Pavimento antico, come intervenire?

Una dimostrazione e alcuni consigli su come procedere nei casi in cui il vecchio parquet richieda un intervento di manutenzione approfondito, che prevede anche vere e proprie riparazionidi Mauro ErricoQuello che vi sto per illustrare è un delicato lavoro di restauro e ripristino di un parquet ‘a catrame’. Si tratta della modalità di posa in opera dei vecchi pavimenti in legno, la tecnica risale agli anni ‘30 del secolo scorso. Questo sistema di posa è stato utilizzato fino all’avvento degli adesivi, prima, infatti, i parquet si muravano e, prima ancora, venivano assemblati e inchiodati, ma erano altri formati e altri disegni di posa e si passa al campo delle pavimentazioni storiche (anni 1600 - 1800). Solitamente si trattava del cosiddetto ‘lamparquet’, con formati anche piuttosto sviluppati in lunghezza; perimetralmente veniva creata, quasi sempre, una fascia con bindello. Il bindello era in rovere o in noce, mentre il campo centrale era sempre in rovere, posato a spina di pesce reale. Questo tipo di pavimentazione, posta in opera per lo più all’interno di signorili appartamenti e in voga almeno fino ai primi anni ‘50, richiede interventi di ripristino e manutenzione piuttosto approfonditi e spesso necessita anche di vere e proprie riparazioni, più o meno estese. Bisogna sempre tenere presente che le riparazioni di questi pavimenti non sono assolutamente uguali a quelle di un pavimento in legno che è stato posato in opera per incollaggio. Vediamo perché.[gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" type="slideshow" ids="4427,4428,4429,4430,4431,4432,4433,4434"]Le fasi di lavorazioneSi procede innanzitutto allo smontaggio delle parti più ammalorate o che presentano problemi di tenuta al piano di posa; i listelli, dopo essere stati catalogati e suddivisi per vano, vanno sottoposti a un procedimento di pulizia del catrame che è presente nell’intradosso. Un lavoro questo che può essere fatto soltanto a mano, con scalpello o piccozza: non esistono sistemi di asportazione del catrame che non compromettano gli utensili impiegati o le doghe medesime. Soltanto pulendo le stecche una per una a mano è possibile asportare il catrame, riconducendo l’intradosso degli elementi all’aspetto quasi originale. Questa operazione si rende assolutamente necessaria: nessun collante potrebbe mai aderire a una superficie ‘oleosa’ (il catrame, derivato del petrolio, lascia le superfici piuttosto untuose). In questi restauri, solitamente, le listelle vengono asportate in maniera da poterle poi riporre nuovamente in opera, dopo la pulizia del catrame; può capitare che ci siano porzioni di pavimento che, nel restauro dell’appartamento, debbano essere asportare per far passare le tubazioni oppure perché vengono apportate delle modifiche alle stanze, con l’abbattimento di pareti (per congiungere ad esempio due vani).C’è caso e casoIn presenza di modifiche importanti conviene procedere sempre all’asportazione dei listelli, alla loro pulizia dal catrame e alla rimessa in opera, questo perché la stessa la tonalità di colore di un manufatto di rovere di quasi un secolo - anno più anno meno - non la otterremo mai, con nessun colore o pigmento, artificiale o naturale. La procedura economicamente può essere un po’ più costosa, ma il risultato è certamente ottimale. Al contrario, se si tratta di poche listelle, nell’ambito di un intervento rigenerativo di una sola stanza, allora conviene procedere alla loro sostituzione e pigmentatura; la differenza di tonalità sarà certamente più tollerata.La paraffina per le piccole sostituzioniPer quanto riguarda comunque la sostituzione di poche singole listelle, dato che la presenza del catrame è ovviamente il principale problema di adesione per i collanti, si deve utilizzare per l’incollaggio un prodotto a caldo, la cosiddetta paraffina, che altro non è che un derivato del petrolio (precisamente sono miscele di idrocarburi alifatici saturi), costituita in blocchi, che deve essere sciolta portandola allo stato liquido attraverso il calore irradiato da un fornello elettrico, assolutamente non a fiamma libera. Quando il pezzo di paraffina scelto per l’intervento si è completamente sciolto, lo si versa direttamente nel piano di posa e subito si ripone sopra la listella o i listelli, da fermare al proprio posto. Soltanto questo prodotto riesce a tenere perfettamente al proprio posto le listelle sullo strato di catrame; altri adesivi avrebbero problemi di tenuta. La paraffina raffinata è bianca, leggermente traslucida, insapore e inodore, untuosa al tatto; la sua purezza è indicata dal punto di fusione, che per le qualità correnti varia da 44 a 60 °C e dal contenuto di olio (si parla di raffinate qualora il contenuto d’olio libero sia inferiore all’1%). Scoperta nel 1829 da Reichenbach nel catrame di legno, la paraffina esiste anche allo stato naturale. La sua preparazione industriale costituisce attualmente parte del trattamento degli oli di petrolio, la cui deparaffinazione è un’operazione fondamentale.  Negli oli lubrificanti sono presenti sia le n-paraffine, ad alto punto di fusione, sia le isoparaffine, a basso punto di fusione; un tempo la deparaffinazione avveniva per refrigerazione, il petrolato era ottenuto per decantazione e la paraffina per filtrazione.Il tocco finaleUna volta completate le opere di riparazione, si interviene normalmente con la levigatrice, che riporta la superficie lignea all’aspetto primordiale. Diciamo che da questa fase in poi questi pavimenti vengono trattati come tutti i normali parquet sottoposti a procedimenti di rigenerazione: passaggio di frullino, incrocio di carte abrasive e finiture con macchine a disco rotante. I trattamenti protettivi sono solitamente eseguiti con prodotti a basso impatto ambientale, con prodotti oleouretanici oppure oli vegetali; ultimamente sono molto impiegate le vernici all’acqua che, dato il colore particolare del legno, danno vita a una superficie finita molto ‘calda’.?

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