Salute sul lavoro, i dati dal mercato (seconda parte)

Prosegue il nostro viaggio all’interno del mondo del lavoro. In questa seconda parte dell’articolo, prenderemo in considerazione quelli che sono gli effetti del lavoro sulla salute, concentrandoci sulle malattie. Ricordiamo che la fonte del nostro lavoro è il Rapporto dal titolo: “Il mercato del lavoro: verso una lettura integrata”. Il documento è un prodotto della collaborazione sviluppata nell’ambito dell’accordo quadro tra l’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. Come già detto, la pubblicazione dedica il sesto e ultimo capitolo (Lavoro e Salute: Infortuni sul lavoro e malattie professionali negli ultimi anni) proprio al tema della salute sul lavoro, fornendo dati ben precisi – fonte Inail – Open data e Banca Dati Statistica -, con rilevazione 30 Aprile 2017, relativi a infortuni e malattie. Malattie… in pilloleNel 2016 sono state 60.259 le denunce protocollate dall’Inail, con un aumento del 2,3% rispetto all’anno 2015 e del 39,9% dal 2010. Nei primi dieci mesi del 2017, però, c’è stata una riduzione delle denunce del -3,0% rispetto al pari periodo del 2016). Buona parte delle malattie professionali (78%) riguarda la gestione assicurativa dell’industria e servizi; il 21% riguarda l’agricoltura e appena l’1% i dipendenti per conto dello Stato (Tavola 6.8). Nel 2016 sono state 46.963 le denunce nell’ambito delle attività della gestione industria e servizi, al netto dei casi per i quali non è possibile individuare il settore economico, poco meno del 30% delle denunce di malattia professionale riguarda le attività manifatturiere, un caso su quattro le costruzioni. A seguire le attività del commercio (9,0%), il trasporto e magazzinaggio (8,1%) e la sanità e assistenza sociale (6,1%). Differenze si riscontrano in ottica di genere: per le denunce femminili il manifatturiero rappresenta il 33,1%, a seguire la sanità e assistenza sociale (17,1%), il commercio (10,1%) e le attività di alloggio e ristorazione (8,7%); appena pari allo 0,3% le denunce nelle costruzioni, notoriamente a forte presenza maschile. Per gli uomini nell’ordine si rilevano le costruzioni (34,5%), le attività manifatturiere (28,7%), il trasporto e magazzinaggio (10,3%), sotto il 2% la sanità e assistenza sociale.Territorio, età, nazionalitàIn valore assoluto il 30,8% dei casi di malattie professionali afferisce al Centro, il 22,8% al Sud, il 21,4% il Nord-est, intorno al 12% la quota delle Isole e del Nord-ovest (Tavola 6.9). Toscana (12,6%), Emilia Romagna (11,6%), Sardegna (10,0%) e Marche (9%) sono nell’ordine i territori con più alto numero di denunce di tecnopatie. Le malattie professionali rappresentano un fenomeno ancora prevalentemente maschile (72,4%) con una proporzione che è rimasta sostanzialmente invariata negli anni (era il 70,4% nel 2010) (Tavola 6.10). Oltre i tre quarti (76,1%) delle malattie professionali sono denunciate da ultra cinquantenni: la fascia di età “50-64 anni” rappresenta circa il 61%. Gli ultra sessantaquattrenni uomini rappresentano il 18,6%, mentre tra le donne la quota resta ben al di sotto (6,9%). (Figura 6.6). Più soggette al rischio di contrarre una malattia le giovani donne: le under 50 rappresentano, infatti, il 29,1% contro il 21,8% degli uomini. La stragrande maggioranza delle malattie professionali riguarda i lavoratori e le lavoratrici italiani, 94% delle denunce, pari a 56.393 casi nel 2016, senza sostanziali differenze di genere (Tavola 6.11). Tra le altre comunità sono più presenti la Romania (524 casi), il Marocco (475) e l’Albania (446); da osservare che per i nati in Romania la quota di donne rappresenta ben il 43% (in considerazione delle rilevante quota femminile dei flussi migratori), mentre risulta decisamente più bassa nel caso delle altre due