Il diserbo o potremmo dire il controllo della flora spontanea (malerbe) può avere diverse finalità.
In agricoltura in genere è effettuato per consentire alla coltivazione di non dover competere con le erbe infestanti. Nelle raffinerie invece si vuole eliminare soprattutto una fonte di possibile innesco di incendi (quando l’erba tende a disseccarsi). Nell’esempio che intendiamo esaminare ha invece la finalità di contenere il diffondersi del polline altamente allergizzante dell’Ambrosia arteisiifoglia. Diamo per note le conoscenze botaniche della specie in esame (peraltro illustrate in uno specifico articolo su questa rivista) e ci concentriamo sui mezzi di contenimento ed eliminazioni. Primo fra tutti lo sfalcio che un’ordinanza della Regione Lombardia impone nella terza decade di giugno, nella terza decade di luglio e un terzo sfalcio nella seconda decade di agosto. In estrema sintesi l’aspetto positivo è l’assenza di inquinamento i punti critici sono sia organizzativi (tre sfalci non sono poca cosa per un Comune), sia economici. Inoltre è una tecnica non risolutiva perché l’ambrosia “si difende” ricacciando velocemente piante più basse e con fioriture abbondanti. A tal proposito una ricerca del Dipartimento di Agronomia della Facoltà di Agraria di Torino ha evidenziato che dopo quattro sfalci le piante sono in grado di fi orire e quel che è peggio a ritardare la fioritura fino al tardo autunno. Il diserbo chimico al contrario risulta risolutivo con un solo intervento, è rapido ed economico. I formulati erbicidi che rileviamo non sono selettivi (diserbanti totali), se ben applicati eliminano il rischio di inquinamento del terreno, delle falde ed anche non presentano il rischio di accumulo poiché sono biodegradabili (vedi elenco proposto dalla Regione Piemonte). In certi casi di limitata estensione è possibile ricorrere al pirodiserbo o addirittura all’estirpazione. Si sono anche tentate tecniche agronomiche ad esempio la trinciatura, la fresatura e la pacciamatura ma si sono dimostrate complicate e costose. In agricoltura discreti risultati si sono ottenuti con la semina di colture antagoniste, prime fra tutte il trifoglio, l’erba medica e il panico. Un capitolo particolarmente coinvolgente è quello della lotta biologica che ci riserviamo di approfondire più avanti. Si tratta della scoperta di un coleottero defogliatore l’Ophraella communa (vedi comunicazione della Federazione dei dottori agronomi e forestali della Lombardia).
IL DISERBO CHIMICO
Torniamo ora al diserbo con biocidi o fitofarmaci. È evidente che tale pratica deve essere eseguita al momento giusto (prefioritura dipende anche dal tipo di formulato scelto); rispettando rigorosamente i dosaggi e le avvertenze riportate in etichetta; utilizzando attrezzature veramente precise nell’erogazione (quindi al giusto dosaggio e alla giusta concentrazione), in grado di operare a bassa pressione, con ugelli eroganti micro gocce di diametro omogeneo e tali da evitare fenomeni di deriva (quindi in assenza di vento e magari con lancia protetta da campana antideriva). [vedi foto]. Per gli erbicidi si riporta quanto indicato nella bella pubblicazione “Ambrosia ARPA Piemonte” di cui si raccomanda la lettura. Una cosa è certa qualsiasi tecnica di diserbo si decida di attuare bisogna sapere dove l’ambrosia è presente e intervenire nei tempi canonici.
