Nell’era del multiservizio, la carta vincente per stare sul mercato, per differenziarsi dalla concorrenza, è quella di affiancare alle normali attività di pulizia una serie di interventi “straordinari”, in grado di qualificare l’impresa, oltre a costituire - se ben sfruttati - una fonte di reddito duratura.
Come? Perché non proporre al cliente, per esempio, un contratto annuo che prevede un adeguato numero di trattamenti mirati a un prezzo agevolato?Parlando di marmo, uno degli interventi più rapidi e meno impegnativi (se si utilizzano le giuste tecniche e i giusti prodotti, ça va sans dire!) è quello della cristallizzazione, particolarmente indicata per quegli esercizi commerciali o abitazioni dove, per motivi di tempo, non sia possibile effettuare la levigatura del pavimento. Si tratta – in sintesi - di un intervento alternativo alla levigatura e alla lucidatura (effettuato con prodotti liquidi e paglietta d’acciaio), che come queste ultime mira a donare ai pavimenti di marmo la lucentezza originaria.
I marmi
Sono rocce facilmente lucidabili e levigabili, più tenere dei graniti, con struttura cristallina pura quando hanno origine metamorfi ca, oppure cristallina ricomposta a seguito di una formazione di tipo sedimentario. I valori della durezza non sono molto elevati (grado di durezza nella scala mohs pari a 3-4*). I marmi propriamente detti sono rocce metamorfi che a struttura calcarea cristallina caratterizzate da una certa variabilità della tonalità e della granulometria dei componenti, che può essere fine, media o grossa. La colorazione varia dalle tonalità chiare a quelle rosate, giallastre, grigie, verdi, rosse. Vengono considerati e classificati marmi, per affinità di caratteristiche, anche varie rocce di origine sedimentaria come i calcari compatti, lucidabili e utilizzabili come i marmi, gli alabastri calcarei, caratterizzati dall’aspetto traslucido che li rende particolarmente adatti all’uso decorativo, i conglomerati, formati per cementazione di frammenti ricomposti con leganti calcarei, silicei o argillosi. L’agevole lavorazione dei marmi ha contribuito alla loro vastissima diffusione, in tutti i tempi, di questi materiali che sono stati utilizzati soprattutto a scopo ornamentale. * Friedrich Mohs, mineralogista tedesco (1773-1839), stabilì nel 1822 una scala di durezza dei minerali, composta di 10 "gradi" in ordine crescente.
Una questione di calore
La cristallizzazione è una vera e propria trasformazione dello strato superficiale del marmo, dovuta a una precisa reazione chimica. Il marmo è composto, infatti, da un’altissima percentuale di carbonato di calcio (calcare), che può arrivare anche all’80/90%. Utilizzando su una superficie marmorea una monospazzola con trascinatore PAD e paglietta di ferro, vaporizzando il cristallizzante liquido a base acida e lavorando fino alla sua completa asciugatura, si innesca una reazione termochimica, la cristallizzazione appunto. Il calore sprigionato dalla frizione tra paglietta e marmo, combinandosi con il carbonato di calcio contenuto nel marmo e con il composto acido, crea un sale duro, insolubile, lucido, che modifica lo strato superficiale del marmo.
ATTENZIONE al calcare
Soprattutto dove ci sono rubinetti e dove c’è un continuo contatto con l’acqua, effettuata la prima protezione del marmo è consigliabile distribuire una cera protettiva apposita che eviti il deposito del calcare sulla superficie ed elimini il ristagno dell’umidità, che crea ulteriore accumulo di calcare e quindi aumento della rugosità superficiale, che porta, poi, all’annidamento delle muffe e dello sporco.
Prima di iniziare…
È bene sapere che la pulizia del pavimento non è sufficiente, da sola, a garantire l’ottima riuscita e la durata della cristallizzazione. Se il marmo, infatti, non è di nuova posa, ma è già stato “vissuto”, la superficie presenterà necessariamente delle irregolarità, anche minime, e delle rigature, soprattutto in corrispondenza dei punti di maggior traffico. Bene, questa parti più “consumate” diventano porose e producono una “pelle morta” superficiale, che ha un basso contenuto di calcare. Cristallizzando questo tipo di superfici, la reazione termochimica, in corrispondenza dei “punti critici”, sarà scadente e non consentirà un solido ancoraggio, provocando con l’uso, la perdita della brillantezza, che, peraltro, non sarà mai “a specchio”, ma risulterà a “buccia d’arancia”. In questi casi, la levigatura, che consente di "aprire" i pori del marmo, fornisce un risultato decisamente migliore.
CONTRO le macchie
I marmi e gli agglomerati marmo-resina o marmo-cemento, lucidati, sono sicuramente tra i materiali che più risentono dell’aggressione degli acidi, in quanto sono formati in gran parte da carbonati. L’aggressione acida sui marmi e le pietre calcaree è dovuta a una reazione chimica tra il materiale stesso e il prodotto con cui entra in contatto. Fondamentale è il valore del pH dei prodotti macchianti, più ci si allontana dal valore 6-7, più si hanno prodotti aggressivi. Per farsi un’idea del valore del pH, basti pensare che l’acqua pura ha un pH 7 ovvero neutro, l’acido cloridrico ha pH 1, fortemente corrosivo, così come la soda caustica (pH 14). Un prodotto acido reagisce con un prodotto alcalino (come il carbonato di calcio CaCO3 presente nelle pietre) fino alla propria neutralizzazione parziale o totale, a seconda dei casi; la formazione della macchia opaca sulla pietra è dovuta alla pietra stessa che si scioglie a contatto con l’acido: in base alla quantità di acido, si può avere un’aggressione più o meno forte, con una dissoluzione più o meno marcata e di facile visualizzazione. Ecco il pH di alcune sostanze macchianti:
- Acido muriatico: 1,0
- Aceto: 2,4-3,4
- Birra: 4,0-4,7
- Vino: 2,8-3,8
- Succo di arancia: 3,0-4,0
- Succo di pomodoro: 4,0-4,4
- Urina: 4,8-7,4
Come operare
La prima regola nel trattamento di cristallizzazione è stabilire la natura del pavimento, che deve essere di marmo (seminato, palladiana, marmettoni, graniglia), deve contenere cioè del calcare. Se si nutre qualche dubbio circa la superficie da trattare, è sufficiente ripulire una piccola porzione e versarvi alcune gocce di sostanza acida (per esempio aceto). Se si verifica effervescenza, la superficie è di marmo, perciò è cristallizzabile. Appurato di essere di fronte a una superficie cristallizabile, bisogna accertarsi che il pavimento sia perfettamente asciutto e pulito; per la pulizia sarà bene utilizzare un detersivo forte, in grado di rimuovere gli eventuali residui di cera. A questo punto si interviene con la monospazzola e con il prodotto scelto, che sarà un composto acido allo stato liquido (cristallizzante liquido). Il calore che si sprigiona a seguito dell’attrito tra il pavimento e la spazzola (o meglio tra il pavimento e le pagliette d’acciaio), genera – come abbiamo detto - una reazione chimica tra il cristallizzante e il calcare contenuto nel marmo, a seguito della quale si crea una pellicola particolarmente lucida, che rappresenta la nuova superficie del marmo. Solo un cenno sulla monospazzola. Esistono varie scuole di pensiero a sostegno ora della bassa velocità (150/180 rpm) ora dell’alta velocità (250/300 rpm) di questa macchina. L’utilizzo dell’una piuttosto che dell’altra è legato al prodotto impiegato. Tuttavia, la maggiore velocità sviluppa più attrito sul pavimento, quindi più calore.