Museo della Libia. Anno 2009.
L’edificio dell’ex reggia d’Italia ritrova nuova vita dopo quarant’anni di abbandono. Oggetto dell’intervento il pavimento in legno presente in venti stanze dell’edificio. Quando si parla o si scrive del passato storico d’Italia può accadere che gli intrecci e le conseguenze siano di una portata così ampia da rendere, anche ai più, la comprensione un compito impossibile. Solo un approccio pragmatico di un esperto può aiutare a capire meglio ciò che accadde anche alla luce degli ultimi avvenimenti che, nel momento in cui stiamo andando in stampa, vedono la Libia in rivolta. La stessa cosa succede quando si parla di grandi restauri che non riguardano una casa, un palazzo o un museo qualsiasi ma una costruzione di grande pregio come il museo della Libia di Tripoli, ex reggia d’Italia costruita nel 1930 per volontà dell’allora governatore Italo Balbo. Uno storico palazzo edificato nell’era colonialista italiana, un’epoca così vicina ma al contempo così lontana da quello che siamo noi oggi, un’epoca che merita rispetto per le vittime e per le oppressioni perpetrate. Ciò premesso, in questo spazio si vuole raccontare di una delle tantissime tessere del mosaico multicolori che l’artigianato, la professionalità e la cultura, firmati Vermeister e International Parquet srl, sono stati capaci di realizzare e comporre. Ci interessa evidenziare il bellissimo lavoro di restauro, relativo ai pavimenti in legno, che è stato eseguito nel 2009 dalle abili mani del signor Caiazzo Nunzio, titolare della ditta International Parquet. Un intervento che ha saputo ridare luce ai pavimenti in legno all’ex reggia d’Italia di Tripoli, attuale museo della Libia.
L’INTERVENTO
Lo stato di conservazione dei pavimenti in legno prima dell’intervento del signor Caiazzo era pessimo. Il palazzo, dopo un lungo periodo di chiusura, era stato utilizzato come deposito per più di quarant’anni. Ciò aveva comportato alcuni lavori di rifacimento. Per questione di praticità e, con l’intento di preservare il pavimento originario, il rivestimento presente in molte stanze del magazzino era stato ricoperto di moquette. Per restaurare pavimenti di uno splendore così unico (perchè centenari) è stato necessario attingere a piene mani nel vasto repertorio professionale del signor Caiazzo. Il suo zelo, la sua pazienza, la sua attenzione per i particolari, la competenza tecnica, la memoria storica sono stati i pilastri su cui si è poggiata l’intera opera di riqualificazionecon e recupero di intarsi, greche, fasce, bindelli, decori e disegni, tutti rigorosamente fatti a mano. Si è trattato di un lavoro molto impegnativo che ha coinvolto il restauratore sia sul piano economico che sul piano organizzativo. L’intervento ha interessato più di venti stanze di dimensioni anche notevoli.
BY STEP
Durante il primo step si è provveduto a segnare le tavole una ad una. Trattandosi di un restauro e non di una sostituzione è stato necessario smontare, ripristinare e poi rimontare gli stessi listoni, collocandoli nella loro posizione originaria. Il pavimento originale era stato posato su magatelli annegati nel cemento, seguendo le classiche geometrie dei primi del Novecento, ovvero adottando la disposizione a spina di pesce italiana con fascia e bindello, campo in rovere e bindello in doussié.In fase di restauro, molti dei vecchi magatelli sono stati sostituiti. In tre stanze sono stati addirittura rimossi in toto e reinstallati. Per le fasce più rovinate - in alcuni casi sfondate - dal tempo e dall’usura si è provveduto a fare infiltrazioni di adesivo. Il prodotto usato è stato Polifoam di VerMeister, un adesivo poliuretanico ad alta espansione e resistenza meccanica. Lì dove le infi ltrazioni si sono rivelate insuffi cienti si è adottata una copertura totale del sottofondo con uno strato di multistrato marino. Riparati e sostituiti i magatelli, si è passati alla riqualifi cazione estetica. Molti disegni e decori, ammalorati dal tempo e dall’incuria, sono stati riprodotti ex novo sul posto, completamente a mano, cercando in tutti i modi di rispettare le tecniche di un tempo e, nel contempo, di donare ai nuovi inserti quell’aria centenaria necessaria per completare in modo corretto il restauro. Con la levigatura si è scoperta la natura del legno (noce nazionale) presente in alcune stanze. La levigatura totale dei pavimenti ha richiesto più di un mese e mezzo di lavoro, un tempo necessario per preparare nei dovuti modi la superfi cie prima di stendere la prima mano di vernice. La scelta di quest’ultima è stata infl uenzata dalla destinazione d’uso fi nale del Palazzo a museo di Arti Popolari. Vermeister ha scelto di applicare una vernice ignifuga in classe 1, Master Fire, un prodotto sicuro e semplice da utilizzare, pronto a resituire al pavimento l’originaria bellezza perduta.