Il problema degli ambienti confinati

di Vincenzo Cama, Direttore generale KemikaPer prevenire i contagi negli ambienti confinati in presenza di persone, l’ISS richiama l’importanza di effettivi e sufficienti ricambi d’aria. Questi sono indispensabili quando gli impianti di condizionamento e/o riscaldamento sono in ciclo chiuso. L’OMS (WHO) per locali non residenziali (non case di abitazione) raccomanda ricambi d’aria di 10 litri/secondo/persona. Gli impianti UTA (Unità Trattamento Aria) e gli impianti VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) sono richiamati anche dall’ISS con la raccomandazione di programmarli con portate minime di aria esterna di 10 L/s/persona (LSP=litri al secondo per persona presente nei locali) come previsto anche dall’OMS per l’attuale situazione di pandemia da Covid19 (vedi “Roadmap to improve and ensure good indoor ventilation in the context of Covid19” WHO 2021).Anche quando sono installate queste apparecchiature l’ISS raccomanda comunque l’apertura frequente di finestre, balconi e porte e l’uso delle mascherine. Un parametro riportato dall’OMS è anche quello del ricambio totale all’ora ACH (“Air changes per Hour”). Nelle situazioni su indicate viene raccomandato il ricambio totale del volume di aria in un’ora. Le raccomandazioni di cui sopra sono perciò da tenere in debita considerazione per tutti quei locali dove sono presenti più persone dalle case di riposo, agli ospedali, agli uffici, banche, fabbriche, scuole, ecc.Nessuna autorità raccomanda l’uso della disinfezione aerea in presenza di persone. L’uso di raggi UV, Ozono, Perossido di Idrogeno, Clorazione ecc., è vietato in presenza per ovvie ragioni di sicurezza, qualunque sia il sistema adottato.La resistenza ai raggi solari del Sars2-Cov2Riportiamo le conclusioni di un interessante studio sulla resistenza del Cov-Sars2 ai raggi solari. L’articolo apparso sul “The Journal of Infectious Diseases-Volume 222-15th July 2020 dal titolo “Simulated sunlight rapidly inactivates Sars-Cov2 on surfaces” fornisce indicazioni sui tempi di disattivazione del Corona virus su superfici esterne.Gli autori hanno simulato con lampade speciali allo xenon e una serie di filtri ottici l’energia solare che può arrivare su una superficie in due periodi dell’anno quali il solstizio d’estate (21 giugno) e il solstizio d'inverno (21 dicembre) ed una latitudine 40°Nord (tipo Lecce) sono stati utilizzati campioni di acciaio contaminati con saliva sintetica contenente il virus ed essiccati, riproducendo così le “droplets” del respiro di un portatore infetto. Il risultato è stato che il virus sulle superfici si disattiva progressivamente del 90% ogni 6-8 minuti d’estate e ogni 14.3 minuti in inverno. Pertanto, d’estate in 27,2 minuti si disattiva di 10.000 volte (104 log 4) e in 34 minuti di 100.000 volte (105 log 5). Una disattivazione di log 4 – log 5 non è più considerata infettante. D’inverno il log 4 si raggiunge in 57,2 minuti ed il log 5 in 71,5 minuti. Un altro interessante articolo pubblicato dal Journal of Infectious Diseases July 2020 M. Schuit et Al. “Airborn Sars Cov2 is rapidly inactivated by simulated sunlight”, dimostra che anche le droplets nell’aria al sole sono rapidamente disattivate con tempi molto simili a quelli visti per la disattivazione sulle superfici. Di fatto, questo può essere un falso problema perché all’aria aperta le droplets del respiro si disperdono rapidamente semplicemente con un minimo movimento dell’aria.Lo studio anch’esso con droplets virali in saliva sintetica e luce solare artificiale, è stato condotto in contenitore chiuso con l’aria ferma. Vengono dati 8 minuti di disattivazione al 90% con luce simulata in estate e in 19 minuti in autunno-inverno. I valori sono quindi in linea con quanto visto sulle superfici. Quanto sopra conferma, se ce ne fosse bisogno, che il rischio di contagio, in particolare per