La prima affermazione con cui il cliente ha esordito è stata: “Abbiamo da sempre un problema di zanzare, possibile che non ci sia una soluzione?!”. Così ci è stato riportato e poi hanno fatto seguito altre affermazioni più circostanziate:
- Superficie totale di poco superiore ai 2 ha (quasi un isolato ≈ (400 x 500) m in periferia.
- Il lato Sud, fronte strada poco trafficata, è recintato con una rete e una siepe di lauro (Laurocerasus prunus) in buono stato vegetativo. L’altezza supera di poco i 2 m.
- Nel lato Ovest, in parte recintato senza siepe, vi è l’entrata carrabile dello sporting più la palazzina degli uffici, spogliatoi, servizi e docce, più un piccolo bar-ristorante e scantinato che fa da magazzino, locale officina. Oltre la palazzina, la struttura continua con un muro dove all’esterno c’è un piccolo parcheggio e all’interno una siepe sempre di lauro piuttosto malconcia e l’area rifiuti (recintata). Il tutto fa fronte a una strada assai frequentata.
- Il lato Nord (con andamento curvilineo) è recintato da una rete alta poco meno di 3 m e una siepe in cui si trova sia il lauro, sia del falso gelsomino (Rhincospermum Jasminoides o Trachelospermum Jasminoides) quest’ultimo molto rigoglioso. Vi sono anche il maggior numero di piloni per l’illuminazione e 6 tigli (Tilia chordata) in ottima salute con un’altezza superiore ai 15 m, collocati a pianta triangolare in modo da creare un’area ben ombreggiata e molto frequentata. Vi sono anche alcuni piccoli olmi piuttosto piccoli (altezza fra i 3 e i 4 m), venduti e messi a dimora come bagolari (Celtis australis); se così fosse alla potatura si potrebbero ricavare degli splendidi archi. I bagolari e i tassi (Taxus bacata) furono le essenze legnose con cui l’antica Royal Navy realizzava i suoi archi di arrembaggio. Oltre il confine vi sono delle villette.
- Il lato Est è recintato da una rete di circa 3 m senza siepi e confina con delle aree incolte e alcune fabbriche medio piccole. Nelle intenzioni vi è quella di mettere a dimora del falso gelsomino; vi sono anche due siliquastri detti anche alberi di Giuda (Cercis siliquastrum) e 3 ornielli (Fraxinus ornus). Sono a dimora da una decina d’anni ma non sono cresciuti più di tanto ≈ 4 m i primi e poco più i secondi.
- Nell’area interna oltre alle strutture sportive vi sono strade asfaltate in cui è vietato transitare con autoveicoli non autorizzati e aiuole fiorite nella bella stagione con inserimenti di essenze sempreverdi.
I dati sono stati forniti dal factotum (se ho ben capito agrotecnico) che ha come compito prioritario quello della manutenzione del verde e di sovrintendere alle ditte di servizio oltre a gestire i tanti piccoli problemi relativi a piccoli guasti e contrattempi. Ha anche seguito ben quattro corsi di pronto soccorso (due organizzati dalla Croce Rossa locale) e mi pare che si occupi anche della sicurezza (controvoglia). Sia detto per inciso che ha quasi sessant’anni portati bene e mi è parso di capire che ama il suo lavoro. È stato preciso nel descrivere telefonicamente lo stato dell’arte, ha sottolineato l’aumento del problema zanzare senza esprimere giudizi malevoli nei confronti degli interventi fatti ma, durante il sopralluogo, mi è parso deciso nel voler prendere in mano la situazione cercando di capire quali erano i punti critici. Rimarcando che da una parte il problema “doveva” trovare una soluzione e dall’altra il risultato doveva essere raggiunto con un tetto di spesa ragionevole. Come dire la quadratura del cerchio!Ormai l’esperienza mi porta a valutare gli aspetti umani del mio quasi secolare operare nel settore dell’Ars disinfestandi e il sig. Beppe (nome di fantasia) meritava di essere conosciuto. La classificazione delle zanzare può essere circoscritta con molta attendibilità alla Culex pipiens molestus al genere Aedes fra cui sicuramente l’A. albopictus senza però poter escludere altre Aedes a cui si affianca una piccola zanzara dalle abitudini serotine di livrea scura (quasi nera), di piccole dimensioni e dal volo quasi silenzioso. Ho prestato un aspiratore al sig. Beppe e se mi fornirà qualche esemplare lo invierò a qualche entomologo amico. Ormai come zanzarologo ci ho perso la mano (e anche l’occhio). L’incontro con il titolare della piccola azienda di disinfestazione e il sig. Beppe aveva come ordine del giorno l’analisi di ciò che era stato fatto e quello di attivare delle azioni