Ecco come è possibile ridare vita a un pavimento in Noce nazionale e Cipresso.
Poche semplici mosse per trasformare un pavimento trascurato in una superficie vintage.La crisi nell’edilizia, si sa, ha colpito duro. E ancora continua a colpire; di nuove costruzioni edili nessuna traccia all’orizzonte, qualche ristrutturazione, per di più lavori rallentati da una burocrazia incommensurabile. Per il resto l’orizzonte è ancora alquanto grigio, per non dire nero. In tutto questo c’è però un segnale positivo del quale, ritengo, si debba tenerne conto; chi lavora con serietà e professionalità da sempre, in effetti pur avendo molto meno lavoro rispetto ad alcuni anni addietro, riesce sempre e comunque a lavorare. Il tutto a differenza di altri soggetti, che hanno fatto una politica al ribasso sia di prezzi che di qualità, e che alla luce di quanto avvenuto si sono in pratica eclissati. Non lavorano più o perché hanno completamente cessato l’attività oppure hanno addirittura lasciato il mondo del parquet per cercare di inserirsi in altri settori. Uno dei lavori, che se fatti in maniera adeguata e con professionalità possono essere remunerativi, è quello relativo al restauro; anche piccolo, semplice, non importa se non siamo in ambienti storici, riparare un pavimento in legno risalente agli anni ’60 o al massimo ai primi anni ’40 del secolo scorso, è pur sempre una prova di abilità.
LA MANUTENZIONE È IMPORTANTE
Si sa che ogni tanto qualche intervento di manutenzione all’interno di un immobile come pareti da imbiancare, mobili da riparare, infissi da revisionare o pavimenti di legno da rigenerare si rende necessario. Di seguito vediamo una serie di piccoli interventi rigenerativi, ovvero ripulitura della superficie con sostituzione di doghe danneggiate o al limite della fruibilità. Gli interventi sono stati condotti su un pavimento in legno rappresentato da doghe in autentico Cipresso e Noce Nazionale di pavimenti risalenti ai primi anni del secolo scorso.
L’INTERVENTO SUL LEGNO IN NOCE NAZIONALE E CIPRESSO
La pavimentazione di legno in Noce Nazionale e Cipresso, era ed è situata nell’interno di un grande appartamento del centro storico fiorentino; finitura ovviamente a cera, mai restaurato nel corso dei suoi novanta e passa anni di vita. In pratica, a parte il passaggio del classico canovaccio leggermente umido, nessun altro intervento di manutenzione era stato fatto fino a qualche mese fa. E per di più dobbiamo aggiungere che data la primaria finitura protettiva della pavimentazione, eseguita a cera (la classica cera d’api) con l’impiego di “stracci” inumiditi, si è gradatamente nel tempo ammalorata la situazione. Sempre all’interno del medesimo appartamento, erano presenti altri vani pavimentati nella medesima epoca con legno di Pickpain, molto in voga fino agli anni ’60. La superficie del pavimento era, oramai, diventata praticamente irriconoscibile tanto che era stata lasciata andare, un peccato perché il disegno originario a spina di pesce con alternanza di listelli in Cipresso chiaro e Noce Nazionale scuro, non era poi così male. Certamente all’epoca di assemblaggio, era una pavimentazione di grido e unica nel suo genere. Bisogna premettere che, una delle richieste fatte dalla direzione lavori, o meglio uno dei divieti imposti, era di non utilizzare macchine a rullo meccaniche, e comunque non era possibile intervenire con i classici utensili elettrici per ripulire la superficie del pavimento stesso. Si voleva cioè ottenere prima di tutto una superficie rigenerata togliendone lo sporco superficiale, protetta allo stesso tempo con prodotti a basso impatto ambientale, ma evitare eccessive levigature dello spessore del legno e, soprattutto, intervenire senza ausilio di attrezzature meccaniche.Ciò per mantenere quanto più possibile l’originalità della manualità esecutiva nella pavimentazione di legno. Interventi con levigatrici meccaniche avrebbero certamente sortito un ottimo effetto di