Intervenire in una struttura ospedaliera

I punti essenziali di un capitolato tecnico di disinfestazione a 360°
Gli ospedali, che dovrebbero essere luoghi asettici e privi di qualsiasi organismo estraneo, non sono però esenti da rischi di infestazione. È possibile infatti che vengano attratti al suo interno diversi infestanti, quali topi, ratti o blatte, la cui presenza è intollerabile. La professionalità che viene chiesta a qualsiasi disinfestatore si accentua in questo ‘microcosmo’ in cui le azioni di ognuno sono strettamente legate a quelle degli altri e in cui ogni azione incauta o distratta può portare a conseguenze più gravi di ciò che accadrebbe in altri ambienti. Vediamo i punti essenziali di un capitolato tecnico di disinfestazione a 360°. La prevenzione L’obiettivo, sempre ribadito, è la prevenzione. Va da sé che prevenire è possibile là dove non sussiste il problema per cui, a parer mio, si dovrebbe dividere la realtà in tre aree: 1 Dove il problema non sussiste e quindi la prevenzione è realizzabile (in particolare le aree esenti da parassiti ma potenzialmente colonizzabili). • La cosa è fattibile per mezzo di ispezioni e monitoraggi “strumentali” • Programmi di manutenzione (rat e pest-proofing). 2 Dove il problema è segnalato sporadicamente • Ispezioni e monitoraggi ben integrati fra i tecnici addetti alla disinfestazione e il personale sanitario • Trappolaggi e interventi mirati (punto di eccellenza la tempestività degli interventi) • Programmi di manutenzione (rat e pest-proofing). Per un presidio ospedaliero a padiglioni di 400 posti letto con aree a verde direi che si potrebbero ipotizzare 4 interventi programmati nell’arco dell’anno e una dozzina di interventi estemporanei per un totale dalle 40 alle 70 ore (stesura documentale compresa). 3 Aree dove il problema sussiste ed è necessario intervenire (suddividendo le zone a basso, medio alto rischio igienico-sanitario). • Identificare i parassiti: Chi/Dove/Stima di Quanti (vedi prossimo capitolo). • Definizione delle linee strategiche di intervento per problema e per area. Sempre prendendo ad esempio il presidio ospedaliero di cui sopra si potrebbero ipotizzare 8 interventi a programma annuale e 24 interventi estemporanei per 120 – 240 ore (cucine e locali di pertinenza esclusi; stesura documentale compresa). Definizione delle aree e la loro dimensione (dei computo metrici tematici) La definizione delle aree e relativo dimensionamento è facilitato dalla disponibilità di planimetrie di differenti scale. Ad esempio una scala 1:500 per avere un’idea generale e scale più dettagliate per le aree ad alto rischio igienico-sanitario con infestazione riscontrata e identificata con certezza. In ogni caso le aree dovranno essere codificate per mezzo di moduli da cui derivare i protocolli di riferimento. La pianificazione dei servizi (una sorta di calendario dei trattamenti) Senza entrare nei dettagli è evidente che il documento di riferimento è il contratto stipulato fra il committente e la o le ditte di servizio possibilmente con la definizione delle aree di competenza e di responsabilità. Più le responsabilità sono ben specificate più sarà facile far valere le proprie ragioni ma, quel che più conta, meglio sarà realizzato il servizio. I protocolli operativi, le risorse tecniche, sicurezza (DPI e rischio congiunto) È un capitolo in cui i vari sotto-capitoli sono strettamente interconnessi. In linea di principio le tecniche di lotta dovrebbero far riferimento alla Lotta mirata e alla Lotta guidata. Lotta mirata: effettuare i trattamenti dove servono con prodotti sicuri e con il miglior destino ambientale possibile. Lotta guidata: intervenire con i giusti dosaggi unitari integrandoli con servizi di pulizia e di manutenzione che definirei in modo errato “entomologici”, ma che rende l’idea. Naturalmente i protocolli operativi e la sicurezza faranno parte dell’offerta che dovrà dettagliarli e che saranno valutati in fase di aggiudicazione. A livello generale sottolineo che per i PMC-Biocidi i documenti fondamentali di riferimento sono: l’etichetta, la scheda di sicurezza e i libretti di istruzione all’uso e di manutenzione delle attrezzature. Misurazione e analisi critica dei risultati I monitoraggi di controllo sono un capitolo imprescindibile della qualità dei servizi erogati ma, più in generale, di miglioramento dell’Ambiente di cui l’igiene è parte integrante. E’ mia esperienza professionale che ci sia una certa superficialità nella compilazione della modulistica da parte dei tecnici disinfestatori. Quando ne chiedo spiegazione le risposte sono: • Non è vero scrivo tutto • Ho tanto da fare e ci sono troppe cose da scrivere • Tanto non li guarda nessuno. Non è questa la sede per approfondire questo importante aspetto, ma l’ultima risposta secondo me merita una riflessione: se un contratto resta immutato nel tempo l’affermazione che i moduli sono ben archiviati, ma non letti, potrebbe essere vera. Flussi di informazione Questo capitolo deve integrare due organigramma organizzando le informazioni in modo che alla bisogna siano in grado di attivare: • Interventi il più tempestivi possibile • Evidenziare criticità • Elaborare un sistema auto-adattativo teso a migliorare i livelli di Qualità in modo costante. Corsi di formazione Quanto detto potrebbe sembrare “teorico” ma è mia esperienza concreta che se i nostri servizi sono calati in un progetto ben realizzato gli obiettivi saranno raggiunti in automatico senza particolari sforzi. Vero è che un viaggio per lungo che sia, parte sempre dal primo passo, ma per arrivare altri ne devono seguire. È altrettanto vero che se i corsi sono