di Martina HalkerIl rischio correlato alla presenza di Listeria monocytogenes è associato ad un’ampia varietà di alimenti. Recenti focolai di salumi in Sudafrica, verdure surgelate in Europa e gelati negli Stati Uniti collegano tutti la contaminazione del prodotto finale all’ambiente di trasformazione alimentare. Nel contesto lattiero-caseario, le misure di controllo storiche attraverso l’utilizzo del calore, in particolare la pastorizzazione, hanno avuto un impatto importante sulla riduzione dell’insorgenza di listeriosi, ma si verifica ancora la contaminazione dei prodotti lattiero-caseari trasformati. Da non sottovalutare anche la ricontaminazione di prodotti lattiero-caseari dopo il trattamento termico e la pulizia degli stabilimenti di produzione, dove si possono rilevare cariche importanti di Listeria monocytogenes, al fine di ridurre al minimo la probabilità di eventi di ricontaminazione dopo i punti critici di controllo.Per il settore lattiero caseario, l’IDF - International Dairy Federation - ha pubblicato nuove linee guida che delineano ulteriori azioni che possono essere intraprese nel processo di produzione per ridurre al minimo il rischio di contaminazione da Listeria nei prodotti lattiero-caseari. Listeria monocytogenes: conosciamola meglioSi tratta di un microrganismo patogeno che interessa sia l’uomo che gli animali. L’attenzione verso questo batterio si è molto alzata negli ultimi 20 anni, soprattutto nel settore lattiero-caseario, perché alcuni episodi di listeriosi alimentare hanno dato origine a forme cliniche con un elevato tasso di mortalità, in particolare per alcune categorie a rischio (anziani, immunodepressi, donne in gravidanza e neonati), che possono contrarre la malattia anche quando la contaminazione dell'alimento consumato è bassa (