori clinici o dalle competenze professionali: anche il modo di pensare degli operatori sanitari, l’etica e le motivazioni morali sono il principale catalizzatore del cambiamento. Un cambiamento culturale, quello del governo clinico. Per migliorare la sicurezza nella cura ai pazienti bisogna dunque abbandonare comportamenti individualistici, virare verso la relazione, la comunicazione e la condivisione. Adottare metodi proattivi (prevenire le necessità) piuttosto che reattivi (rispondere a un’esigenza quando questa si manifesta), superare una cultura punitiva per una cultura aperta alla manifestazione delle difficoltà personali, dei limiti nelle competenze, dei rischi corsi e degli errori commessi.
UN GRUPPO DI LAVORO EFFICIENTE
Cambia dunque completamente la prospettiva: bisogna mettere assieme competenze tecniche e capacità di confrontarsi, insomma riuscire a creare un gruppo di lavoro. Ma perché un insieme di persone diventi “gruppo” devono verificarsi diverse condizioni. il gruppo è un soggetto sociale organizzato come unità in grado di esprimere comportamenti, valori culturali propri, differenti da quelli delle singole persone che lo costituiscono. Non sono quindi le parti o gli elementi che definiscono le proprietà strutturali del gruppo, ma i rapporti tra gli elementi. Si tratta di una totalità dinamica. Un gruppo è un insieme di persone consapevoli della loro appartenenza al gruppo, con valori e obiettivi dichiarati e condivisi, interdipendenti e corresponsabili del risultato, adattabili. Nella vita del gruppo si riconoscono dei momenti strategici, il team building - la “costruzione” del gruppo - perché questo non si forma spontaneamente, ma richiede un impegno ben preciso: obiettivi ben definiti, comuni, realistici e stimolanti per ciascuno dei componenti; i ruoli e le responsabilità devono essere chiari e riconosciuti. E tra i numerosi altri fattori sono importanti anche il linguaggio condiviso e le risorse adeguate (tempo, risorse finanziarie, competenze, attitudini). In sanità spesso i gruppi sono già formati, però è significativo segnalare la teoria di Bruce W. Tuckman sulle fasi della costituzione di un gruppo (tabella 1).
LA MULTIDISCIPLINARIETÀ
È una delle caratteristiche principali dei gruppi che operano in sanità. I vantaggi di questa scelta stanno nell’ampliare lo spettro di idee e delle proposte, di sviluppare la corresponsabilità; in questo modo aumentano le interazioni tra i membri, il reciproco riconoscimento e cresce anche il senso di appartenenza. Il confronto tra le diverse discipline favorisce un approccio condiviso e quindi l’integrazione operativa, che facilita il raggiungimento degli obiettivi.
GESTIONE DEL GRUPPO
L’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le nove Patient Safety Solutions (che tratta come riprogettare i processi di cura per evitare errori umani) ha indicato la trasmissione delle consegne come una delle strategie fondamentali per la sicurezza, sollecitando l’utilizzo dell’approccio SBAR, acronimo che indica:
- Situazione – qual è il problema?
- Background – descrizione sintetica, mirata allo scopo degli elementi pregressi significativi
- Accertamenti – cos’hai trovato?
- Raccomandazioni - cosa chiedi, cosa suggerisci?
Un altro momento che risulta efficace per la sicurezza del malato è anche la discussione che si svolge durante il giro multidisciplinare quotidiano centrato sul paziente. Direzione aziendale e personale del dipartimento devono sistematicamente realizzare i giri per la sicurezza, assicurando sempre il feedback e il coinvolgimento di tutto il team.
I PUNTI CRITICI
In un gruppo ben equilibrato, che cresce insieme, con competenze professionali che si integrano, i risultati positivi sono la logica conseguenza. Diverso discorso se il gruppo stenta a formarsi: le cause molte possono essere molte, per esempio un’ampia discrepanza del livello di competenze dei membri del gruppo, poca chiarezza degli obiettivi, disorganizzazione per ritardi, risorse mal allocate, disfunzioni logistiche… Come prevenire queste criticità? Chiarendo le competenze necessarie per l’organizzazione, adottando criteri e metodi ben definiti in base alle competenze per la selezione del personale; progettando i processi in forma mirata e curando la comunicazione perché tutti i componenti siano coinvolti. Per lo sviluppo del gruppo è fondamentale il ruolo della leadership: il leader deve essere molto propositivo, incoraggiare i collaboratori a elaborare proposte sul proprio lavoro e quello del gruppo, coinvolgerli nelle decisioni, condividere le informazioni, utilizzare gli errori per apprendere. Chi svolge questa funzione di riferimento e di collante del gruppo deve ovviamente avere un’adeguata preparazione ed essere capace di evolversi secondo i cambiamenti (organizzativi, tecnologici, sociali) che via via possono manifestarsi. E anche il leader - ovviamente - deve essere periodicamente sottoposto a valutazione, perché l’obiettivo comune è la crescita personale e di tutta l’organizzazione.