di Vincenzo Cama, direttore generale KemikaLe raccomandazioni dell’OMS per delle formulazioni ottimali (WHO Guidelines on Hand Hygiene – 2009 pag. 32) basate su numerosi studi che si trovano nella letteratura scientifica, richiamano concentrazioni di alcool (Etilico e Isopropilico) di 60-80% in acqua. Queste concentrazioni sono riferite a valori in peso. Vi sono provati studi che indicano che soluzioni alcoliche superiori al 90% sono meno efficaci di soluzioni al 60-80%. Attenzione però alla confusione che a volte viene fatta tra concentrazioni espresse in peso (%P/P) e concentrazioni espresse in volume (%V/V).Il più usato è l’Alcool Etilico (Etanolo). Un alcool Etilico al 70% in peso corrisponde al 77,3% in volume. Abbiamo sentito dichiarazioni del tipo “il mio prodotto è al 75%, il tuo al 70%”. In volume (%V/V) o in peso (%P/P)? C’è una bella differenza. Il problema principale dei gel disinfettanti è che questi devono avere anch’essi la registrazione come PMC.Nel documento richiamato in precedenza dal Ministero della Sanità, viene chiarito che la parola igienizzante si può utilizzare per un prodotto solo se l’azione igienizzante è imputata ad un’azione meccanica di pulizia, in questo caso delle mani. Si può dire che se ti lavi le mani, così pure se pulisci una superficie o rimuovi sporco e batteri, ottieni un’azione igienizzante. Non si può dire però che l’azione igienizzante è dovuta ad un certo Principio attivo se non riferito a un PMC. La parola sanificante/sanitizzante per il Ministero della Salute è equiparata a quella di disinfettante.Durante il periodo tragico della pandemia nel 2020 è stato concesso per i gel alcoolici per le mani di definirli sanificante/igienizzanti. Di fatto il gel alcoolico non lava le mani perché, al contrario di un normale detergente per le mani, non vi è rimozione meccanica dello sporco, che se c’è, rimane sulle mani stesse. Il Ministero durante il 2020/2021 ha accelerato le pratiche di registrazione dei gel alcoolici per le mani che attualmente devono essere assolutamente dei PMC. Quindi attenzione alle “Fake” sui “disinfettanti” per le mani, che dichiarano l’effetto disinfettante/sanificante senza essere un PMC nonché igienizzante, perché per questo tipo di prodotto non vi è di fatto la rimozione meccanica dello sporco. Vi sono stati già dei sequestri e delle azioni di imputazioni di reato a produttori e distributori.Ma la più grossa fake news riguardante questo prodotto è la modalità di applicazione del gel anche se questo è un PMC. L’OMS e i numerosi studi a cui fa riferimento, ricordano che l’azione disinfettante dell’alcool etilico, pur alla corretta concentrazione, per esempio del 70% P/P, richiede per disattivare il virus Cov-Sars2 di 30-60 secondi di tempo di contatto sulle mani. Questo tempo, per questa operazione, se contate i secondi, la rende un’operazione lunga. Il prodotto, pur se un PMC, deve essere in grado di rimanere attaccato alle mani per quei 30-60 secondi. Non deve scivolare via o evaporare. 30 secondi è il minimo. Quante disinfezioni “Fake” delle mani abbiamo visto fatte in qualche secondo e quante infezioni Covid19 saranno state trasmesse attraverso le mani non ben disinfettate? Le “Super Fake”Non mi voglia male chi pubblicizza e vende questi due sistemi di disinfezione. Li descrivo senza commenti:
- Applicare ai vetri delle finestre dei fogli di un materiale che provocano un effetto che rende la luce capace di disinfettare gli ambienti. Amplificano gli UV?
- Per disinfettare i taxi si mette nel posto dell’accendino una piccola vaschetta che fa evaporare un prodotto (risultato essere della candeggina diluita). All’interno del taxi si sente un “profumo” leggero di Cloro.
Si disinfettano così maniglie, sedili e tutte le altre parti che il nuovo cliente che usa il taxi può toccare?“Ma cos’è quest’odore?” Può chiedere il cliente. “Sanifichiamo il taxi tra un cliente e l’altro”. Ed il cliente: “Però che servizio!”.La “Fake” del caloreAnche nel caso della disinfezione con il vapore, la “Fake” si manifesta quando non si tiene conto del tempo di contatto dell’attrezzo che genera, con il vapore, una certa temperatura sulla superficie.Il Ministero della Salute, in un documento del 13/05/2020 dichiara che la disinfezione con il vapore è una “Fake”.La disinfezione di una superficie con una macchina che produce vapore è possibile. Tuttavia, il problema è il tempo di contatto che il vapore ha bisogno per scaldare le varie superfici. Qualche produttore indica il tempo di 30 secondi di fermata per disinfettare un certo punto. Un altro fabbricante indica una diminuzione di 1 Log ogni 10 secondi. Per portare da Log5 a Log2 o Log1 sono necessari 30-40 secondi. I dati tra i due fornitori coinciderebbero. La quasi totalità dei fabbricanti, nel reclamizzare il prodotto, non fornisce alcuna indicazione. Di fatto, il problema è quello di portare la superficie da disinfettare ad una certa temperatura alla quale deve restare per il tempo necessario alla disattivazione del virus. Nella letteratura scientifica non ho trovato studi con il vapore, ma solo relazioni tra temperatura della superficie e tempo di disattivazione del virus. Riporto alcuni dati ritrovati nella letteratura alla voce “Inactivation Corona virus by heat”. I tempi indicati si riferiscono a disattivazioni del Cov-Sars2 maggiori di 4 log.È evidente che con il vapore risulta difficile scaldare tutto un pavimento per portarlo a 60-80°C e mantenerlo a questa temperatura per diversi minuti. Per piccole superfici, come una poltrona in tessuto o un vestito, può essere giustificato tenere l’attrezzo fermo per qualche minuto su ciascun punto. Il difficile è stabilire la temperatura alla quale si riesce ad arrivare e mantenerla per qualche minuto conformemente alle tabelle presentate.La “Fake” è facile, se non ci si rivolge a qualche produttore che fornisce le giuste raccomandazioni.ConclusioneCome visto “produrre” una disinfezione “Fake” è piuttosto facile. Chi è pagato per effettuare una “sanificazione” se ne assume la responsabilità e non può non conoscere i principi fondamentali della disinfezione, come i tempi di contatto e le concentrazioni del Principio attivo nella soluzione di impiego (o nell’aria). Sistemi come quelli delle disinfezioni “No touch”, come l’Ozono, i raggi UV e il Perossido di Idrogeno, usati con tali tecniche, sono ancora più difficili da gestire e necessitano maggiori conoscenze. Una disinfezione completa con sistemi “No touch” deve includere anche le superfici, non solo l’aria, che è da disinfettare comunque prima che la maggioranza delle “droplets” ricada sul pavimento e sulle superfici. Devono essere disinfettate manualmente tutte le superfici in particolare quelle “in ombra” non “lambite” dai vapori dell’Ozono o dal Perossido di Idrogeno e dalla luce dei raggi UV. Come riportato nel contesto di questo articolo, questa è una raccomandazione estremamente importante e fondamentale come richiamato anche dall’OMS. Attenzione sempre ai ppm dei Biocidi nella soluzione di impiego, ai tempi di contatto e ai valori dei CT. Quindi attenzione alle disinfezioni “Fake”.