nazionalità (rispettivamente 18% e 20%).La gravità e le patologieLe malattie professionali accertate positivamente per l’anno 2016 sono state 19.772 alla data di aggiornamento del 30 aprile 2017. Analizzando la serie storica delle malattie professionali definite positivamente, l’incremento del 17,5% tra il 2010 e il 2015 (anno da ritenersi più stabile e consolidato del 2016) è dovuto essenzialmente all’Agricoltura che, in linea con le denunce, vede quasi raddoppiare il numero dei casi riconosciuti (da 3.166 a 6.071), mentre per l’industria e servizi l’andamento nel tempo è rimasto piuttosto stabile (Tavola 6.12). In crescita anche i casi della gestione per conto dello Stato seppur numericamente contenuti (157 casi nel 2015). I casi mortali riconosciuti, a dato consolidato, si attestano intorno a mille, di questi quelli che danno diritto ad una rendita a superstiti (il 95%) rappresentano circa il 5% degli indennizzi complessivi (gli indennizzi in morte sono meno dell’1% per gli infortuni sul lavoro). Con riferimento alle malattie professionali riconosciute dall’Inail le malattie tabellate rappresentano il 66% dei casi, in particolare oltre la metà sono malattie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, con differenze importanti tra i due sessi (80% nelle donne e 41% negli uomini).Tra le tabellate il 19% sono ernie discali lombari, che interessano più spesso gli uomini (21% la quota maschile rispetto al 13% della femminile); in evidenza anche le ipoacusie da rumore (10% dei riconoscimenti, in particolare 1% nelle donne e 14% negli uomini) e le malattie da asbesto, asbestosi inclusa (10% dei casi, in particolare 13% negli uomini e poco meno del 2% nelle donne).Le malattie professionali riconosciute, rispetto alla classificazione internazionale ICD-X (International Statistical Classification of Deseases and related health problems) in oltre il 60% dei casi (64% nel 2016) si riferiscono al sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, in particolare ai disturbi dei tessuti molli 6.301 casi (come la sindrome della cuffia dei rotatori e le lesioni della spalla che ne costituiscono oltre il 60% dei casi) e alle dorsopatie 5.599 casi (quasi la metà le ernie del disco). Altre patologie più spesso riconosciute sono le malattie del sistema nervoso, quasi esclusivamente sindromi del tunnel carpale, che rappresentano il 15% del complesso dei riconoscimenti del 2016. Non trascurabili le malattie dell’orecchio, fino a un decennio fa ai primissimi posti tra le patologie professionali ed oggi in diminuzione (9% nell’ultimo anno) e i tumori professionali (5%). Dopo le malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, per le donne sono le malattie del sistema nervoso a rappresentare la patologia di origine lavorativa più frequentemente riconosciuta, (il 26% rispetto all’11% per gli uomini).Tra i lavoratori maschi sono le malattie dell’orecchio al secondo posto, con il 12,1% dei casi (per le donne appena per lo 0,5% dei casi).Differenze significative tra i due sessi si rilevano poi per le malattie del sistema respiratorio (6% negli uomini e 1,7% nelle donne) e per tumori (rispettivamente 6,2% e 1,3%). Ulteriori indicazioni utili a valutare il fenomeno tecnopatico sono fornite dal tipo di agente causale (Figura 6.7): il 32,2% delle malattie professionali riconosciute sono determinate dal lavoro ripetitivo caratterizzato da movimenti irregolari e ripetuti nel tempo e il 16,2% dal sollevamento di carichi, coerentemente con le tante malattie da sovraccarico biomeccanico; il 17,1% delle malattie professionali sono determinate da vibrazioni, nella metà dei casi si tratta di vibrazioni da rumore, mentre il 7,1% sono contratte per via delle fibre, quasi esclusivamente da amianto.

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