la trasmissione del virus tramite le superfici, in estate è nettamente minore che nel periodo invernale.Nella pratica lo studio sulla sopravvivenza del virus sulle superfici per esempio di sedie, tavoli all’aperto, ma in particolare di sedie sdraio in piscine e spiagge, ci insegna che se una sedia è utilizzata entro la mezz’ora dall’utilizzo precedente deve essere disinfettata nella parte al sole ma anche nella parte che era in ombra che può anch’essa essere stata ben toccata, dove la sopravvivenza del virus è maggiore, ben superiore alla mezz’ora. Invece, ho visto spesso che l’addetto, che pur coscienziosamente disinfetta la sdraio di qualcuno che va via, “spruzza” il prodotto (generalmente un disinfettante alcoolico) sulla parte frontale dello sdraio (dove era sdraiata la persona) e non sotto i braccioli o dalle altre parti toccate per lo spostamento e che sono in ombra. Anche questa è una piccola (?) fake news.Le concentrazioni di impiego dei prodotti disinfettantiI prodotti commerciali sono venduti a varie concentrazioni di sostanza attiva. L’Acqua Ossigenata che si compra in farmacia è al 3% in peso di Perossido di Idrogeno attivo ovvero 3 grammi di Perossido di Idrogeno in 100 grammi di acqua. Questa concentrazione corrisponde al volume di 10 litri di Ossigeno liberati da 1 litro di questa Acqua Ossigenata. Si può trovare anche al 6% (20 litri in volume). Industrialmente viene venduta al 35% (120 volumi) o al 50% (170 volumi). Attenzione alle inesattezze tra volumi di Ossigeno liberato da un litro di Acqua Ossigenata e la concentrazione del principio attivo espresso in peso. “Acqua Ossigenata al 20 significa 20% come Perossido di Idrogeno o 20 volumi in litri di ossigeno liberati da 1 litro di prodotto?” È necessario un chiarimento esprimendo la concentrazione in modo corretto (cioè in % in peso). Un analogo “equivoco” si ritrova nella definizione del titolo dei prodotti Clorossidanti. In questo caso, la definizione tecnica corretta del titolo è il “Cloro attivo disponibile” ed è questo valore che si ritrova nella letteratura scientifica per la definizione delle concentrazioni di utilizzo anti Covid19.Anche in qualche documento ministeriale ho trovato per la disinfezione delle superfici la frase “usare Ipoclorito di Sodio allo 0,1%”. La frase è senza dubbio ambigua per il significato che le si deve dare. Di fatto, manca “allo 0,1% di Cloro attivo”.Un disinfettante “disinfetta” solo se si verificano due condizioni:

  • Che sia provata la sua efficacia ad una certa concentrazione di Principio Attivo per un certo microrganismo.
  • Che vi sia un minimo tempo di contatto della soluzione sulla superficie da disinfettare.
  • Cosa si intende e come si determina la concentrazione del Principio attivo nella soluzione di impiego?Il calcolo delle concentrazioni di impiegoUn prodotto disinfettante immesso in commercio è un formulato che può contenere varie altre sostanze sia esso liquido o solido (pastiglie o polvere). La sostanza fondamentale è il “Principio attivo Biocida”. Questo, come nel caso dell’Ozono e del Perossido di Idrogeno (oltre l’acqua), è l’unico componente del disinfettante. In altri, il disinfettante contiene il “Principio attivo Biocida” e come nel caso dell’Ipoclorito di Sodio, dove il Principio attivo è il “Cloro attivo”, il prodotto commerciale contiene anche Idrossido di Sodio e Cloruro di Sodio oltre che acqua. Nel caso del Clorossidante in pastiglie Dicloroisocianurato sodico, il prodotto contiene composti che ne velocizzano la dissoluzione in acqua e che ne stabilizzano il titolo come riportato in etichetta.Vi sono disinfettanti che sono a base di diversi altri “Principi attivi” come gli alcoli (Etilico e Isopropilico) o i Sali Quaternari d’Ammonio, o la Clorexidina o i Fenolici e molte altre molecole che sono state studiate con effetto Biocida.Mi pare importante richiamare la definizione di