Tutti li detestono, pochi li amano

Il nome di Columbae deriva dal latino Columen perché questi uccelli prediligono le parti più alte dei tetti chiamate appunto Columina (colmo della casa).
I piccioni sono stati i primi volatili che l’uomo ha addomesticato: di questo si ha notizie sin dai tempi degli Assiri e degli Egizi; presso alcuni popoli erano addirittura ritenuti animali sacri.Nei tempi antichi venivano allevati in apposite costruzioni (colombaie piccionaie) munite di fori con delle grate che permettevano l’ingresso solo ai colombi e non ad altri animali che li potessero aggredire o spaventare. Per questo le basi dei fori di accesso e l’interno delle colombaie erano lisce “quanto più possibile” perché non vi potessero trovare appiglio neppure le lucertole o i topi. Si è a conoscenza di colombaie rivestite addirittura in mosaico di ceramica. Generalmente costituivano degli alimenti proteici interessanti perché il loro costo di alimentazione era da considerare nullo, ed erano un cibo prelibato sia per i ricchi sia per i poveri. Gli animali da cortile allevati richiedevano delle spese per la loro alimentazione, mentre i piccioni crescevano e si riproducevano autonomamente, senza essere di peso per le classi più povere. Nei pranzi ufficiali dei Visconti o degli Sforza venivano serviti con la selvaggina più pregiata non meno di duecento piccioni. Durante gli assedi dei castelli che spesso si protraevano per mesi ed a volte per anni, si “spremevano” delicatamente i gozzi dei piccioni di ritorno alle colombaie per ricavare i semi ingurgitati e trasformarli in pagnotte per il sostentamento degli assediati. Tre cose caratterizzano i piccioni:
  • I piccoli nidiacei per 6-7 giorni sono nutriti esclusivamente con una sorta di latte giallastro secreto dalla mucosa esofagea del gozzo di entrambi i genitori (latte di piccione). Successivamente sino a 28-30 gg. vengono alimentati con lo stesso secreto mescolato però a grani imperfettamente digeriti.
  • Contrariamente ai nidiacei degli altri uccelli che spalancano il becco per essere alimentati, i piccoli di piccione lo introducono in quello dei genitori e lo aprono; i genitori così stimolati rigurgitano il cibo nel becco dei piccoli.
  • La maggior parte degli uccelli prende un sorso d’acqua nel becco, rovescia all’indietro la testa e deglutisce. Invece i piccioni e i loro parenti più stretti succhiano l’acqua usando i loro becchi come delle cannucce.
  • L’agenzia Reuters, ai suoi albori, affidava le notizie alle ali dei piccioni. Ancora nel 1850, si legge nella storia di questa agenzia, mancando il collegamento telegrafi co fra Aquisgrana e Bruxelles, le quotazioni del mercato fi nanziario erano trasmesse da uno stormo di 40 piccioni. Sino alla seconda guerra mondiale sono stati utilizzati come portaordini o come fotografi militari: grazie a particolari imbracature venivano fi ssati sul loro corpo apparecchi fotografi ci o di ripresa che permettevano di individuare le postazioni nemiche. Per questo sono gli animali che hanno ricevuto più decorazioni militari: in particolare Cher Ami era un piccione viaggiatore della prima guerra mondiale (oggi lo si trova impagliato allo Smithsonian insieme ad altri animali eroi di guerra) che, mentre la settantasettesima divisione dell’esercito statunitense era sotto il fuoco ”amico” dei francesi riuscì a recapitare, malgrado fosse colpito e ferito gravemente, un messaggio che implorava il cessate il fuoco. I piccioni viaggiatori hanno costituito il più veloce sistema di telecomunicazione in ambito umano: possono infatti percorrere fino a 800 km volando a 70 km/h per ritornare al nido o alla colombaia dove vengono allevati. A tutt’oggi sono in molti ad appassionarsi all’allevamento dei piccioni viaggiatori riuniti in alcune federazioni sportive. Un altro sport legato ai piccioni è stato il tiro al piccione ritenuto uno “sport” per i ceti più abbienti che richiedeva solo per il mercato italiano 500.000 capi annui sino alla prima guerra mondiale. “La storia del tiro al piccione annovera il marchese Luigi Torrigiani di Firenze, il quale, il 3 maggio 1899, sul campo di tiro delle Cascine colpì in poco più di sette ore 935 piccioni su mille. Egli sparò 1300 cartucce in tutto con lo stesso fucile, le cui canne dovevano essere immerse ogni tanto in acqua fredda per l’eccessivo surriscaldamento. Il tiro al piccione dall’Inghilterra si diffuse in tutta Europa: e proprio questa nazione fu la prima ad abolire questa pratica, osteggiata (giustamente NDA) con sempre