GLI ERBICIDI
Glifosate: agisce esclusivamente sulle infestanti già nate (post emergenza precoce meglio se con temperature miti o calde DdA) non è residuale. Non è selettivo e pertanto va distribuito con attenzione per evitare danni alla vegetazione non bersaglio. Glifosate ammonio: come il precedente agisce solo su piante presenti e non è selettivo. Flazasulfuron: agisce sia sulla vegetazione presente, per assorbimento fogliare, sia come antigerminello, inibendo la germinazione dei semi presenti nel terreno. È dotato di una certa residualità (aspetto da valutare attentamente poiché ha un destino ambientale che si protrae nel tempo NdA). Viene di norma proposto in miscela con il glifosate. Diclobenil: è molto persistente (attenzione quindi al destino ambientale NdA), non è selettivo. Agisce come antigerminello ma viene assorbito anche dai rizomi e stoloni delle infestanti perennanti (non è il caso dell’ambrosia che è una pianta annuale NdA). Può essere indicato per le linee ferroviarie e le aree cantiere. Viene anche impiegato in miscela con il glifosate. Oxifluorfen: è persistente (attenzione al destino ambientale NdA). Ha un’azione antigerminello. Può essere impiegato in miscela con il glifosate. È indicato per i bordi stradali, gli argini, le aree industriali, le aree industriali, le aree cantiere e gli incolti.
AMBROSIA ARTEMISIIFOLIA - È RICERCATA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE (L. 1753)
Dati botanici salienti Specie erbacea annuale, con aspetto cespuglioso, originaria del Nord America ormai diffusa in molti stati europei, in Asia e in Australia. Può arrivare fino a 2 m di altezza. Stelo eretto peloso (talvolta rossastro). Foglie glabre frastagliate verdi da entrambi i lati con nervature biancastre; vellutate al tatto. Fiori maschili (quelli che emettono il polline) sono di color verde giallastro in grappoli terminali lunghi 8-15 cm costituiti da un asse allungato portante i fiori su peduncoli inseriti a intervalli regolari detti racemi.Polline a forma sferoidale. Fiori femminili a capolino seminascosti all’ascella delle foglie. Semi o, più precisamente, frutti secchi contenenti un solo seme (acheni) a forma di punteruolo (fusiformi) con 4-5(8) spinule Radici, a secondo della compattezza del terreno, formano strutture intricate e ramifi cate che in certi casi possono ricordare i rizomi (in questo caso la pianta è facilmente sradicabile) oppure sprofondano verticalmente (fittoni); in questo caso l’estirpazione è assai più faticosa. Attenzione ogni pianta può:
- diffondere nell’aria fino a un miliardo (mille milioni) di granuli pollinici.
- produrre dai 3000 ai 15.000 (fino a 60.000) semi in genere diffusi dal vento ma che possono ancorarsi al pelo degli animali o alle piume degli uccelli.
- conservare la capacità germinativa dei semi per 40 anni.
Calendario pollinico In genere da luglio a settembre - segnalato a Caserta presenza di polline anche in aprile - una anomalia appare Latisana in cui l’osservatorio trova pollini nell’aria ai primi di marzo - rilevamenti positivi anche alla fine di novembre a Monfalcone e Alessandria - a Novara si sono addirittura riscontrati pollini anche nella prima decade di dicembre. Patologie allergiche
- pollinosi estive con chiari sintomi oculari di prurito e lacrimazione
- febbre da fieno con riniti assai importanti
- sintomi respiratori con tosse secca fi no ad asma bronchiale
- irritazioni cutanee (più rare, che possono interessare il padiglione auricolare)
- l’OMS segnala che il 40 % delle allergie nel Nord America sono causate dai pollini dell’ Ambrosia
- sempre l’OMS stima che più del 10 % della popolazione mondiale presenti allergie o sindromi di ipersensibilità ai pollini dell’Ambrosia
Altre specie allergenizzanti del genere ambrosia (presenti in Italia)
- A. psillostachya (coronopifolia) [origine nord americana]
- A.trifida (origine nord americana)
- A. tenuifolia (origine nord americana)