Biocida, come riportato dall’Art. 3 del Regolamento UE n. 528/2012: “Qualsiasi sostanza o miscela nella forma in cui è fornita all’utilizzatore, costituita da, contenenti o capace di generare uno o più principi attivi, allo scopo di distruggere, eliminare e rendere innocuo, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo, con qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica”.Con l’espressione “Principio attivo Biocida” nel normale uso di tale termine, ci si riferisce alle sostanze o molecole presenti nel prodotto Biocida di cui alla definizione del Regolamento UE, ai quali è imputata l’azione Biocida. Alcuni formulati ne possono avere più di una. Altre sostanze contenute in un prodotto, chiamate anche “coformulanti”, possono avere varie funzioni, tra cui quella di sinergizzare (implementare) l’azione Biocida del “Principio attivo Biocida”. Così, sostanze come i correttori di pH acidi o alcalini, i tensioattivi, i sequestranti, i solventi, ecc., giocano un ruolo importante nell’implementare l’effetto Biocida del o dei “Principi attivi Biocidi”.Tuttavia, l’elemento determinante dell’azione Biocida (o disinfettante) è sempre la concentrazione del “Principio attivo Biocida” nella soluzione d’uso, associato al tempo di contatto di tale soluzione sulle superfici o nell’aria che si vuole disinfettare in relazione ad un certo microrganismo o ad un certo “animale nocivo” (roditori, insetti, acari, uccelli, ecc.). I Biocidi, secondo la definizione UE di cui sopra, sono divisi in 4 gruppi. Disinfettanti, Preservanti, Prodotti per il controllo degli animali nocivi, Altri Biocidi.I disinfettanti a loro volta sono suddivisi in altre 5 categorie definite con il termine PT (Product Type). In breve, PT1 (igiene pelle), PT2 (superfici), PT3 (igiene animali o veterinaria), PT4 (igiene superfici in contatto alimenti), PT5 (trattamento acqua). La concentrazione di impiego del “Principio attivo Biocida” nella soluzione d’uso è normalmente indicata in ppm (parti per milione) o mg/l (milligrammi per litro di acqua). Questo modo di esprimere la concentrazione può sembrare strano ma è un modo per avere una chiara indicazione dell’efficacia del Principio attivo Biocida. In particolare, l’espressione “ppm”, cioè le parti di Principio attivo in grammi contenute in un milione di parti di grammi d’acqua è la più usata nei testi scientifici.Nell’aria viene espresso in mg/m3 (milligrammi di principio attivo per metro cubo di aria). Il problema è quello di avere un modo per definire una concentrazione del Principio attivo nella soluzione d’uso quando in commercio i vari Principi attivi sono venduti a varie concentrazioni diverse. Prendiamo il caso dell’Ipoclorito di Sodio. Il “Principio attivo Biocida” è l’acido Ipocloroso liberato dal prodotto quando si diluisce per l’uso. Il “titolo” dell’Acido Ipocloroso deriva da quanto Cloro puro è stato necessario utilizzare per produrlo.In commercio si trovano prodotti con l’1% di “Cloro attivo”, con il 2%, con il 4% o altre concentrazioni di “Cloro attivo”. Al massimo si riesce a produrlo con il 15% di “Cloro attivo” per problemi di stabilità. Questi prodotti nell’uso vengono diluiti. Il quesito è: ma quale diluizione devo effettuare affinché la concentrazione del Principio attivo (in questo caso il “Cloro attivo”) nella soluzione d’uso sia “attivo” per esempio contro il Corona Virus?L’OMS e l’ISS, in riferimento a pubblicazioni scientifiche, indicano che per disattivare il Corona Virus sulle superfici è necessario avere almeno 1.000 ppm di “Cloro attivo” che corrisponde ad una concentrazione dello 0,1% di “Cloro attivo” ed almeno 1 minuto di tempo di contatto.0,1 su 100 equivale a 1 su 1.000 cioè 1.000 su 1.000.000 (un milione), cioè 1.000 ppm.Avendo a disposizione un certo prodotto, contenente una certa concentrazione di Principio attivo, come per esempio il “Cloro attivo”, per trovare la