Durante il Convegno “I disinfettanti all’inizio del XXI secolo” tenuto a Bologna 3 o 4 lustri or sono, Luigi Rizzo (medico veterinario) stupì la platea esordendo così: “Ricordiamoci che la disinfezione è un atto di fede!”. L’affermazione apparentemente poco scientifica richiamò l’attenzione dei medici e infermieri presenti e Rizzo continuò spiegando che bisognava avere “fede” nelle pubblicazioni, ma che la disinfezione doveva tenerne conto e adattarla con rigore di metodo alle circostanze ambientali. L’incipit di Rizzo, in quell’occasione, mi diede lo spunto per modificare la definizione di disinfezione che mi ero preparato: “metodica che riduce il numero delle entità microbiche potenzialmente patogene a livelli di sicurezza” trasformandola in “metodica che crea le condizioni igieniche e/o sanitarie dell’ambiente in cui si opera idonee alle finalità funzionali: sanitarie, industriali o di convivenza”. Volevo con tale modifica sottolineare che diversi erano i parametri sanitari “idonei” in una sala operatoria a quelli igienici di un salumificio. Per cui la scelta del disinfettante, della tecnica applicativa, dei tempi di contatto, delle temperature operative eccetera, eccetera erano parametri che dovevano integrarsi affinché il risultato fosse raggiunto. Ma cosa è un disinfettante? A parer mio si tratta di una sostanza dotata di Registrazione ministeriale in grado di esplicare un’azione antimicrobica a vasto spettro di azione su superfici, oggetti e attrezzature al fine di creare livelli igienico-sanitari statisticamente sicuri. Fanno parte integrante del disinfettante il testo dell’etichetta e la scheda di sicurezza e ne completano il quadro informativo le schede tecniche e le pubblicazioni scientifiche. Cenni storiciI primi disinfettanti con molta probabilità risalgono all’antico Egitto ed erano oli balsamici usati nella mummificazione. Mentre i primi antisettici furono probabilmente il vino e l’aceto in uso presso i Greci, ma bisogna arrivare alla fine del ‘700 per vedere i primi disinfettanti a base di cloro e iodio a cui seguì l’acido fenico (Josef Lister: 1827-1912).I grandi gruppi Ne esaminiamo alcuni per suggerire un metodo per una valutazione di base, vale soprattutto quanto riportato in etichetta, scheda di sicurezza e, in via subordinata, schede tecniche e letteratura.Acido peracetico e ossidantiIn primis il perossido di idrogeno (l’acqua ossigenata) e i peracetici, questi ultimi rappresentano una valida risorsa largamente utilizzata nella filiera alimentare. Attualmente sono in commercio formulati in cui la corrosività dell’acido peracetico è ottimamente controllata per cui sono esaltate le sue caratteristiche sporicide e virucide, un ottimo esempio concreto di tali disinfettanti è un formulato a base di Acido Peracetico 19,5 g più Tetra-acetil-etilen-diammina 29 g e Percarbonato di Sodio equivalente a 12 g di acqua ossigenata. AlogeniI derivati del cloro: ipoclorito di sodio in primis, cloramine inorganiche, cloramine organiche. Presentano un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca o nessuna azione residuale inoltre non compatibili con tutti i materiali.Composti dello iodio: in genere si utilizzano (soprattutto nel passato) gli iodofori un complesso di iodio e polimeri che rallentano la cessione dello iodio nel tempo. Hanno un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca azione residuale e non compatibili con tutti i materiali. Un tempo ebbero un notevole utilizzo per la disinfezione dell’aria anche nelle sale operatorie.AlcoliIn particolare, l’alcool etilico (curiosità, l’etanolo sembra avere il massimo dell’effetto disinfettante diluito in acqua a ≈ 50%) e isopropilico. Quest’ultimo usato spesso sia come coformulante sia come p.a. vero e proprio.AzotatiUn vasto gruppo eterogeneo ove potremmo inserire i composti diamminici, ad esempio l’N-(3-amminopropil)-N-dodecilpropan-1,3-diammina disinfettante battericida e levuricida (quindi efficace anche sui lieviti) e quelli in grado di liberare formaldeide. ClorexidinaLa riporto unicamente per i suoi utilizzi come ottimo antisettico ad azione cicatrizzante. FenoliciRappresentano un caposaldo nel mondo dei disinfettanti. Sono utilizzati in zootecnia soprattutto perché riescono ad esplicare la loro azione anche in presenza di materiale organico. Oggi si trovano miscele di composti fenolici di sintesi, miscele che conferiscono un vasto spettro di azione con un effetto residuale notevole.Quaternari d’ammonio Si tratta di un vasto gruppo chimico caratterizzato da una struttura che partendo dall’ammoniaca e più precisamente dall’idrato di ammonio, a seconda dei radicali