- A.maritima (origine europea – mediterranea: colonizza le sabbie marine)
Principali caratteri distintivi dall’artemisia vulgaris (altra composita molto diffusa) L’artemisia è pianta perenne, ha foglie meno frastagliate verdi scuro sulla pagina superiore grigie o quasi argentee su quella inferiore (pelosa); emanano un odore aromatico caratteristico e ha stelo eretto angoloso. Ecologia e habitat dell’Artemisia Test hanno dimostrato che concentrazioni più elevate di CO2 incrementano notevolmente la produzione di polline. È pianta molto infestante resistente agli stress ma non competitiva. I semi germinano in marzo aprile e le plantule sono visibili (per gli esperti) ad aprile-maggio e si notano facilmente da giugno. In genere colonizza aree incolte, terrapieni e terre di sbancamento, prati asciutti meglio se soleggiati, argini di fossi e fiumi, margini stradali e ferroviari. Può infestare alcune coltivazioni agricole come il girasole, barbabietola da zucchero, mais e alcuni cereali. Può arrecare danni e malattie al bestiame che se ne nutre, mentre i suoi semi sono fonte di alimento per numerose specie di uccelli. Ospita pochi insetti ma in questi ultimi tempi si è diffuso un piccolo coleottero defogliatore, anch’esso originario del Nord America, che in alcuni territori lombardo-piemontesi ha eliminato più del 50% dell’ambrosia presente. Attenzione Chi verifica la presenza dell’ambrosia è tenuto a segnalarlo agli uffici comunali o alle Asl territorialmente competenti a cui può rivolgersi anche per informazioni e chiarimenti. Produttori di diserbanti Aziende a cui si ritiene di potersi rivolgere per avere una corretta informazione sui diserbanti:
- www.bayercropscience.it
- www.bayergarden.it
- www.bleuline.it
- www.selectasrl.eu
- www.colkim.it
- www.copyr.eu
- www.dorta.it
- www.ecobird.com del gruppo O.S.D HPC
- www.indiacare.it www.vebiprofessional.it
- www.vebigarden.it
- www.zapiexpert.it
- www.zapigarden.it
LOTTA BIOLOGICA: FABIO SAPADONI E LA SCOPERTA DELL’OPHRAELLA COMMUNA
Si deve a un agronomo lombardo, Fabio Spadoni di Castellanza, il merito di avere individuato le potenzialità dell’Ophraella communa quale vero e proprio insetto antiallergie. «La notizia resa nota nei giorni scorsi – commenta il presidente della Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia, Giorgio Buizza – ci riempie di soddisfazione e di orgoglio per il grande risultato ottenuto da un professionista della Federazione lombarda». Nelle scorse settimane, infatti, l’agronomo varesino aveva individuato la presenza dell’insetto in campagne e aree verdi lombarde e le sue attitudini antagoniste rispetto all’ambrosia, di cui si nutre, pianta infestante nota soprattutto per essere la causa di fastidiose allergie, ma conosciuta anche per i danni che può arrecare alle coltivazioni di mais. «Le osservazioni del dottor Spadoni – sottolinea Buizza – pur con la cautela che si deve porre in situazioni del genere, hanno fatto emergere la possibilità, fi no ad oggi non presa in considerazione, di utilizzare questo piccolo insetto come strumento di lotta biologica anche nei nostri territori, similmente a quanto già sperimentato in alcune regioni di Cina e Giappone». I cicli biologici sono complessi e i rimedi sembrano, a prima vista, sicuri ed efficaci, ma possono essere fonte di ulteriori problemi. Per esempio si dovrà verifi care che succederà dell’insetto quando avrà terminato di nutrirsi di ambrosia: divorerà qualche altra specie erbacea? Troverà il giusto equilibrio con la pianta ospite? La prudenza è d’obbligo, ma se l’ipotesi di diffusione dell’Ophraella communa negli ecosistemi di casa nostra sarà confermata, la presenza dell’ambrosia e i danni che essa produce potrebbero ridursi considerevolmente grazie alla voracità dell’insetto in tutti i suoi stadi di vita, sollevando le pubbliche amministrazioni locali dai pesanti oneri che la legge regionale impone per il controllo dell’ambrosia.