strutturati in modo che le nozioni erogate si integrino nella realtà ospedaliera, il riferimento metodologico, a parer mio, più coerente con la bisogna è l’apprendimento collaborativo che si basa sulla valorizzazione della collaborazione attiva all’interno del gruppo di allievi (in effetti allievi assai particolari perché, a loro volta, sono dei professionisti in altre discipline spesso molto impegnative e mi riferisco al personale infermieristico), mentre per i tecnici disinfestatori ben si presta l’apprendimento attivo: mirare i corsi alle specifiche contrattuali li aiuta a rimanere concentrati su cosa e come fare. Come ridurre il rischio di infestazione a cura di Michele Ruzza Quando si parla di un Ospedale si parla di un microcosmo costituito da differenti realtà con diversi rischi specifici per ogni area che si va ad analizzare. In senso generale al giorno d’oggi un Ospedale è formato da parecchi reparti tra loro interconnessi e intervallati da aree verdi, a cui si vanno a sommare, in molti casi, palazzine adibite ad uffici oltre a cucine, aree rifiuti speciali e non, aree manutentive, ecc. Il primo fattore da identificare, quando si vuole sviluppare un corretto progetto d’Igiene ambientale in un Ospedale, è l’ubicazione dello stesso. Sappiamo infatti che se la struttura si trova in un’area urbana densamente popolata i rischi d’infestazione sono necessariamente diversi da strutture costruite in zone periferiche sia esse di pianura che collinari. Dopo questa prima analisi del luogo bisogna andare a indagare quelli che potrebbero essere i primi assi portanti di una potenziale infestazione, ovvero se abbiamo ad esempio dei canali di scolo in prossimità della struttura (rischio di infestazione da muridi e zanzare Culex), oppure se la costruzione poggia su un terreno con falda alta (presenza di zanzare in aree sotterranee per risorgive di acqua) o ancora se si trova a ridosso di zone di campagna (rischio di presenza di insetti di interesse agronomico che si insinuano nelle strutture), ecc. Successivamente risulta importantissimo analizzare lo stato manutentivo dei muri delle diverse strutture. Infatti, sia si parli di insetti che di muridi, la parte fondamentale di un qualsiasi sistema di controllo è impedire che gli stessi penetrino all’interno degli edifici. Sono quindi da analizzare tutte le tubazioni afferenti alla struttura e identificare ove vi è soluzione di continuità tra esterno ed interno e di conseguenza provvedere all’occlusione delle stesse. Sempre in area esterna riveste particolare importanza la chiusura di eventuali finestre, non solo per evitare l’intrusione di infestanti ma anche per limitare dispersioni energetiche in quanto tutte le strutture ospedaliere risultano climatizzate. Altro punto debole sono le porte che dovrebbero essere tutte a chiusura automatica. Rimanendo sempre nell’area esterna deve essere posta molta attenzione allo stato manutentivo delle aree verdi, evitando vegetazione troppo folta, siepi a ridosso di muri, ristagni idrici, ecc. Nelle aree interne sono da considerare invece quei locali che, per loro conformazione, possono essere ricettacolo e “deposito” di infestanti. Uno dei locali più critici, assieme alle cucine, è certamente il magazzino, dove arrivano le merci che servono per tutta la struttura ospedaliera. In tale area è facile che si possano insidiare specie di blattoidei presenti nelle confezioni, quindi sarebbe opportuno per ogni struttura ospedaliera disporre di un locale ove le merci vengono “sballate” e che i prodotti (farmaci, vettovaglie, ecc.) siano disposti in un’altra area e portati ai diversi reparti non in cartone come purtroppo qualche volta accade. In queste zone è quindi fondamentale predisporre opportuni piani di monitoraggio per contenere eventuali infestazioni. Altro locale molto sensibile è costituito dagli spogliatoi, infatti molte volte inconsapevolmente possiamo essere noi stessi vettori di infestanti. Nei reparti i punti più sensibili sono certamente le “tisanerie” o “cucinette ai piani”. In tali aree, solitamente adibite al solo uso di personale medico e paramedico, è facile lo sviluppo di blattoidei, anch’essi magari importati dagli stessi fruitori in maniera accidentale. Altro grosso problema più volte riscontrato nei reparti è dato dall’ingresso di specie invasive a causa di personale che esce in vani scale o terrazze a fumare lasciando aperte porte e/o finestre permettendo quindi l’ingresso d’infestanti (*casi similari purtroppo mi sono capitati anche in aree operatorie). Altra zona problematica è rappresentata dai bagni dove, se gli scarichi non funzionano bene è possibile, nel substrato organico che si sviluppa nel sifone, lo sviluppo di psicodidi (piccole farfalline). Da un punto di vista generale quindi il controllo di una struttura sanitaria deve svilupparsi principalmente nelle aree esterne, ovvero devono essere messe in atto tutte quelle procedure necessarie ad impedire l’ingresso di infestanti. Per questa ragione sono da valutare attentamente i piani di derattizzazione andando a incidere nelle zone più a rischio oltre a indagare tutte le aree di possibile sviluppo di culicidi, quindi identificando bene siti di riproduzione fissi e avventizi. Nelle zone interne la massima attenzione deve essere posta dove abbiamo interconnessione con l’esterno con il ricevimento merci per evitare intrusioni indesiderate predisponendo opportuni piani di monitoraggio con l’obiettivo di far tendere a zero il rischio d’infestazione riducendo così al minimo possibile i trattamenti all’interno delle strutture sanitarie.

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