diluizione giusta di 1.000 ppm si può fare questo semplice calcolo: Concentrazione di Principio attivo nel prodotto per es. 4% moltiplicato per la diluizione che si deve effettuare (y) e moltiplicare il risultato per 100.Esempio4 x y x 100 = 1.000 ppm cioè y = 1.000 = 2,5%         4x100y, cioè la concentrazione percentuale da fare, è del 2.5% per ottenere 1000 ppm di principio attivo nella soluzione d’uso utilizzando un prodotto con un contenuto di Principio attivo del 4%.Oppure nella pratica 1.000 ppm: 4 (%attivo) = 250 grammidove 250 sono i grammi da utilizzare in 10 litri d’acqua = 2,5%Se il prodotto contiene il 2% di Cloro attivo, il 5% è la concentrazione di prodotto da utilizzare (y) per fare 1.000 ppm di Cloro attivo.2 x 5 x 100 = 1.000 ppmOppure 1.000:2 = 500 grammidove 500 sono i grammi da utilizzare in 10 litri d’acqua = 5%Molto semplice è il calcolo per l’uso di pastiglie di Dicloroisocianurato sodico (BIOSPOT).Una pastiglia da 3,25 grammi contiene il 33% di Cloro attivo cioè 1 grammo di Cloro attivo.Se si scioglie una pastiglia da 3,25 grammi in un litro d’acqua (equivalente a 1.000 grammi), si ha 1 grammo di Cloro attivo in 1.000 grammi1 in 1.000 =  1.000 in un 1.000.000 = 1.000 ppm             I PMC – Presidi Medico ChirurgiciPer l’immissione in commercio, un prodotto Biocida deve essere registrato presso il Ministero della Sanità con la dicitura Presidio Medico Chirurgico Registrazione n° ………. oppure deve essere registrato in Europa presso l’ECHA (European Chemical Agency).La registrazione come PMC si ottiene sottoponendo il prodotto ad una serie di test presso un laboratorio certificato. Il Ministero della Salute esamina la documentazione e se tutto è conforme emette il decreto con il n° di PMC. Questo, allegato all’etichetta, anch’essa approvata con l’indicazione dell’officina di produzione e del n° di registro PMC, consente all’azienda di poter mettere in commercio il prodotto come disinfettante. Vi sono dei test ufficiali di riferimento con le sigle UNI-EN…. Per esempio, per la verifica dell’efficacia virucida la sigla è UNI-EN 14476. Il test di verifica dell’effetto battericida sulle superfici in condizione di sporco è l’UNI-EN 13697 e così per vari altri test di verifica dell’azione biocida su altri microrganismi.  Nell’attuale situazione di pandemia, organismi come l’OMS, L’ECDC (European Center for Disease Prevention and Control), l’americana CDC-USA ed il nostro ISS (Istituto Superiore di Sanità) o il nostro Ministero della Salute, hanno fornito indicazioni più alte e tempi di contatto a volte differenti da quelle indicate sulle etichette di alcuni PMC.             I principi attivi raccomandati dai su citati enti per la disinfezione anti Covid19 delle superfici sono di fatto 3:
    • Il Cloro attivo ricavato da Ipoclorito di Sodio o da Dicloroisocianurato 
    • L’Acqua Ossigenata (Perossido di Idrogeno)
    • Gli Alcooli (principalmente l’Etanolo)
    Alla luce di quanto sopra, appare evidente che concentrazioni inferiori o tempi di contatto non in linea con queste pubblicazioni, possono dare disinfezioni “Fake”. Sul mercato sono presenti anche dei formulati complessi, con registrazione come PMC che hanno passato il test UNI-EN 14476, contenenti miscele di Biocidi come Sali Quaternari d’Ammonio con Alcooli e Clorexidina, Clorexidina con Acido Citrico, Quaternari con Acido Lattico e altri che possono vantare proprietà virucida per il Corona virus. Non si trovano registrazioni ministeriali per l’Ozono e tantomeno nell’ECHA. Per questo Biocida la preparazione di una soluzione stabile è problematica e perciò risulta impossibile validarlo con il test UNI-EN 14476, che è quello ufficiale di riferimento. Questo prodotto ha tuttavia trovato un certo impiego come “sanificante ambientale” e merita alcune importanti considerazioni di seguito esposte.

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