di Maurizio PedriniLe istituzioni religiose, in particolare chiese e strutture ecclesiastiche, così come gli altri luoghi di culto, hanno dovuto affrontare l’emergenza scaturita dal Covid 19 dotandosi di protocolli di prevenzione e sicurezza assai rigorosi, che hanno richiesto non solo un grande sforzo organizzativo e gestionale, ma anche la scelta di prodotti professionali per la pulizia, la sanificazione e la disinfezione degli ambienti. Abbiamo chiesto all’architetto Stefano Gregolo, Responsabile sicurezza e Coordinatore Area tecnica della Diocesi di Verona, di parlarci dell’impegnativo lavoro svolto in questi due difficili anni, per proteggere i fedeli dalla minaccia del Coronavirus.La pandemia da Covid 19 ha messo a dura prova la gestione dell’igiene e della salubrità, in termini di prevenzione e sicurezza, delle strutture ecclesiastiche, in particolare delle Chiese, chiamando ad un duro sforzo la Diocesi di Verona. Con quali risultati?Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto. Come tutte le strutture ad alta affluenza, anche quelle ecclesiastiche hanno subito lo stress gestionale e logistico indotto dal Covid19. La risposta è comunque stata rapida e le procedure di sicurezza proposte fin dal primo momento sono state ben accolte e ben applicate. In particolare il protocollo per la ripresa delle attività, in primis nei luoghi di culto, ha trovato una forte motivazione per ripartire in sicurezza, coinvolgendo il numero più alto possibile di fedeli, rispettando le capienze prescritte e le procedure di partecipazione alle Messe.Per i protocolli e le procedure di sanificazione e disinfezione nelle Chiese e nei luoghi religiosi, che direttive avete seguito e che risposta c’è stata da parte di parroci e responsabili delle strutture?Le direttive principali sono state il “Protocollo per la celebrazione delle Messe con il popolo” (riportato a fine articolo, ndR) e tutte le prescrizioni provenienti dal Comitato Tecnico Scientifico, oltre che alle leggi prodotte sul tema specifico. La risposta dei parroci e dei responsabili delle strutture è stata di grande apertura mentale e capacità di adattamento, anche in tempi brevi nel condividere le normative e i consigli operativi.Si è fatta strada l’idea che anche questi luoghi di culto/preghiera e ospitalità debbano affidarsi a criteri, prodotti e tecnologie professionali per le operazioni di pulizia e sanificazione? Tutto ciò, nonostante le proverbiali ristrettezze economiche delle parrocchie e di molti altri istituti religiosi?Direi molto di più, c’è stata la consapevolezza dell’importanza dell’utilizzazione di presidi medico chirurgici come prodotti di uso quotidiano per passare dalla igienizzazione alla sanificazione. Si è puntato moltissimo anche sulla professionalità degli operatori delle ditte specializzate. C’è stato un grande sforzo collettivo sia operativo che di condivisione di intenti, sostenuti anche da contributi straordinari messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana.Quali tecniche, metodologie e parametri sono stati adottati per gli interventi di sanificazione e disinfezione? Con quale frequenza e che tipologia di controlli? Vi sono stati ambienti che, più di altri, hanno richiesto un livello maggiore di prevenzione (mascherine, distanziamento sociale, colonnine gel, ecc.) e interventi di pulizia, sanificazione e disinfezione più accurati?Le tecniche di sanificazione hanno avuto un ruolo centrale nel garantire l’operatività, sia che si trattasse dei trattamenti di nebulizzazione meccanica sia che si ponessero in essere attività di sanificazione manuale. I parametri adottati sono stati quelli consigliati dal Governo. Determinare la frequenza degli interventi è stata oggetto di particolare approfondimenti. Alla fine la scelta condivisa è stata quella, soprattutto nella fase iniziale, di una rigida alternanza evento-sanificazione-evento. Le nostre Chiese sono state oggetto di una capillare campagna di gestione dell’emergenza, promuovendo la costante sanificazione personale in entrata e durante le attività salienti all’interno delle strutture e cercando di garantire sempre un ambiente sanificato. I controlli sono stati spesso affidati a volontari appositamente formati che hanno contribuito anche alla serena fruizione delle strutture ed edifici. Ad esempio le Messe, che fossero svolte all’aperto o al chiuso (nei numeri massimi di previsti) hanno sempre visto la presenza di distributori di gel, obbligo sempre e comunque delle mascherine e il rigido distanziamento che preferisco chiamare personale.Celebrazioni liturgiche con il popoloAlcune indicazioni per le necessarie misure di sicurezza, cui ottemperare con cura, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.