Puoi raccontare un’esperienza nell’ambito della filiera alimentare che possa racchiudere alcuni aspetti di una derattizzazione particolarmente articolata e “difficile”?Ci troviamo in una importante riseria ai confini lombardo-piemontesi che ci ha interpellato per un problema di piccioni particolarmente grave nei sottotetti dei locali di raccolta del riso per lo più prodotto nelle risaie di proprietà dell’azienda (quindi la filiera era completa: dalla produzione al confezionamento, distribuzione e vendita diretta nello spaccio aziendale). La localizzazione era in un’area periferica di una cittadina. La struttura degli edifici è più che centenaria in mattoni, abbastanza ben tenuta, ma l’aratro del tempo era ben visibile rendendo la Direzione dell’azienda “rassegnata” a convivere con infestazioni ritenute non risolvibili.Ma come mai stiamo parlando di piccioni e non di roditori come mi avevi anticipato?In effetti la derattizzazione nasce da un commento a una nostra ipotesi progettuale che contemplava interventi antintrusione dei piccioni (colombi) fra cui una rete da posizionare nel sottotetto. Il tutto si basava sulla valutazione delle planimetrie a cui sarebbe seguito un sopralluogo. Il motivo era l’assenza del capo della manutenzione dovuta a una improvvisa indisposizione. Però il nostro interlocutore ci precisò che le reti dovevano essere in acciaio altrimenti i topi le avrebbero rosicchiate in breve tempo. E la ditta incaricata della derattizzazione pur avendo posizionato molte basi collanti in contenitori di sicurezza e molte trappole a cattura multipla non riusciva a risolvere il problema. Di fatto pur con una infestazione molto preoccupante non vi erano catture.Ma come era possibile? Davvero nessuna cattura?Il mistero si è svelato durante il sopralluogo, ed era dovuto a uno svarione della ditta preposta al servizio di derattizzazione che ha dell’incredibile. Tutte le strutture a protezione delle basi collanti e le trappole a cattura multipla erano dimensionate per la lotta al topolino domestico (Mus domesticus), ma in realtà si trattava del ratto nero dei tetti (Rattus rattus). L’errore ha dell’incredibile perché coinvolge più funzioni della ditta che è stata sollevata dall’incarico, ma quando il diavolo ci mette la coda…, ma non spetta a me entrare nel merito.Ma in buona sostanza come ve la siete cavata?È stata un’avventura di tre giorni e una notte per predisporre il posizionamento di 90 trappole a scatto mirate al ratto nero dei tetti, con 150 catture in un mese. Un impegno faraonico. Più di 40 mangiatoie di sicurezza posizionate nel perimetro esterno per presenze sporadiche di ratto delle fogne (Rattus norvegicus) con cicli quadrimestrali e rotazione dei p.a. (bromadiolone, brodifacum e difenacum). Da rimarcare che le esche a base di bromadiolone, che normalmente utilizziamo con buoni risultati, in quel caso non risultarono appetite e abbiamo dovuto cambiare fornitore per ottenere dei risultati soddisfacenti. Ora le cose come procedono?Molto bene anche perché, conquistata la fiducia del committente, siamo stati incaricati di coordinare gli interventi antintrusione. Il rat proofing ci ha coinvolti pesantemente per sei mesi. Nei primi tre mesi si è proceduto a risolvere la maggior parte delle situazioni più gravi (alcune sono ancora in attesa di una soluzione tecnica dai costi accettabili, comunque abbiamo limitato di molto il problema). Si è anche provveduto al taglio di rami che si appoggiavano ai tetti (alcuni alberi erano stati colonizzati dai ratti neri, veri funamboli; la cosa è stata delegata ai giardinieri). Altri tre mesi sono stati utilizzati per interventi antiintrusioni “meno” importanti. Ora siamo a regime e il buon esito del servizio di derattizzazione è comprovato dal rinnovo del mandato per il terzo anno, comprensivo del servizio di manutenzione delle strutture antipiccioni. Inoltre, ci è stato affidato sia il monitoraggio degli insetti sia di collaborare con uno studio specializzato in manutenzione edile per trovare una soluzione definitiva nei confronti di alcune situazioni critiche che ancora sono in attesa di essere risolte in modo definitivo.Lo stato dell’arte a che punto è?Per le catture del ratto nero le possiamo contare sulla punta delle dita, il che soddisfa il committente, ma che presuppone un impegno da certosini. Per il ratto delle fogne segni di rosicchiature si continuano a riscontrare, ma sono dovute al fatto che la pressione di infestazione ha origine esterna alla riseria. Arrivano dalla rete fognante cittadina. E, come anticipato ci occuperemo del monitoraggio (plodia, ephestia, stegobium e sitofilus, sono le specie segnalate) e dei servizi di disinfestazione contro le blatte (Blatta orientalis e Blattella germanica).Non voglio dilungarmi oltre, ma mi prenoto per un’intervista che approfondisca di più gli aspetti tecnico-organizzativi di un servizio che ormai si può dire a tutto tondo.