Esigenze di qualità dell'aria in RSA

a cura di Simone CiapparelliNelle RSA risulta importante la presenza di un impianto di riscaldamento e/o di raffrescamento che garantisca una temperatura interna degli ambienti intorno ai 20 °C/22 °C nel periodo invernale e possibilmente non inferiore a quella esterna per più di 6 °C (o comunque non inferiore a 26 °C) nel periodo estivo. Nello specifico per i reparti di degenza si consigliano temperature comprese tra 20 °C e 24 °C in inverno, mentre tra i 22 °C e i 26 °C in estate; il valore di umidità relativa può variare tra i 40 e il 60% e la velocità dell’aria non deve essere inferiore a 0,2-0,3 m/sec. Nei reparti definiti “di cura” (come eventuali sale di intervento, non sempre presenti nelle strutture di RSA) i valori di temperatura e umidità devono essere più elevati. Un tema che è stato molto dibattuto negli ultimi due anni, è proprio quello relativo alla portata di rinnovo dell’aria. Questo valore, oltre che essere connesso alla qualità dell’aria interna è un aspetto che garantisce nel periodo post-COVID di ridurre al minimo la presenza di virus nell’aria. La riduzione del numero di persone in ambiente aiuterà sicuramente in questo senso, ma è necessario comunque un aumento della portata d’aria di rinnovo immessa, l’implementazione di sistemi di filtraggio adeguati (dove siano presenti impianti di ventilazione meccanica) e un monitoraggio continuo degli inquinanti presenti nell’aria. Gli impianti di climatizzazione devono perciò essere opportunamente gestiti. Uno degli obiettivi fondamentali per il raggiungimento del comfort è proprio quello di evitare a priori situazioni di disagio alle quali gli ospiti delle RSA sono particolarmente sensibili: infatti, le persone anziane soffrono spesso di problemi circolatori o alle articolazioni. Per evitare il verificarsi di questi disagi, è necessario averli ben presente nella fase progettuale, sia che si tratti di un intervento di nuova costruzione che di riqualificazione. Essi sono:

  • Asimmetria radiante, ovvero la differenza di temperatura piana radiante tra due superfici opposte (ad esempio un ospite della struttura posizionato accanto alla parete esterna mal coibentata e quindi molto più fredda delle altre superfici della camera);
  • Gradiente termico verticale (tra la temperatura dell’aria all’altezza della testa, ad 1,10 m dal suolo, e quella in corrispondenza delle caviglie devono esserci al massimo 3 °C di differenza);
  • Temperatura del pavimento (né troppo calda né troppo fredda);
  • Presenza di correnti d'aria eccessive.
Le normative di riferimento per la corretta progettazione termo-igrometrica sono: la UNI EN ISO 7726:2002, la EN ISO 7730:2006, UNI EN ISO 9920:2009, la UNI 10339:2014. Possono inoltre essere utili i riferimenti normativi ASHRAE 55-2004 e ASHRAE 62-2004. Problematica comune all’interno degli spazi delle RSA è la sensazione di aria secca, ricollegabile al disturbo della pelle secca (xerosi), uno dei problemi di salute più frequentemente riscontrabili tra gli anziani. Diversi studi hanno rivelato come le persone anziane siano meno sensibili alla bassa umidità e normalmente preferiscono un ambiente più caldo di 2 °C in inverno rispetto alle fasce d'età più giovani. Gli standard di progettazione HVAC, per questi motivi, andrebbero sviluppati e aggiornati secondo le esigenze speciali degli occupanti più anziani. Infatti, il livello minimo di umidità del 30% in inverno, raccomandato da ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers) non è abbastanza alto e può causare secchezza della pelle, provocando una serie di sintomi cutanei, come prurito e crepe. L’utilizzo di un sistema di umidificazione, rispettando tutte le necessarie cautele anti legionellosi, può portare ad un significativo miglioramento dell’umidità della stanza, ma deve essere allo stesso tempo fornita una ventilazione sufficiente per prevenire l'eccessiva umidificazione e i COV (Composti Organici Volatili, una serie di sostanze che evaporano con facilità a temperature ambiente) supplementari emessi a causa dell'umidità elevata. È quindi consigliabile settare un'umidità minima del 41% contestualmente con una temperatura mantenuta intorno ai 21 °C. 

Possibili soluzioni impiantistiche

Per la climatizzazione delle strutture socio-sanitarie, sono requisiti fondamentali il mantenimento delle condizioni termo-igrometriche e un’ottima qualità dell’aria interna, garantita da adeguati livelli di ricambi d’aria di rinnovo, in modo da ridurre la concentrazione di COV e agenti patogeni. Se da un lato però è essenziale garantire un buon livello di ricambio d’aria, dall’altro è altrettanto necessario evitare di smuovere grandi quantitativi d’aria interna “potenzialmente contaminata”, soprattutto tra ambienti diversi. Per i nuovi edifici, una buona soluzione è rappresentata dall’utilizzo di soluzioni miste con sistema radiante e piccole unità per la ventilazione meccanica controllata dei singoli ambienti, abbinate a macchine ad espansione diretta per il trattamento dell’aria (dedicate al controllo della qualità dell’aria e dell’umidità ambientale, e quindi al bilancio di massa dell’ambiente interno). Così facendo è possibile ridurre i movimenti d’aria incontrollati all’interno e tra i diversi ambienti che compongono le RSA. Questo tipo di impianto ha inoltre il vantaggio di essere altamente regolabile e adattabile alle esigenze specifiche del singolo ambiente o del singolo ospite. Fondamentale la regolazione degli impianti, per evitare condizioni di discomfort locale (ad esempio pavimenti troppo caldi possono causare problemi circolatori) o condensa superficiale durante l’estate. Nel caso di riqualificazioni, la scelta impiantistica dovrà tenere conto delle possibilità legate alla struttura dell’edificio stesso. Nel caso invece di impianti HVAC, l’ASHRAE ha pubblicato una serie di linee guida e di opportune strategie preventive che possono mitigare il rischio di contagio nell’ambiente in cui si opera:
  • Favorire al massimo la ventilazione naturale degli ambienti;
  • Per gli impianti di ventilazione, aumentare la portata di aria esterna e mantenere sempre attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria;
  • Eliminare totalmente l’area di ricircolo; 
  • Controllare attentamente il flusso dell’aria all’interno degli ambienti ed eventualmente modificarlo, in modo da prevenire la diffusione del contagio;
  • Garantire un livello di umidità relativa al di sopra del 40%, per evitare secchezza delle mucose (barriera naturale ai virus);
  • Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti inumiditi con alcool etilico al 75% o con acqua e sapone, e asciugare;
  • Pulire settimanalmente, ad impianto spento, i filtri dell’aria di ricircolo degli impianti di riscaldamento/raffrescamento;
  • Mantenere sempre in funzione ventilatori ed estrattori presenti in locali senza finestre (es. archivi, spogliatoi, bagni, ecc.), in modo tale da ridurre la concentrazione di patogeni.
Fonte: Progettare e adeguare le RSA in epoca post Covid-19, www.ingenio-web.it

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