migliorative.Ad una valutazione relativa a dove, come, quando, emergeva che la lotta larvicida era effettuata praticamente in ogni sito: tombini, sottovasi e ristagni d’acqua conseguenti alle piogge (durante la stagione invero poche). Non erano state collocate trappole per zanzare da esterni però ai primi di agosto sono state posizionate 4 ovi-trappole e in tre si erano riscontrate presenze di uova di “tigre” (mediamente una dozzina e mezza). Premesso che la stagione era avanzata (primi di agosto) per la lotta adulticida si è scatenata una specie di riunione di condominio. Una cosa era certa perché il problema doveva essere ricondotto a livelli sopportabili. Però i ma e i se erano numerosi. I dove, il come, il quando, gli aspetti normativi, di sicurezza e i quasi certi allarmismi piovevano sul tavolo a mitraglia. Dopo un po’ si è deciso di valutare gli aspetti normativi concentrandosi sul testo dell’etichetta; per la sicurezza a livello ambientale bisognava eliminare il rischio delle derive e per farlo era necessaria una scelta oculata dell’attrezzatura per l’erogazione della sospensione insetticida; per gli allarmismi si riteneva di concentrarsi su attrezzature il più silenziose possibili. La scelta del biocida (testo etichetta) risultò relativamente facile in quanto si sarebbe utilizzato un formulato a base di estratto naturale di piretro per evitare residui indesiderati. Il testo dell’etichetta consentiva di trattare il verde ornamentale. L’efficacia nel tempo, per la mancanza di effetto residuale, sarebbe stata “misurata” dal numero delle lamentele. Nel caso i risultati fossero risultati insufficienti si sarebbe corso ai ripari.Per la sicurezza ambientale, la scelta del biocida garantiva un rapporto rischio/beneficio ottimale, restava da risolvere il problema delle derive. Il titolare dell’azienda avrebbe messo in campo un mini atomizzatore a batteria di cui garantiva la silenziosità. Facile da muovere in quanto leggero (50 kg) dotato di 2 ruote fisse, 2 ruote pivotanti di maggior diametro. Il tutto era dotato di un avvolgitubo manuale, di una manichetta di 20 m e di una lancia speciale dal getto regolabile. La capacità del serbatoio era di 80 l e la pressione di esercizio arrivava a 4,5 bar (il che garantiva di produrre una rosa di micro-gocce di diametri variabili in funzione della necessità operativa). Per affrontare i possibili allarmismi è necessaria una premessa: direi che dovremmo distinguere fra la professionalità (sempre prudente) e grida di allarme “preconcette”. Mi rifaccio alle “bugiardine” dei medicinali che sempre riportano, fra le altre indicazioni, il capitolo “effetti indesiderati” il che li rende comunque utili se utilizzati nel giusto modo. È anche vero che navigando si trovano notizie catastrofiche sull’utilizzo di qual si voglia principio attivo. La mia tesi non si basa sull’assunto “in media stat virtus” (sia per scelta del farmaco, del tipo di somministrazione e nei tempi e durata della cura). Ogni tesi ha diritto di essere espressa, ma un poco di autocritica e rigore metodologico non guasterebbe. Fatta questa premessa, nel contesto analizzato la scelta di utilizzare un atomizzatore elettrico, silenzioso, di piccola dimensione e in grado di non creare derive indesiderate ha raggiunto l’obiettivo. Tutto si è svolto senza clamori inutili, senza proteste, fatte salve quelle delle zanzare.Non ci resta che riassumere il dove come e quando:Numero degli operatori: 2 (un PCO e un addetto alla manutenzione del verde al centro sportivo). Supervisione: il già citato sig. Beppe. N° di ore stimate: 4. Velocità media di avanzamento: ≈ 2 km/h. Tempo di esecuzione del primo trattamento: 6 h; Tempo di esecuzione a regime: 3 – 4 h. Concentrazione d’uso: 1%; Dosaggio unitario medio su vegetazione: 20 ml/m² (fra il basso e medio volume = 200 l/ha); Ø medio apparente: 40 – 50 µm; h di erogazione su piante di alto fusto: ≈ 4 m; dosaggio unitario medio spaziale: 1 p.p.m.; h di erogazione: ≈ 4 m; Ø medio apparente: ≈ 20 µm.Risultati e ipotesi futuribiliI primi risultati sono stati ritenuti soddisfacenti dal punto di vista tecnico mentre dal punto di vista economico troppo elevati (sia pure giustificati dall’emergenza). Trattative in tal senso sono state messe a calendario per il prossimo novembre comprensive delle disdette formali dei contratti in essere per mettere in atto le rinegoziazioni in un clima privo di urgenze.