ripulitura, ma nel contempo avrebbero snaturato in un certo senso la natura di un pavimento oramai centenario. Non solo, ma era importante anche tenere sotto controllo lo spessore nominale degli elementi lignei in opera. I listelli presentavano anche diversi problemi di “passaggio” del tarlo, anche se ad onor del vero non si sono rilevate tracce di attività degli insetti al momento dell’opera. La posa in opera originaria era stata eseguita con il metodo “flottante” infatti le singole doghe erano posizionate a terra su di un leggero telo - incatramato - e tenute assieme da lamelle in ferro, posizionate a loro volta negli incastri laterali. Chiaramente le nuove listelle, riprodotte con il medesimo legno di Cipresso e Noce ove necessitava la sostituzione in quanto erano completamente danneggiate, sono state riposizionate al loro posto con l’uso di adesivo vinilico. Le listelle nuove erano state anche preventivamente “sbassate alla pialla a spessore” al fine di portarle immediatamente al pari delle listelle rimaste in opera; questo per evitare ulteriori interventi con macchine levigatrici. Successivamente sulla superficie delle stanze da restaurare è stata condotta una specie di raschiatura manuale, ma fatta con uno strumento modificato che pulisce la superficie delle singole tavole quindi senza utilizzare carta abrasiva con macchine a rullo o frullini. Dopo avere fatto presente alla direzione lavori che quindi si sarebbe potuto osservare una sorta di leggera differenza di tonalità fra alcune zone della superficie lignea, i lavori di ripulitura sono stati eseguiti. L’impiego di aspirapolvere riduceva al minimo il disagio per l’operatore, che rimaneva a stretto contatto con la superficie del pavimento proprio nella fase di asportazione dello sporco superficiale. Sempre nel medesimo luogo, sono state restaurate anche alcune stanze pavimentate con legno di Pickpaine, stesso formato delle doghe e medesimo sistema di posa in opera ovvero flottante. Gradualmente comunque la superficie del pavimento in legno dei vari vani, cominciava ad evidenziare l’antico colore originario con un impatto visivo gradevole per l’osservatore. Nel corso dei lavori di asportazione dello sporco superficiale, sono stati eseguiti anche alcuni interventi di riparazione quali l’inserimento delle “sverze di legno” per richiudere delle fenditure, createsi nel corso dei decenni. Il procedimento è stato adottato in quanto sia la dimensione delle fessure, sia il diniego a impiegare prodotti al solvente, non permetteva l’utilizzo del classico prodotto per impastare dello stucco. Inoltre ricorrere all’utilizzo di inserti di legno della medesima specie, ha permesso di mantenere quasi integra la superficie del pavimento alla visione dell’osservatore; evitando il ricorso all’impasto di stucco, che certamente si sarebbe degradato quasi immediatamente nel tempo a seguito dei normali movimenti del legno, si è mantenuto anche l’originalità dell’intervento primordiale di posa in opera. Non dimentichiamo poi che, salvo alcune porzioni, la quasi totalità delle pavimentazioni è sempre flottante pertanto anche lo stucco non avrebbe dato garanzie di durata nel tempo. L’effetto finale della superficie lignea del pavimento durante i lavori di pulizia, è sicuramente apprezzabile nella fotografia in alto, dove si osserva come varia la tonalità del legno man mano che si procede alla ripulitura. Come si può vedere, già dopo il primo trattamento protettivo dato utilizzando una miscela di cere ed oli, la superficie del pavimento riprende immediatamente l’antico splendore. Sussistono diversi elementi lignei che, apparentemente, evidenziano una maggiore capacità di assorbimento ma trattasi di una peculiarità della materia stessa. Infine con la stesura di altre mani di prodotto, si raggiunge una nuova “brillantezza” della superficie lignea. Da adesso in poi toccherà alla proprietà mantenere questo nuovo splendore con una semplice manutenzione periodica.