maggior vigore dalle associazioni per la protezione degli animali. In seguito iniziò anche in altri Paesi il lento ma progressivo declino di questa attività “sportiva”, che venne presto sostituita dal più civile tiro al piattello”. Venute meno le necessità alimentari dell’uomo e l’utilizzo militare l’allevamento del piccione oggi riguarda quasi esclusivamente i piccioni viaggiatori i cui campioni possono raggiungere valutazioni economiche di tutto rispetto. Un piccione viaggiatore, campione di velocità, è stato venduto all’asta ad Anversa per 310 mila euro: il piccione – battezzato appropriatamente “Bolt” in onore del campione olimpico giamaicano Usain Bolt (il cui cognome peraltro signifi ca “Fulmine” in inglese) è stato acquistato da un cittadino cinese la cui identità non è stata resa nota. “Bolt” faceva parte dell’allevamento del colombofi lo belga Leo Heremans, che ha venduto tutti i suoi animali pennuti per un totale di oltre quattro milioni di euro. Il rapporto con gi uomini può considerarsi confl ittuale. I piccioni frequentando i centri storici arrecano danni, imbrattano e creano fastidi, inoltre sono potenziali vettori di zoonosi. Quando poi superano la soglia di sopportazione dei cittadini si assiste a proposte di lotta “pesanti” (ove il succitato marchese si troverebbe a suo agio) oppure fantasiose. Ragion per cui un richiamo alla professionalità e al buon senso diventa necessario, ma di questo parleremo nei prossimi numeri. Colombo: dal latino columbus, nome generico di tutti gli uccelli dell’ordine Colombiformi; uccelli di media grandezza ottimi volatori. Per cui il temine colombo sembrerebbe avere una valenza più ampia comprendendo altre specie appartenenti alla famiglia dei colombidi rispetto al più specifico “piccione” che sembrerebbe indica più specifi catamente il colombo torraiolo e la sua “derivata urbana” (resta una considerazione salottiera perché i due termini viaggiano paralleli). Piccione: dal latino pipio uccello per lo più di colore grigio ardesia con iridescenze sulla testa e sul collo. I piccioni quando sono in amore emettono un “gru gru” che onomatopeicamente si dice che grugano, verbo ormai in disuso sostituito dal più noto tubare. Colombiformi: comprende la famiglia dei colombidi (colombo torraiolo, piccione domestico, colombaccio, colombella e la tortora; è contemplata anche un’altra famiglia dei rafidi che includeva il dronte delle isole Mauritius estinto nel XVII secolo. Il piccione o colombo come usualmente sono chiamati gli abitatori dei nostri centri storici (Columba livia se vogliamo usare la terminologia linneiana) sono chiamati: Pigeon bisot (in francese), Rock Dove (in inglese) Felsentaube (in tedesco) Paloma bravia (in spagnolo). La prima fonte storica dell’addomesticamento del piccione risale al 400 a.C. e lo si deve al grande Aristotele a cui seguiranno Varrone, scrittore latino autore di tre libri sull’agricoltura; Plinio il vecchio autore della Naturalis Historia, che morì nel 79 durante l’eruzione del Vesuvio (a bordo di una nave volle avvicinarsi troppo per poter meglio studiare il fenomeno) e Columella che nel primo secolo dopo Cristo scrisse un trattato sull’agricoltura e le tecniche di allevamento in 12 libri, per citare i più importanti. Essi appaiono anche nella Bibbia come simbolo di pace, mentre nei poemi omerici fi gurano insieme ai polli come volatili da cortile. Un appassionato allevatore di piccioni fu anche Maometto (il fondatore dell’islamismo, ca 570-632 d.C.). Curioso il fatto che le navi greche ed egiziane usavano annunciare il loro arrivo liberando al volo i piccioni (fi no allora custoditi in apposite gabbie). Fu l’imperatore Diocleziano (245-313 d.C.) che istituì il primo servizio organico di piccioni viaggiatori.

    TECNICHE DI LOTTA

    Allontanamento:
    • Dissuasori, reti, fili, sistemi elettrostatici, falchi.
    Controllo numerico:
    • Sterilizzazione con nicarbazina (Ovistop unico farmaco veterinario all’uopo autorizzato);
    • Torri piccionaie (ad es. Torre Livia);
    • Catture, distruzione dei nidi.
    Buona norma è integrare i vari metodi affi dandosi alle linee guida della lotta guidata, che necessariamente deve basarsi su un progetto integrato che sempre contempla sia le giuste scelte tecniche, sia la corretta gestione dei rifiuti sia programmi di educazione ambientale. Si ricordano, a tal proposito, i corsi di aggiornamento professionale organizzati da INFU (Istituto Nazionale Fauna Urbana).

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