Il caso riportato risale al secolo scorso e precisamente verso la fine del ventesimo secolo. Ne è quindi passata di acqua sotto i ponti e potrebbe essere avanzata l’obiezione che acqua passata non macina più. Pur tuttavia le arvicole sono ancora presenti nell’italico territorio, ma sono scomparse dalle etichette dei nostri biocidi, il che giustifica, o mi pare che lo faccia, le mie perplessità.Vero è che mi sembra di essere l’unica voce che richiama l’attenzione su certi eccessi legislativi, ma questo potrebbe sottolineare che non sono dalla parte della ragione, ma anche se così fosse il problema rimane. Vedi anche quanto riportato nelle conclusioni. In estrema sintesi l’evento è accaduto in una cascina riadattata a Liceo (prestigioso) posto alla latitudine di 45° e 22’ e a 9° e 10’ di longitudine. Quindi nel milanese.Il contesto è fantastico, ricco di alberi (anche da frutto), siepi, aiuole e prati all’inglese. In uno di questi di circa 4 pertiche milanesi, visto che siamo in area ex agricola, l’unità di misura mi sembra pertinente; quindi circa 2.500 m². Orbene in questa area in poco più di due anni si è concretizzata una infestazione di arvicole disseminate per tutta l’area a macchia di leopardo. Mi sembra di ricordare che i fori di entrata ammontassero a oltre il centinaio concentrati in sei punti del prato. Il timore era che l’infestazione si diffondesse ulteriormente per cui fu deciso di intervenire interpellando una ditta di Bolzano che produceva esche rodenticide che, vox populi, erano utilizzate soprattutto nei meleti assai estesi in quelle zone. Su indicazione del servizio tecnico di quella azienda (non più presente sul mercato) posizionammo numerosi punti esca esponendo cartelli indicatori che interdivano l’area al passaggio di chicchessia. Ricordo che il calendario dei trattamenti fu impostato su 5 cicli a distanza di 30-40 gg e il protocollo esigeva di asportare l’esca alla fine di ogni ciclo. I risultati furono soddisfacenti tanto che, nell’anno successivo, non vi furono avvistamenti.L’esca mi sembra che fosse a base di bromadiolone e la base alimentare costituita da granaglie e ogni punto esca pesasse ≤ 20 g. Il totale di esca utilizzata non fu quindi di poco conto e il consumo reale di ± il 25%.