In colloquio con Steve Ashkin, uno dei maggiori esperti mondiali della pulizia professionale “verde”. Da più di vent’anni.
Il Green come mission: in queste parole è racchiusa tutta la filosofia e l’impegno di Steve Ashkin. Stiamo riferendoci a uno dei leader del Green Movement il maggiore esperto americano, conosciuto nel mondo della pulizia professionale come il padre del Green Cleaning, di cui si occupa fin dal 1990 (e la sua esperienza nel settore era iniziata ben da prima, nel 1981). Intanto, che cosa intendiamo per Green Cleaning? Se ne sente parlare molto, a più di vent’anni dal suo affacciarsi al mondo della pulizia professionale è diventato di uso comune, ma inquadrarlo una volta di più non fa certo male. In sintesi, si tratta della pulizia che protegge la salute e non danneggia l’ambiente, e comprende tutti i sistemi e i prodotti che vengono utilizzati in un processo di pulizia, compresi i metodi di prevenzione, le procedure… Obiettivo da raggiungere, quindi, per chi produce è poter mettere sul mercato prodotti e sistemi in grado di offrire alte prestazioni e minimo impatto ambientale; per chi li utilizza, comprenderne il concetto e utilizzarli al meglio. Avevo incontrato Steve Ashkin nel 2010, nel corso dell’Eco-cleaning Day, organizzato a Milano da AfidampFAB, quando ha presentato in anteprima il suo studio “Il mercato del cleaning negli Stati Uniti”, commissionato dall’ICE per conto di Afidamp. A distanza di qualche anno, e con tanti mutamenti sociali, economi e politici, ho pensato che risentire la sua voce per un aggiornamento sul Green Cleaning potesse fornire anche a noi informazioni sul suo sviluppo negli Usa e qualche suggerimento utile per il nostro mercato. In Italia la crisi economica incide ancora fortemente sulle scelte degli acquisti. Un prodotto green in genere è più costoso - in termini di prezzo - di uno tradizionale. Gli imprenditori più avveduti stanno seguendo la strada della green economy, ma le diffi coltà oggettive ci sono. E negli Usa? Lo stesso vale per gli Stati Uniti. Così inizialmente ci siamo concentrati su quei prodotti “green” che possono ridurre i costi o almeno non aumentarli. Alcuni esempi: la sostituzione di prodotti chimici pronti all’uso con prodotti “verdi” (si tratta di concentrati, erogati da apparecchiature in grado di diluirli); invece degli asciugamani multifogli piegati, di carta, ecco i grandi rotoli di carta “verde”, erogati da dispenser touch-free; fodere di plastica per i rifi uti - a misura - così da avere un giusto spessore e una corretta dimensione. Abbiamo scoperto che iniziare facilitando ai clienti il passaggio a prodotti più ecologici ci permetteva poi di trattare sull’acquisto e utilizzo di prodotti che risultavano in un primo tempo certamente più costosi, ma che nel lungo periodo consentivano un notevole risparmio. Esempi di questo tipo riguardano le attrezzature per la pulizia, i secchi e altri strumenti che nel tempo durano di più rispetto i loro tradizionali (e poco costosi) omologhi non “green”.Negli Usa c’è ancora un forte divario tra il prezzo di un prodotto - o di un servizio - green e uno consueto? Negli Stati Uniti l’economia, mentre forse gode di salute migliore di alcune zone dell’Europa, nel settore del cleaning subisce ancora la pressione di un orientamento verso il prezzo inferiore. Ma poiché il Green Clean Movement è un po’ più maturo, la concorrenza ha migliorato le performance dei prodotti green e allo stesso tempo ha ridotto i costi. Questo è avvenuto grazie a un incremento della domanda e alla capacità di spalmare i costi fi ssi su un maggior volume di prodotto. Sono convinto che questo potrà accadere anche in Italia. Dall’ultima volta che ci siamo incontrati, nel giugno 2010 a Milano, quali sono stati i cambiamenti per il settore green? Il Green Cleaning è stato accettato negli Stati Uniti e quasi ogni produttore nella sua offerta presenta anche una linea di prodotti “verdi”. Inoltre, i produttori continuano a investire maggiori risorse nelle tecnologie rispettose dell’ambiente: come risultato, stiamo assistendo ad ancora maggiori innovazioni specifi che nel campo “green”. Stiamo anche osservando un incremento di investimenti per l’istruzione da parte di chi vende prodotti green per il cleaning e per la bioedilizia, in quanto i clienti sono diventati più consapevoli e si aspettano assai di più dai loro fornitori. E, infi - ne, le aziende stanno cominciando a muoversi al di là di avere una linea di prodotti verdi, per concentrarsi su ciò che realmente signifi ca diventare una società più sostenibile. Questo credo sia il futuro per il settore del cleaning negli Stati Uniti. Le istituzioni pubbliche supportano le aziende nelle loro scelte di sostenibilità ambientale? Le istituzioni pubbliche sono state di grande sostegno in questo: sono state infatti le prime ad adottare una politica di preferenza all’acquisto di prodotti a minore impatto ambientale. Un interesse che, in realtà, negli Usa è iniziato nei primi anni 90. Tuttavia, mentre le istituzioni pubbliche, a tutti i livelli, continuano ad acquistare prodotti “verdi”, negli Stati Uniti la crescita in questo settore ormai proviene dal settore privato, grazie al miglioramento delle prestazioni, del prezzo e della disponibilità dei prodotti per una pulizia “ecosostenibile”. Quali suggerimenti darebbe al mercato italiano del cleaning per superare l’impasse tra la volontà di scelte consapevoli, quindi green, e scelte dettate dalla scarsità di cash flow? Si dovrebbe iniziare con l’individuazione di un obiettivo facilmente raggiungibile, che non richieda eccessiva fatica e che possa aiutare il cliente a risparmiare denaro. Bisogna tenere a mente che la pulizia è un processo per cui a volte il “costo” si traduce in “risparmio”, quello che si ottiene integrando il nuovo prodotto green in un processo migliore, che risulta più veloce e riduce il lavoro. Io credo che si possano trovare spesso occasioni per aiutare i clienti: abbiamo solo bisogno di trovare un modo per iniziare.
Steve Ashkin
Presidente dell’Ashkin Group, società di consulenza riconosciuta a livello internazionale, imprenditore, autore e uno dei leader del Green Cleaning Movement. Direttore esecutivo del Green Cleaning Network, cofondatore della Green Cleaning University Ha lavorato nel settore delle pulizie dal 1981, dove ha ricoperto posizioni chiave nel settore tecnico e di gestione Inoltre, Ashkin lavora molto con gli infl uenzatori del mercato, come i difensori dell’ambiente e della salute, i media, i governi, i politici.
Tra i molti riconoscimenti:
- Il National Performance Review per il suo aiuto nel lancio del Programma del presidente Green Chemistry Challenge Awards, un premio all’eccellenza dalla Agenzia americana per la protezione ambientale per il suo lavoro per proteggere i bambini dai rischi ambientali
- Il Green Building Advocate of the year dalla Leonardo Academy per avere portato il Green Cleaning al LEED-EB (Il sistema di certifi cazione LEED, Leadership in Energy and Environmental Design, è uno standard applicato in oltre 100 paesi del mondo, sviluppato dall’Us Green Buiding Council USGBC, associazione no profi t che promuove e fornisce un approccio globale alla sostenibilità, dando un riconoscimento alle performance virtuose in chiave della salute umana e ambientale).
Green Cleaning
Con questo termine ci si riferisce all’uso di tecniche e di prodotti per la pulizia ecocompatibili, in grado di preservare la salute dell’uomo e l’ambiente.