può diventare un ottimo ammorbidente o un ottimo disinfettante, che però conserva le caratteristiche di compatibilità con la cute e di eccellente bagnante/detergente. È quindi importante verificare che i radicali di sostituzione abbiano catene di lunghezza compresa fra C12 e C16 (già lunghezze di C11 e C17 conferiscono efficacia di disinfezione 4 o 5 volte inferiori). I “QUAT” agiscono meglio in fase liquida e a temperature non troppo basse. Presentano un buon spettro di azione anche virucida (in particolare verso i virus a capside lipidico) e una lunga azione residuale. Non sono compatibili con detergenti anionici. I mezzi di disinfezioneSono i più svariati e vanno dai mezzi meccanici (ultra-aspirazione, filtrazione, lavaggio) ai mezzi fisici (ultravioletti, radiazioni ionizzanti, microonde; calore a secco, vapore) e ai mezzi chimici (oltre a quelli esaminati aggiungerei l’ozono). Le tecniche operative presuppongono l’utilizzo di irroratrici, nebulizzatori, atomizzatori e aerosolizzatori (a basso e ultra-basso volume) oppure l’impiego per immersione o per umettazione. L’albero delle decisioni: i parametriUno schema generale potrebbe essere quello per cui viene individuato il livello di disinfezione necessaria (standard, mirata, alta), ambiente-substrato (superfici e/o aria ambiente), i microorganismi bersaglio, risorse tecniche necessarie e disponibili, protocolli e istruzioni operative, persistenza e/o prontezza di efficacia, vincoli (tipologia dei materiali presenti), difficoltà operative e preparazione del personale tecnico, rischi congiunti, monitoraggi e controlli dei risultati, ripristini ambientali (arieggiamento e/o detersione delle superfici), modulistica e report operativi… tanto per indicarne alcuni.AREA DA TRATTARE - SALA DI ASPETTO AMBULATORI SCHEMA GENERALE: è utile in fase di progettazione o di stesura del capitolato.NB: non si indicano i formulati perché fanno parte dei compiti della Direzione Sanitaria e dipendono da scelte che devono tenere conto delle specifiche esigenze. Nello schema che segue vengono indicati due gruppi di disinfettanti a mio avviso con spettro di azione e tempi di contatto complementari.MICROIRRORAZIONENEBULIZZAZIONEAEROSOLIZZAZIONE ULVOZONOVAPOREALTROOSSIDANTIX SETTIMANE PARIQUATERNARIXSETTIMANE DISPARI …….……ISTRUZIONI OPERATIVECodice “operazioni speciali” xyz pag. …. di cui uno stralcio: per la micro-irrorazione procedere a ritroso brandeggiando l’irroratrice ad altezza uomo e muovendola da dx a sx secondo un angolo di 180° - tempo di esecuzione medio 1 min.’ per 15-20 mq // il nebulizzatore (o l’ULV) partire dal mezzo della sala e retrocedendo con piccoli movimenti da dx a sx fino all’uscita tempo di esecuzione ≈ 30 sec per 45 – 60 mc.DPIMascherina a carboni attivi // guanti // occhiali più quelli in dotazione standard.Se si usa il nebulizzatore (o ULV) proteggere anche la capigliatura con cappuccio (vedi risorse tecniche codice…).TECNICHE DI RIPRISTINOLa disinfezione può essere effettuata nel tardo pomeriggio ad ambulatori chiusi // la mattina prima della riapertura al pubblico. Umettazione delle superfici con panno in microfibra.CPSoprattutto al cambio settimanale è possibile che la rotazione dei disinfettanti non sia effettuato e/o non si rispettino i dosaggi e/o non si cambi l’erogatore e/o i tempi di esecuzione.CCPCorrette istruzioni operative, formazione del personale, particolare attenzione da parte del capo servizio.In conclusioneMi torna comodo arrivato a questo punto ripartire dall’incipit del compianto dottor Rizzo. “La disinfezione è un atto di fede” ma deve basarsi sulla rigorosa conoscenza delle caratteristiche dei disinfettanti. Ricordando che il disinfettante perfetto non esiste. Per quanto concerne i controlli di efficacia relativi al mondo microbico (con esclusione dei virus) sono possibili test microbiologici (tamponi, piastre Petri, campionature di aria in modo attivo o per gravità), test biochimici in particolare per mezzo del bio-luminometro. Per personale esperienza ho riscontrato la valutazione del sistema di sanificazione in modo indiretto valutando il grado di pulito ottenuto al termine del servizio, vedi penne colorimetriche, tamponi con comparazione su scale dei grigi et similia. Inoltre, dopo anni di ispezioni sono giunto alla conclusione che i metodi strumentali sono di grande utilità se adottati da personale esperto, perché il pulito “si vede”. Per i virus non sono a conoscenza di metodi di valutazione né qualitativa né quantitativa per cui il loro controllo non può che affidarsi a specifici protocolli e a indagini epidemiologiche supportate da attente analisi statistiche.