Abbiamo da poco assunto l’incarico di effettuare le pulizie in una grande fonderia del nord Italia.
Il progetto che abbiamo presentato è stato giudicato favorevolmente, ma ci siamo resi ben presto conto che tra teoria e pratica, tra il famoso “dire e fare”, c’è di mezzo quel “mare” che, concretamente, si traduce in rese inferiori a quanto ci eravamo proposti, per una serie di fattori che rallentano le operazioni e rischiano di compromettere la qualità del servizio. Il problema si pone soprattutto nella pulizia del pavimento degli uffi ci. Si tratta di una superfi cie di circa quattrocento metri quadri, ricoperta in linoleum, che devono essere trattati con molta cura, perché il via vai quotidiano delle persone è intenso e lo sporco risente della particolarità dell’attività industriale. Per lavare il pavimento utilizziamo il carrello duomop, ma, proprio per il tipo di lavorazione dello stabilimento, dobbiamo cambiare l’acqua ogni 50 mq, con notevole frequenza. E qui sorge il problema, in quanto la fonte di approvvigionamento dell’acqua è a circa 150 metri dalla zona di operatività, per cui ci sono numerose interruzioni, viaggi avanti e indietro con i secchi pesanti. Fatica e tempi morti. Come possiamo migliorare la situazione e garantire un servizio adeguato? (Lettera fi rmata, Brescia)
Risponde Giovanna Barberis
Data la particolare confi gurazione del cantiere, ritengo che il punto debole della situazione sia l’utilizzo, per le operazioni di lavaggio del pavimento, del sistema a due secchi e relativi mop. Sistema che richiede un notevole consumo di acqua, da cambiare frequentemente e che, nel caso specifi co (tipo di sporco, frequenza del ricambio d’acqua, fonte di approvvigionamento non a portata di mano) risulta improduttiva ed eccessivamente faticosa per gli operatori. E poi, non è indispensabile lavare quotidianamente il pavimento. Dopo una energica pulizia di fondo, il mantenimento diventa più semplice. Molto meglio, per quel tipo di pavimento, in quelle condizioni, praticare, alternativamente, lo spray cleaning e lo spray buffi ng, utilizzando la monospazzola e accompagnandolo con il sistema di spazzamento a umido, con l’impiego di telaio e frange piatte.
DETTAGLIO INTERVENTO
Innanzitutto, si procede alla spazzatura manuale, procedendo a ritroso con la frangia piatta leggermente inumidita (ne esistono già pronte all’uso, o si preparano la sera prima, calcolando 25 mq per frangia, o si possono utilizzare sistemi di impregnazione istantanea). Il telaio non va mai sollevato da terra, per evitare di sollevare polvere e per raccogliere la maggiore quantità di sporco possibile. Terminata la prima spazzatura, si procede allo spray cleaning. È un metodo di pulizia a secco che si effettua con la monospazzola ad alta velocità, munita di apposito disco, che crea un effetto di polverizzazione dello sporco, facendolo rimanere attaccato al disco. Eventuali residui si asportano con un ulteriore passaggio del telaio e della frangia piatta. Nel caso in questione, consiglierei una monospazzola a 2.000 giri/min e dischi rossi o blu. Consiglio di ripetere l’operazione di spray cleaning ogni due settimane, alternandola con lo spray buffi ng, simile nella procedura, che consente di ripristinare il fi lm lucido sul pavimento di linoleum. Tra un intervento e l’altro con la monospazzola, il mantenimento quotisettembre 2014 81 diano va effettuato con il sistema a piatto. Il sistema combinato, spazzamento a umido e monospazzola, consente di combinare qualità dei risultati e contenimento dei costi. Infatti, se per lavare quotidianamente 400 mq di superfi cie ci vogliono quattro ore, con la monospazzola ci si impiega solo un’ora e mezza. Se calcoliamo 4 ore per cinque giorni la settimana, otterremo 86 ore mese, per un costo di 1.255 9. con la monospazzola, le ore di lavoro al mese scendono a 33, con un costo di 478 9. In questo modo, non solo si ammortizza in tempi brevi il costo della monospazzola, ma si ottengono margini di guadagno interessanti.